13 L'AMBIZIONE DEL SOTTOTENENTE

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«Parola mia: l'estate russa è insopportabile» disse il sottotenente attendente.

«I nostri camerati in Italia non la penseranno allo stesso modo. Lì fa più caldo» restituì il commento un collega, lui soltanto sottotenente.

«Sarà. Ma io, qua, sudo parecchio». Si tolse l'elmetto.

«Noi della Großdeutshland Panzergrenadier dobbiamo essere fieri di appartenere a una simile divisione» sbottò il sottotenente. «Che ci sia caldo o gelo, noi dobbiamo combattere».

Contrariato, il sottotenente aiutante arricciò le labbra. «Ma certo».

«E allora basta lamentarsi. Tu, poi, porti il distintivo che hai distrutto due carri nemici».

«Sono un abile cacciacarri» ammise lui.

«E quindi? Sei tu, proprio tu, a lamentarti?».

«Non mi sono lamentato. Solo una constatazione da parigrado a parigrado».

«Noi della Großdeutshland siamo i più tosti. Lo sanno tutti che, per essere membri di questa divisione, ci sono dei criteri fisici e morali».

«Certo!» esclamò, sempre più stizzito. Il collega era più giovane di lui di qualche anno, come osava fargli la paternale?

«Achtung, achtung! I sovietici stanno arrivando!» urlò un altoparlante.

«Allora basta» disse il sottotenente aiutante.

«Sì, giusto».

Si divisero.

Il sottotenente aiutante andò dal maggiore, accanto c'era un cannone semovente Sturmgeschütz III.

«Oh, allora?» lo accolse l'ufficiale.

«Stavo discutendo con un collega, signore» si giustificò il sottotenente aiutante.

«Spero di cose importanti... I russi stanno attaccando». Indicò la piana di Kursk.

«Sì, ho saputo, signore» disse con un malcelato fastidio.

Il maggiore fu chiamato altrove da un portaordini. Disse al sottotenente aiutante, prima di andare: «Coordina tu questo pezzo. Non serve che tu venga con me».

«Agli ordini». Mentre il maggiore si muoveva salì sullo StuG III. «Quindi? Muoversi, che i bolscevichi stanno arrivando!».

L'equipaggio si attivò. Era già in una buona posizione, il semovente. Servì solo spostare la canna e inserire il proiettile da 75 millimetri. Lo StuK L/24 era un buon cannone.

Il sottotenente aiutante ghignò.

I T34 erano sempre più vicini.

Prese il binocolo e scelse la vittima. Già pregustava la vittoria. Sarebbe bastato tirare nel mucchio.

«Cannone pronto, signore» avvertì un artigliere.

«Fuoco al mio segnale». Non aveva staccato gli occhi dal binocolo.

«Quando vuole».

I carri russi avevano iniziato a detonare colpi.

Un momento di pazienza.

«Fuoco!» latrò il sottotenente aiutante.

L'artigliere tirò la cordicella ma non successe nulla.

Il sottotenente aiutante sperò che, in mezzo a quel baccano, il rumore del colpo fosse risultato ovattato, per questo non aveva sentito alcunché.

«Spiacente, signore, un guasto» disse un altro artigliere.

«Cosa?». Al maggiore cos'avrebbe detto? E, soprattutto, al collega parigrado?

«Un guasto, signore».

Il sottotenente aiutante si sentì scorato. Voleva distruggere un terzo carro nemico, invece...

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 1 GermaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora