Capitolo 1

81 17 19
                                    

Sia la castana con l'Hakali dai capelli azzurri , sia l'albino con lo scricciolo viola, erano stati radunati dal Creatore della Casa GreenGarden.
I quattro se ne stavano lì, fermi, a fissare l'arredamento sobrio e luminoso, vedendo la grande vetrata che si apriva dietro ad una scrivania di un nero laccato.
Era un ambiente molto grande, gradevole e spazioso, con qualche pianta disposta nei luoghi di luce: ricordavano di averlo visto solo una volta in tutta la loro permanenza, ovvero nell'arrivo, in cui erano stati inseriti nel 'librone' di tutti i passanti per GreenGarden.
Tutti e quattro ricordavano alla perfezione la lunga serie di domande che erano state poste loro nel compilare: a tratti era durata più quella che il primo giro dell'edificio.
L'albino si ticchettò il polso nervosamente, lasciando un occhiata spaventata alla più piccola, la quale lo spinse leggermente in direzione della castana, castana che appariva preoccupatissima nel guardare il braccio dell'altra.
Lo scricciolo ricevette di tutta risposta un occhiataccia e assistette al suo scuotere frequentemente la testa.
Sospirò, alzando gli occhi al cielo.
-Fa ancora male?- chiese dunque la viola, inclinando la testa, avvicinandosi di qualche passo, mentre il ragazzo comunque insisteva col non muoversi da dove si era tornato a posizionare.
L'azzurra parve sussultare leggermente, sollevando, anche se di poco, le palpebre e mostrando due occhi color ghiaccio che non sfiorarono neppure la viola.
"É cieca?" Si ritrovò a pensare ella, sbalordita, nascondendo la propria sorpresa con un sorriso calmo.
-Un po'- rispose quella, tentennante, sentendo probabilmente la preoccupazione della propria protetta e quindi sbrigandosi a parlare ancora -Ma non tanto. Era stato peggio all'inizio, quando il colpo è stato sferrato-
-Immagino, anche se non posso capire a pieno. Ehm. Piacere, comunque.  Io sono Elizabeth, l'Hakali di Samuel- lo scricciolo viola afferrò il braccio dell'albino, il quale emise un lugubre mugolio misto tra imbarazzo ed irritazione, venendo cacciato nella discussione a forza dalla più piccola, la quale lo guardò con aria eloquente.
-Io sono Aya. Aya Trancy- fece la castana, sorridendo radiosa e sistemando quel buffo berretto da pittore che era legato a penzoloni ad una corda, quasi sdraiato lungo la sua schiena - Lei é Ai- concluse brevemente, indicando l'azzurra, la quale si limitò ad annuire, facendo così ritornare la parola alla ragazza dagli occhi ambrati.
-Qual'é il vostro fiore? Non mi sembra di avervi visto spesso a nessuna lezione, siete dunque nuovi?-
-Uh, ehm- Elizabeth fece un espressione parecchio strana, mentre guardava di nuovo Samuel, il quale aveva insistentemente preso a fissarsi i piedi, isolandosi totalmente dal gruppo per un ennesima volta.
"Ah, tesoro, non cambierai mai"
-Io sono una Hakali di Glicine, un seme proveniente dal terreno Brachybotrys - spiegò in fretta, facendo brillare leggermente i suoi occhi tendenti alla stessa sfumatura del colore dei suoi capelli.
-Il vecchio Giappone?- Ai parve tentennante alla risposta appena ricevuta, tanto che la asserí con tono piatto -Dopo la quinta guerra mondiale e le bombe a Plutonio, non credevo fosse più possibile la nascita di un Hakali con le sue caratteristiche distintive nel bocciolo-
-Beh, diciamo che... Io e Samuel siamo stati una sorpresa- Elizabeth agitò la mano, come a voler evitare la questione, notando soprattutto l'espressione del ragazzo, decisamente a disagio -Voi?-
-Campanelle blu- disse tutta fiera Aya, allargando il sorriso - terreno Isophilya. Per l'ultima domanda che ho fatto prima, invece...-
Aya venne interrotta dall'aprire improvviso della porta, mentre una figura dalla postura curva, con un paio d'occhiali squadrati calati sul naso a punta ed i capelli neri, lunghi fino alle gambe, fece capolino a passi lenti e cadenzati, continuando a muovere le lenti con una sottospecie di lieve tic nervoso, dirigendosi alla propria scrivania e sedendosi pesantemente sulla sedia pieghevole con le ruote.
Tacque, scrutandoli tutti e quattro.
-Aya, Ai, fatevi avanti e mostratemi i vostri rispettivi bracci-
Le due obbedirono immediatamente, avvicinandosi e mostrando entrambe i polsi, nonostante fosse solo una dei due la ferita.
L'uomo scrutò quella sottospecie di ematoma violaceo sull'arto destro dell'azzurra, sempre sistemandosi gli occhiali sul naso, per poi andare a stringere anche quello della compagna, il quale appariva privo di segni a prima vista.
Rivelò però, dopo qualche secondo, il decoro dorato di delle campanelle, con, però un accenno grigiastro verso il gambo.
-Non é nulla di che- asserí l'uomo, tornando a muovere gli occhiali sopra al proprio naso -Per purificare la pianta basterà utilizzare un po' di acqua santa. Ma ... Non è questo il motivo principale per cui vi ho chiamati. Dovremmo aspettare gli altri-
-Altri?- chiese con tono leggermente inquietato l'albino, a voce così bassa che risultò nettamente un sussurro più che una frase e difatti Samuel parve sperare che lo avesse sentito per non doversi ripetere, ma in contemporanea non voleva che scappare via.
"Mi sarei dovuto mordere la lingua. " Si disse, arrossendo parecchio al di sotto degli occhi dell'adulto che lo scrutarono silenziosi.
-Sí, altri. Puoi stare tranquillo Wisteria, nessuno ti mangia. Anzi. Siamo famosi per molte cose, ma non per cannibalismo. Nessuno studente ha mai tentato-
L'uomo accennò un sorriso calmo, mentre, di colpo, la porta si apriva, per non dire che si spalancava, facendo entrare un ragazzo dal taglio militare.
Aveva capelli neri, corti e delle lievi cicatrici al di sotto degli occhi, seguite da delle occhiaie ed un altra cicatrice al di sopra del naso.
Indossava una felpa rossa, con il cappuccio calato sulla testa e aveva dei jeans al di sotto, con degli stivali.
Aveva quasi sfondato la porta con un calcio, portando via un sussulto generale.
Vicino a lui c'era un altro ragazzo: costui con i capelli bianchi e gli occhi gialli, con la pelle abbronzata e diverse collane che gli decoravano il petto, tutto molto, per non dire troppo, brillante.
-Sono in ritardo?- domandò con tono secco ed abbastanza basso, l'espressione palesemente irritata.
-No. Sei uno dei primi- fece, spostando una sedia e porgendola al corvino, il quale si sedette con dello sgraziato: gambe aperte, testa inclinata leggermente verso la sinistra, petto in fuori.
-Victor Adam con il suo Hakali Trent della Calla?- fece Aya in direzione del corvino, il quale alzò il sopracciglio.
-In persona, ma, perdonami, non mi sembra di conoscerti- commentò con un tono che sapeva di stizza, ma che forse era il suo modo di parlare, Aya non riusciva a capirlo.
Trent ebbe una risata buffa, una sorta di sibilare in cui la lingua a due punte, biforcuta, si agitava a su e giù -Sssshishishi sarà per tutte le risse che hai fatto, ssssshishishi-
-Ma vuoi stare zitto ogni tanto?- borbottò schizzato Victor, andando a rotare gli occhi e facendo tornare la sua attenzione alla castana -Allora, come mi conosci?-
-Beh, ho sentito parlare di te per via dei tuoi voti estremamente alti!- commentò lei -Sbaglio o quest'anno eri uno dei primi in classifica?-
-Il primo- sottolineò il ragazzo con un pizzico di orgoglio -Niente di impossibile per me-
-Ed i tuoi occhi lo testimoniano ssssshishishi-
-Ti ho detto di tacere, scemo- ripeté Victor -Dio, ti strozzerei se tu non fossi il mio Hakali-
-Nuuu, bro... Non minacciarmi per la seicentocinquantesima volta ssssshishishi- l'albino continuava a ridere a spese dell'altro.
-Tch. Proprio a me toccava uno come te- sbuffò -Spero solo che i prossimi a dover arrivare ci mettano il meno possibile, almeno così chiuderai quella tua boccaccia-

I fiori di casa GreenGarden- Storia ad ocDove le storie prendono vita. Scoprilo ora