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Emozioni di questo genere sono di fondamentale importanza per il proprio essere; non si confonda, però, la conoscenza sensoriale con la pace sensoriale.

Natura è purezza di essere, e nell'essere vi è anche la sofferenza. La felicità non è lontanamente percepibile dall'uomo se esso non ha mai avuto il contatto con il dolore.
Al sonetto 160 delle Rime di Alfieri, dopo un opprimente positivismo dettato da dettagliate, ma spicciole descrizioni della natura, tutto termina in un immenso "[...] nulla il duol dall'alma mia disgombra" (ma nulla toglie il dolore dalla mia anima). Già in epoca ante-cristiana, tramite il racconto di Adamo ed Eva, ci si era resi conto che l'uomo, all'interno della sua essenza più pura, necessita comunque di esperienze che lo portino a provare il sublime; gradevole o struggente che sia.

Burke nella sua indagine filosofica scopre infatti di come tutto ciò che è sofferenza è fonte di sublime.
Chi non percepisce dolore e sofferenza all'interno dei propri scritti a contatto con la natura, altro non fa che scrivere opere di fantasia. Utilizza forzatamente la natura per convincersi che il dolore non sia caratteristica intrinseca dell'uomo. Gli scrittori che ignorano la sofferenza sono coloro i quali non sono in grado di elevare a concetti più profondi il complesso di quel che il contatto con la natura offre. Utilizzano esclusivamente gli occhi per descrivere minuziosamente la realtà che circonda l'uomo come se fosse sprovvisto della capacità di guardarsi intorno.

Naturalmente sofferentiOù les histoires vivent. Découvrez maintenant