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Itachi mi si avvicinò lentamente, chiudendosi la porta alle spalle.
Mi chiese se stessi bene, se le ferite andassero meglio.
Non mi ero accorta di essere ferita, ma lui mi fece notare le bende che  mi avvolgevano il petto e il busto.
Mi disse che era accaduto tutto quando stavamo cercando di uscire dalle catacombe.
Delle creature mostruose a quanto pare ci avevano attaccati e mi avevano ferita nel tentativo di rapirmi.
E mi abbracciò forte, da mozzarmi il respiro.
Il suo profumo mi invase; dolce ma allo stesso tempo amarognolo.
Un pensiero mi attraversò la mente ma lo scacciai.
Se mi fossi illusa che lui provava qualcosa per me avrei sofferto atrocemente.
Io lo amavo alla follia, ma restavo dell'idea che uno come lui non si meritasse una come me.
Sospirò.
I."Anna. Devo raccontarti una cosa.."
 
***
La spada riluceva di una strana luce tra l'azzurro e il violetto.
Era bella, riccamente lavorata e cesellata, decorata di pietre preziose e lapislazzuli; sembrava essere d'oro zecchino.
E i Mugiwara avevano il sospetto che lo fosse per davvero, considerato anche il peso.
Ma di cristallo non aveva proprio niente.
Che senso aveva chiamare una spada "di cristallo" se poi era d'oro puro?
Forse però era magica, aveva supposto qualcuno..
E Rufy alla fine aveva deciso di tornare da Nimue.
Era riuscito a recuperare quell'oggetto per miracolo, nascosto per com'era sotto scartoffie, libroni e cianfrusaglie varie, che nel trambusto erano cadute dappertutto.
Ma ora voleva vederci chiaro: era tutto lì o dovevano recuperare ancora qualcos'altro?
Come diamine si utilizzava quella spada, che non si riusciva neanche a sollevare da terra?
Ora come ora era praticamente inutilizzabile, e col cavolo che ci avrebbero ucciso Marquise.
Splendida era splendida, ma doveva funzionare indipendentemente dal fatto che fosse bella o brutta.
 
***
Lo guardai in lacrime.
Non volevo credere che avesse sofferto così tanto.
Desiderai in maniera fulminea di unire la mia sofferenza con la sua, di farmene carico.
La vita era stata crudele con entrambi.
Gli dissi che mi dispiaceva tanto, ma lui mi sorrise amaramente dicendomi che non era colpa mia.
E mi disse che dispiaceva anche a lui quello che mi era successo.
Io non gli avevo raccontato tutto, ma i ragazzi lo avevano informato e forse era stato meglio così.
Avevo passato ore a piangere sulla spalla di Nami raccontandole tutto, rimanendo senza lacrime e senza voce.
Mi abbracciò ancora, più forte di prima.
I: "Ti lascio riposare adesso"
A: "Non puoi restare ancora un pò?"
Nel girarmi urtai il cuscino, che cadde a terra.
Ci abbassammo entrambi per raccoglierlo, e mi ritrovai le sue labbra a pochi centimetri dalle mie.
Si avvicinò dolcemente.
 

AnnaOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz