Capitolo 3

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La ragazza dai capelli azzurri aveva tentennato alquanto all'entrare nella stanza del preside, sentendo delle voci litigare furiosamente.
Si era infatti bloccata lì, la mano alzata verso il legno della porta, con la sua Hakali che le lanciava occhiate, come per dirle -Entri o no? Vuoi che aspettiamo un po' per vedere se smettono di litigare?-, facendo rapidi cenni di testa.
Eppure la ragazza non riusciva a decidersi, anche perché i rumori forti e le grida non erano di suo gusto...
E sì, in quella stanza non vi erano urla, ma dai discorsi che riusciva a sentire, il clima non le piaceva per niente...
Ed erano crollate sedie a terra ripetutamente, quindi...
Se in seguito entrò, fu solo perché un ragazzo, più alto di lei, spuntò alle sue spalle, bussando al suo posto, portandola a scontrarsi involontariamente con il suo petto nel tentativo di voltarsi per vedere chi fosse stato.
La giovane osservò il 'colpevole' con l'aria alquanto intimidita.
Il ragazzo non aveva un aria rassicurante: la sua espressione era accigliata, quasi minacciosa a vista sua, tinta di un broncio misto a disprezzo e disgusto, di quelle che avrebbero potuto colpire qualsiasi cosa,viva o non, da un momento all'altro.
Aveva capelli neri ed occhi blu scuro ed era vestito in una maniera che subito fece pensare il termine "teppista" all'azzurra.
-Allora? Ti sbrighi? Se devi entrare, fallo. Non voglio perdere tempo- sbottò lui, brusco, facendo arrossire visibilmente la diciannovenne e costringendola ad annuire, aprendo la porta e dunque avviandosi, afferrando la mano della sua Hakali: Honey.
Lo spiritello del fiore dell'azzurra, nel momento in cui il corvino si era comportato in tale modo, al contrario della sua protetta, aveva assunto un aria alquanto aggressiva ed irritata nei confronti dello sconosciuto, tanto da lanciare occhiatacce a lui e alla sua compare; un esserina più o meno dell'altezza di Honey, con i capelli bianchi invece che tra il celeste ed il grigio, occhi color tempesta invece di castano-rosei e con orecchie e coda da volpe artica, cosa che lei non possedeva -era una sorta di fata, non aveva tendenze animalesche-.
L'Hakali strinse la mano alla sua protetta, aumentando la presa, soprattutto quando furono entrati, trovandosi davanti ad una ragazza e ad un ragazzo che erano i due da cui proveniva tutta la cosiddetta caciara.
La ragazza teneva il ragazzo tramite il colletto della felpa rossa, il ragazzo aveva la mano stretta a pugno, come se stesse per mollare un cazzotto dritto dritto tra i denti all'altra ed il preside semplicemente si era alzato per dividerli.
Dire che la ragazza dai capelli azzurri, appena entrata, sbiancò, era dire poco.
Si era paralizzata sul posto...
Ed evidentemente non era l'unica in tale stato.
Un altro ragazzo, uno che aveva visto tipo una volta scarsa in una lezione e poi quasi non più.
Non si ricordava neppure il suo nome, se doveva essere sincera.
Ci pensò su, poi il suddetto nome sembrò accendersi nella sua mente.
Samuel.
Ecco come si chiamava.
Beh, il così chiamato sembrava un morto vivente perfino più di lei, seduto con aria traumatizzata, pallido più di un lenzuolo e con evidente sudore che gli colava dalla fronte, quasi incollatosi alla propria postazione, le mani artigliate ai braccioli.
Il preside fece mettere a sedere sia il ragazzo, sia la ragazza, tirando su le sedie che erano cadute a terra nella maniera più rapida possibile, voltando la testa e rivolgendo l'attenzione ad i nuovi arrivati come se niente fosse successo.
Appena dopo averlo fatto, sia il maschio, sia la femmina , si erano zittiti, ma non facevano altro che guardarsi come se non desiderassero altro che saltarsi addosso e riempirsi di botte.
Gli altri ragazzi rimasti nella stanza apparivano alquanto incerti dalla rissa che era quasi iniziata davanti ai loro occhi.
-Abby ed Honey del Loto. Tobio e Noya dell'Oleandro. Benvenuti. Prendete pure una sedia ed accomodatevi, ragazzi.- fece il preside nei loro confronti, muovendo leggermente la mano e stringendosi nelle spalle come se niente fosse, tornando alla sua cattedra.
Sia Abby, sia Tobio, con Hakali compresi, fecero quello che era stato detto loro, sedendosi, seppur la ragazza si fosse messa il più lontano possibile dall'altro.
Lui non parve prenderla particolarmente sul personale... E se la prese come tale, il suo viso già imbronciato in partenza non ne permetteva la comprensione.
-Ehm, ehm.- interruppe di colpo una delle presenze lì, in quella stanza: quella tipetta con i capelli castani, la quale per Abby appariva più una bambina -e doveva più o meno esserlo-, alzando la mano, ricevendo il permesso dall'adulto.
-Quante persone mancano ancora?- domandò, senza troppi giri di parole.
L'adulto tamburellò le dita sul legno della cattedra, guardando i ragazzi uno ad uno, soffermandosi particolarmente su colei che aveva parlato prima di rispondere.
- In sei.- disse.
Fece una breve pausa, cominciando a cercare in un cassetto qualcosa di imprecisato - In totale, le persone a cui ho richiesto di venire qui, voi compresi, sono quattordici. Quindi, a meno che qualcuno non voglia darci buca, portandoci all'obbligatorio cercarli e all'allungare delle tempistiche, dovremmo iniziare a breve-
-Cinque persone- irruppe di colpo una voce nel discorso, ridacchiando.
Era un altro ragazzo, il quale camminava in maniera strana ed appariscente, proprio come lo era lui in generale.
Difatti risultava essere difficile da non notare: alto, smilzo, con pelle pallida e vari orecchini a percorrergli i lobi e perfino il labbro inferiore, occhiaie, occhi di un rosso carminio che sfumava nel rosa e capelli tinti nella maniera più dettagliata e colorata possibile.
Arcobaleno.
Il ragazzo aveva l'intera capigliatura tinta a mo' di arcobaleno.
Indossava abiti larghi e portava una fascia nera sulla testa, come per dare maggiore impatto visivo ad essa.
Affianco a lui vi era il suo giovane Hakali, il quale aveva gli stessi occhi rossi dell'altro, se non per le sfumature più scure generali, ed i suoi capelli sembravano ali di corvo, tanto che se guardavi il primo e poi il secondo, non potevi non pensare quanto sembrassero l'uno l'opposto dell'altro.
Anche parlando di vestiario.
-Somnium e Rem!- disse con tono lievemente sollevato il preside -Per certi versi mi aspettavo che sareste stati gli ultimi ad arrivare. Se non che proprio non sareste venuti affatto- l'uomo sorrise -Sono contento. Per una volta ti ha dato ascolto?-
La domanda fu portata nei confronti di Rem, il corvino, che all'istante fece un cenno col capo per porgere una conferma silenziosa, mentre Somnium ridacchiava e ridacchiava ancora.
-Non avevo voglia di venire qui- asserí il protetto, mettendosi "seduto" sulla sedia, esattamente sulla parte alta dello schienale, fregandosene altamente del fatto che sarebbe potuto cadere all'indietro -Ma Rem mi ha detto che in altro caso mi avrebbe fatto fare un ripasso della Storia delle Camelie. Io odio le Camelie-
Il preside mostrò comprensione tramite un leggero annuire -Beh. Non ci rimane che attendere per gli ultimi-

I fiori di casa GreenGarden- Storia ad ocDove le storie prendono vita. Scoprilo ora