guillotine - markus × north

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•Richiesta da AlexaFlair

The secrets you tell me
I'll take to my grave
There's bones in my closet,
but you hang stuff anyway
And if you have nightmares,
we'll dance on the bed
I know that you love me, love me
Even when I lose my head
Guillotine


North

Il cielo notturno. Bellissimo, no?

L'androide dai capelli ambrati aveva il volto rivolto verso l'alto, l'ambiente che la avvolgeva sembrava quasi uscito da un film: grattacieli altissimi che raschiano il cielo con le loro punte squadrate accese di mille colori, qualche timido albero che spunta dal cemento in cerca di libertà, di raggiungere ciò che i grattacieli hanno da sempre, e il cielo stellato. Quella sera era proprio bellissimo. Una luna tonda e chiara rilucente come un disco argentato circondata da dozzine e dozzine di stelle luminose. Non vedeva un ambiente cosi tranquillo da... Anni. In realtà, da quando era stata creata. E quelli non erano stati certo bei tempi.

Per la prima volta era serena. Respirò quell'aria pulita, placida di un silenzio grato: gli androidi si erano fatti ascoltare, gli umani avevano capito finalmente che gli androidi erano vivi. Che sono vivi.

E, ad arricchire quell'ambiente già perfetto di suo, North sentì qualcosa strisciare alle sue spalle e raggiungerla silenzioso come un'ombra. La figura imponente e sicura di Markus si fece spazio sul pavimento di cemento del grattacielo, arricchito qua e la da fiori e alberelli dalle foglie scure. North non riuscì neanche a girarsi che l'androide dagli occhi bicromati si sedette vicino a lei, le gambe sull'orlo del precipizio. Lei non si girò nemmeno, ma sorrise come non faceva oramai da tempo.

-È fatta.
La voce di Markus ruppe il silenzio per nulla imbarazzante creatosi tra i due. Avevano raggiunto un livello di empatia incredibile, ed era dovuto anche a... quello.
-Non con i metodi che avevo sperato... Ma ce l'hai fatta, Markus. È tutto merito tuo, senza di te saremmo ancora seppelliti in quella nave ad aspettare la nostra fine.
Markus girò il volto verso di lei, gli occhi curiosi.
-Chissà cosa sarebbe successo, se quel giorno avessi deciso di distruggere quella statua e dare inizio a una rivolta, anziché ad una manifestazione...
North lo guardò con i profondi occhi scuri. Appena il suo sguardo cadde sulle sue labbra, la memoria le fece rivivere una scena facendola dissociare per qualche istante da quel momento.

Erano sempre sul tetto del grattacielo, ma caldi raggi solari filtravano tra le piante. Loro due, North e Markus, stavano diritti uno di fronte all'altro a discutere per il prossimo passo da compiere verso la libertà. Lei credeva che la giusta via fosse la guerra, lui la pace. Due opposti inconciliabili. Distruzione e rinascita, violenza e pazienza, rassegnamento e fede. Era cosi che si sentiva: aveva perso la speranza per il genere umano, per quelle persone che credevano che l'unico modo per evadere dalla distruzione che albergava nel loro cuore fosse sfogarsi con le cosidette "bambole di plastica", i sexbot di cui per qualche malaugurato caso si era ritrovata a far parte. Sentiva ancora le sue dita su quel collo caldo, pulsante di vita, e sentì il battito dell'uomo diminuire mentre smetteva di divincolarsi. Nel mentre, sputava parole acide contro Markus, il suo capo, la sua ultima speranza... Per poi richiudersi nei ricordi, le braccia incrociate al petto in cerca di aiuto. Quindi lui le prese la mano. Successe una cosa strana, se la ricorda benissimo. Le loro mani entrarono in contatto diretto, disattivando la pelle sintetica, e le loro labbra si toccarono, combaciando come due pezzi di un puzzle rimasto per troppo tempo incompleto. Aveva visto il suo passato, i suoi sentimenti, Carl. Aveva visto l'intera essenza di Markus: non solo una memoria, un disco rigido, una pompa di Thirium che simulava un battito cardiaco, ma una vera e propria entità: complessa, imperfetta, viva. E mentre le loro mani si staccavano e le labbra bruciavano in cerca dell'altro, si accorse che anche Markus l'aveva vista: non come quella che si mostrava, ma per quella che era. Lasciando cosi tante parole in sospeso che non avevano ancora ricevuto risposta.

Cadde il silenzio tra i due. La mano di North andò istintivamente sulla sua treccia disordinata, come se cercasse di risistemarla. E Markus le indicò le stelle.
-Adesso che siamo finalmente liberi, non dovremo più nasconderci. Niente raid nelle stazioni di telecomunicazione, niente marce pacifiche con i proiettili che sibilano nell'aria... Solo una nuova vita. Potremo fare finalmente quello che vogliamo, essere quello che siamo veramente.
A sentire le sue ultime parole un calore oramai conosciuto si infiltrò nel petto dell'androide, mentre Markus le domandava, curioso: -Cosa hai intenzione di fare adesso che è tutto finito?

Lei sospirò, guardando in basso verso le macchine che si rincorrevano, affrettandosi per raggiungere le loro case lasciando la fatica del lavoro alle spalle.
-Mi farò una vita, libera. Troverò un lavoro e cercherò di vivere nel migliore dei modi, come una persona, dimostrando agli uomini chi siamo veramente: non criminali imprevedibili da temere, neanche burattini da trattare come inermi pupazzi, ma esattamente come loro. Vivi e degni della libertà che ci siamo guadagnati.
Markus annuì e si girò verso di lei.
-E se ti dicessi che voglio passare il resto della mia vita con te?

Il suo cuore perse qualche battito: se fosse stata umana le sue guance sarebbero arrossite. Lo guardò diritto negli occhi, quel calore sempre più presente.
-In che senso?- continuò, incredula.
-Come in che senso?- Markus le prese la mano dolcemente, mentre sorrideva a vedere lo sguardo incredulo dell'androide.
-Ti amo, North. Non so quando me ne sono reso conto, ma in tutto questo tempo ho capito una cosa: le mie emozioni sono tante e sconosciute per lo più, alcune meravigliose e altre temibili. E quando sto con te mi sento leggero, libero, felice. La libertà di essere quello che sono, senza essere giudicato o creduto strano, libero di essere me stesso. È una libertà diversa... Ma meravigliosa. Al tuo fianco mi sento un uomo, mi sento vivo.

L'androide deglutí, spiazzata e senza parole, ma sulle sue labbra si formò un sorriso. Markus comprese la sua sorpresa, e anche la sua gratitudine: amava davvero quell'androide, quella donna che aveva sofferto tanto e che non meritava il passato che aveva alle spalle, ma meritava un futuro migliore a fianco di qualcuno che davvero la comprendeva, che la aiutasse nei periodi bui e che festeggiasse per i traguardi ottenuti. Meritava di provare finalmente la felicitá e la serenitá che le era stata privata in questi anni. E, mentre le loro labbra si unirono ancora scambiandosi un bacio che sapeva di libertà e di gratitudine, le lacrime bagnarono il volto di lei. Perché finalmente era libera: di essere se stessa, di essere apprezzata dall'uomo che amava. Si, uomo.

Perché, se ci pensate, qual è la differenza tra umani e androidi, a parte la sostanza? Amare è apprezzare, amare è esserci, è comprendere.

Anche questa è libertà, no?


•Angolo Dade:•

Tornando nel circolo delle OS scialbe, perdonatemi qwq... Volevo farvi un paio di domande, grazie mille se risponderete, e grazie per tutto il supporto che mi state dando! Sono felice che queste OS vi stiano piacendo, non me lo aspettavo qwq

1. Vorrei sapere qual è la vostra OS preferita per adesso per orientarmi con le scelte future. Cosi, solo per sapere.

2. Vi piacerebbe una OS sul mio OC di Detroit? Non credo lo farò interagire con i personaggi principali, ma mi farebbe piacere sapere. È un'idea remota, non credo di realizzarla ma vorrei solo sapere.

Detto questo, vi ringrazio ancora e buona giornata!

PS: grazie per la pazienza, ho davvero tante richieste ma sto cercando di portarle tutte! Pazientate un po' e vedrete che arriverà anche la vostra qwq

made for something more || detroit: become human osDove le storie prendono vita. Scoprilo ora