14. È veramente preoccupato per me.

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Mi sveglio nella mia nuova camera e mi ritrovo a fissare il soffitto per qualche minuto prima di ricordarmi dell'enorme figura di merda fatta davanti la famiglia di Francis.

Sbuffo e afferro il cellulare, dove trovo un messaggio del mio finto fidanzato su Instagram. Forse dovrei dargli il mio numero di telefono, non può contattarmi su Instagram – sarebbe strano se uscisse fuori.

Francis_D_Lambert
Chiamami quando sei sveglia.

Vorrei rispondere che non ne ho proprio voglia. Che il mal di testa è dietro l'angolo a causa della botta presa, che forse ce l'ho un po' con lui perché non mi ha presa quando avrebbe dovuto. Mi do della stupida, perché era una mossa azzardata e non calcolabile.

Samantha_deG_
Sveglia.

Rabbrividisco alla mia stessa freddezza, ma non riesco a frenarmi. Dopo qualche minuto, sento due colpi leggeri alla porta. «Samantha?»

Senza nemmeno sapere che aspetto io abbia in questo momento, gli urlo di entrare proprio come farebbe una nobildonna.

«Vedo che stai meglio» ridacchia il mio finto fidanzato, anche se non c'è nulla di divertente. Infatti, non appena mi guarda in faccia capisce che c'è qualcosa che non va e torna subito serio. «Come va la testa?»

Scatto con la mano verso la fasciatura e mi accorgo di non averla più – dev'essere scivolata via mentre dormivo o me la sono tolta di prepotenza nel sonno. Forse è più probabile la seconda.

«Beh, non tenendo conto della mia quasi commozione cerebrale» sibilo esagerando, incrociando le braccia al petto. Ok, il piano di non mostrarmi arrabbiata è appena andato in fumo.

Maledetta me.

Francis apre la bocca e poi la richiude. «Sei sempre così drammatica?» mi chiede alla fine.

Lo fulmino con lo sguardo e d'istinto mi alzo dal letto. «Sì», ribatto sprezzante, mentre mi incammino infuriata verso la porta del bagno che ho in camera. «Prima ti ci abitui, meglio è per tutti».

Mi chiudo in bagno, sbattendo la porta e appoggiandomici contro. Non so nemmeno io perché mi sto comportando come una bambina viziata.

«Oh, andiamo» lo sento borbottare dall'altra parte. La sua voce è attutita dalla porta che ci divide. «Sei seria?»

«Non mi hai preso» mi ritrovo ad urlare. «Mi hai lasciato cadere!»

«Come potevo...» Francis si blocca e rimane in silenzio per un poco, tanto che, ad un certo punto, penso se ne sia andato via. Aro di poco la porta, trovandomelo lì, appoggiato al muro e pensieroso con lo sguardo verso il basso. Quando mi nota, si ridesta e mi sorride. «Mi dispiace» dice alla fine e forse dovevo solo sentirmi dire questo. «Ti ho portata qui, così, senza troppe spiegazioni e già ti sei fatta male».

Il suo viso si contrae in una smorfia e si allontana da me. «Lascia stare» sussurro. «Dispiace anche a me. Forse ho esagerato, prima» ammetto, sedendomi sul bordo del letto. Francis si siede accanto a me e un piccolo sorriso compare sul suo volto. «Forse?»

Gli do una leggera spallata e ridacchio anch'io. Ok, ho decisamente esagerato.

Francis è decisamente più tranquillo, o almeno così sembra. Dopo un attimo, si volta verso di me e mi fissa la fronte, il punto in cui c'era la fasciatura. «Ti fa male?» mi chiede, alzando una mano e sfiorandomi. E' davvero preoccupato per me, lo vedo.

Faccio di no con la testa. «Va già meglio» confesso. «Ho la testa dura, sai?» dico, facendolo ridacchiare ancora.

Restiamo a guardarci per un attimo e mi sento così in imbarazzo d'un tratto che decido che è tempo di uscire, distrarmi o fare qualsiasi altra cosa. Mi alzo di scatto, guardandomi attorno alla ricerca della mia valigia, ma non la trovo da nessuna parte. «Sai dove sono le mie cose?» chiedo a Francis.

Lui fa spallucce. «Sarà ancora in macchina» ipotizza, guardandosi attorno. «Nessuno ci ha badato quando sei svenuta e Leon...» ribatte, interrompendosi all'improvviso ricordandosi all'improvviso di un dettaglio e oscurandosi di poco.

Aggrotto le sopracciglia, confusa. «Leon? Cosa?»

Francis si alza dal letto di scatto, andando verso la porta senza dire una parola. Mi ritrovo a stargli dietro, strattonandolo per la felpa. «Mi vuoi dire che ti prende?» mi trovo a domandare ancora, sinceramente perplessa.

«Niente, non mi prende niente ma belle dormant» mi risponde sprezzante a quel punto. Faccio un passo indietro, ritrovandomi a guardarlo senza parole. Per un momento non capisco che cavolo abbia detto e perché ora mi stia guardando così male. E poi, ricordo: Leon mi ha chiamata "ma belle dormant" quando mi sono svegliata dopo essere svenuta.

Assottiglio lo sguardo e incrocio di nuovo le braccia al petto. Sono qui da nemmeno due giorni e mi ritrovo a litigare col mio finto fidanzato per colpa del suo stupido fratello.

«Qual è il problema, adesso?» indago, spostando il peso da un piede all'altro.

Francis sbuffa e non mi guarda. «Ho detto niente, ma belle dormant» dice ancora, scimmiottando il fratello e dirigendosi verso la porta. Sta palesemente scappando ed io non glielo lascerò fare.

«Smettila di chiamarmi così» butto fuori. Mi irrita questo nomignolo stupido e mi irrita il fatto che Francis è così suscettibile da cambiare umore da un momento all'altro. «Non capisco perché te la prendi con me» mi difendo.

Francis si blocca sul posto e si volta a guardarmi. «Tu-» si blocca. «Lui-»

«Cosa?»

«Non sono arrabbiato con te, okay?» confessa, alla fine. Il cipiglio sul suo volto è ancora presente, ma confesso di essere sollevata dal fatto che non sono io il motivo del suo umore nero. «E' Leon. Lui sa sempre come comportarsi» butta fuori, portandosi una mano tra i capelli. «Quando ti ho vista per terra, svenuta, mi sono bloccato. Lui, invece, ti ha subito presa e ti ha portata in casa».

Inspiro di botto col naso. «E' un dottore deve avere il sangue freddo in queste occasioni...» cerco di spiegare, ma Francis alza lo sguardo verso di me e noto una punta di delusione sul suo viso, ma non ne capisco il motivo dato che io non ho fatto nulla di male.

«E ti ha chiamata così... lui...»

«Sono solo parole, Francis. Che vuoi che me ne freghi?» ribatto esausta. Questa conversazione non ha molto senso.

Francis annuisce, poco convinto. C'è qualcosa che lo ha messo in allarme, qualcosa che lo ha infastidito, se non addirittura qualcosa che mi sta nascondendo e non ne capisco il motivo. Alle fine, vicino la porta dice solo: «Cerca di stare lontana da Leon, te lo chiedo per favore».

Resto per un attimo allibita dalla sua richiesta. Non mi pare di aver fraternizzato con suo fratello, tutt'altro. Eppure, il suo sguardo mi fa desistere dal dire altro.

Annuisco semplicemente e lo lascio andare.

L'ultima cosa che mi dice è: «Vado a cercare la tua valigia».

«Grazie» soffio alla porta ormai chiusa. 

 

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Felicemente SINGLE in una relazione complicata!Where stories live. Discover now