Capitolo 27

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Mi rizzai in piedi, spalancai la bocca e sconvolta li fissai intensamente, come se fossero rapinatori o peggio.
Ovviamente se ne accorsero, come potevi non sentirti cosi palesemente osservato? Così, non appena i nostri occhi si incontrarono, decisi di far finta di nulla per evitare polemiche varie. Sapevo quanto ci tenesse Yunjae a screditarmi davanti a tutti, così mi inventai che stavo cercando di uccidere una mosca come scusa, mostrandole un dolcissimo e fintissimo sorriso. Tornai a sedermi non appena Baron e quell’altra ripresero a camminare, mantenendo lo sguardo fisso su di loro, controllandone ogni movimento.
Poco dopo…
<Chohea? Signorina Chohea?>
Sentii improvvisamente qualcuno scuotermi e chiamarmi incessantemente e quando riaprii gli occhi mi trovai il faccione di Yujin a due centimetri dal mio viso. Mi alzai di scatto e asciugandomi la bavetta gli chiesi cosa diamine volesse.
<Il-Il capo ti vuole nel suo ufficio…>
A quelle parole, sentii come se qualcuno mi stesse trafiggendo il petto con una lama affilatissima. Sgranai gli occhi e mi portai lentamente le mani fra i capelli, grattugiandomi la cute con nervosismo e lasciando scappare dei versi non identificati dalla mia bocca. Mi alzai in piedi a malincuore e mi trascinai a forza davanti all’ufficio del capo… solo dopo venti minuti abbondanti mi decisi a bussare.
<Avanti.>
La sua voce era profonda e severa…
Feci un respiro profondo e tentai di calmarmi, poi entrai mostrando un leggero sorriso.
<Voleva vedermi?> Domandai cercando di controllare la mia voce e apparire tranquilla.
Lui alzò lo sguardo dai documenti che teneva fra le mani, incrociando in meno di un secondo i miei occhi. Di conseguenza abbassai lo sguardo. Era inammissibile che lo si guardasse negli occhi, l’avrebbe presa come una sfida e io non avevo alcuna intenzione di sfidarlo.
<Signorina Ha Chohea… ho dato un’occhiata alla revisione che ha fatto dell’articolo della Signorina Kim e non ho potuto notare altro che…>
“Oh no…” pensai.
<…l’ottima qualità del suo operato. Sono piacevolmente sorpreso, pensavo fosse solamente un’inetta e che l’avessero assunta solamente per il suo bell’aspetto, ma mi dovrò ricredere, ottimo lavoro.>
Mi inchinai per ringraziarlo, ma in cuor mio davvero non sapevo se mi stesse lodando o screditando… Non ero affatto stata assunta per il mio “bell’aspetto”, bensì per l’attenzione che avevo messo nella revisione della prova d’entrata. Ero in competizione per un posto che volevano mille studenti come minimo, quindi non potevo che sentirmi leggermente umiliata.
La discussione con il capo si chiuse così, non disse altro, così uscii dal suo ufficio e tornai alla mia scrivania.
<Oggi tocca a te fare il turno di notte> Mi domandò una mia collega. La guardai confusa e scossi la testa.
<Uhm non credo> Dissi poi, continuando a dirigermi alla mia postazione. La ragazza insistette, mi si parò davanti e con aria saccente mi fece di nuovo la stessa domanda.
<Non tocca a me, ho già coperto il turno di Somin l’altro ieri>
<Sì, sarà anche vero, ma la mia non era una domanda, era un'affermazione. La redattrice capo ha dato il turno a te>
Alle sue parole non potei che essere confusa. Non era giusto che facessi di nuovo io il turno di notte, avevo anche io i miei impegni e tanta voglia di dormire… non potevano scegliere qualcun'altra? Inizialmente mi parve tutto così strano, poi ripensai alle parole della mia collega e capii perché fosse toccato a me… la capo redattrice era Yunjae…
P.O.V CHOHEE
Lou si voltò e con un falso sorriso tentò di uscire di casa, ma lo fermai in tempo, afferrandolo per la manica.
<Sul serio. Voglio che rimani qui con me>
…Ci fu un lunghissimo attimo di silenzio che parve non finire più, ma quelle parole mi erano uscite spontaneamente. Erano sincere.
<Ti prego resta, non voglio vederti di nuovo arrabbiato con me…>
Strinsi la manica della sua maglia forte fra le dita, poi lo fissai con decisione negli occhi.
Parve colto alla sprovvista e notai improvvisamente una strana luce nei suoi occhi. Dopo un paio di secondi si tolse di nuovo le scarpe e chiuse la porta.
<Va bene, rimango…>
Tirai un sospiro di sollievo e lasciai andare la presa, dirigendomi subito sul divano. Lo fissai e gli feci cenno di sedersi.
<Ora, ci vediamo qualcosa di bello! Su, su!>. Esclamai sorridente, ma prima che potessi anche solo accendere il televisore, la luce del salotto si spense e rimanemmo al buio.
<AHH. Moriremo tutti!> Urlai in preda al panico del momento, stringendomi fra spalle e pregando ogni Dio esistente per la nostra salvezza.
Lou scoppiò a ridere, si portò una mano in fronte e con fare sarcastico disse:
<Udiu è stato Johnny! Ahahah>
Gli lanciai un’occhiataccia, pretendendo subito le sue scuse. Non si scherzava su Johnny, poteva anche ribellarsi e ucciderti nel sonno…
<Bisogna cambiare la lampadina, è andata… hai una scala?> Aggiunse poi, guardandosi attorno. Annuii e scattai in piedi, dirigendomi come un fulmine davanti alla porticina nell’angolo del salotto.
<Vieni, mi mette i brividi entrare da sola…> Mormorai aprendo lentamente la cigolante porta dello sgabuzzino.
Entrai per prima e subito dietro di me c’era Lou, il quale si guardava attorno con aria stupefatta.
<Ma questo non è uno sgabuzzino! È enorme!>
<Sì, lo so. Prima era la camera degli ospiti, ma non abbiamo mai ospiti così l’abbiamo adibita a sgabuzzino. Oh! Ecco la scala!> Esclamai aumentando il passo.
Sfortunatamente nella felicità di aver trovato la scala, non mi accorsi della moltitudine di oggetti vari sparsi a mo’ di mine anti-uomo a terra e finii col inciampare e cadere a terra come una pera. Percepivo già la mia faccia schiacciata al suolo, ma fui salvata in tempo
<Oh. Grazie Lou.> Bisbigliai poi rimettendomi in piedi… Tuttavia c’era qualcosa che non andata. Lou non si azzardava a lasciare la presa.
Fissai le sue mani ben piazzate sui miei fianchi, poi fissai lui.
<Uhm… Lou?>
Non ottenni risposte… rimase a fissarmi negli occhi per diversi secondi.
Nel suo sguardo c’era di nuovo quel bagliore, quella luce strana e profonda, così particolare da incantare chiunque la guardasse… Rimanemmo entrambi paralizzati in quel modo, ma la mia testa era colma di domande, insomma, cosa gli prendeva tutt’un tratto? Era tutto così strano…
Improvvisamente poi, Lou iniziò a spostare le mani e dal mio bacino arrivò alla schiena, finendo col tirarmi di conseguenza più vicina a lui… i nostri corpi erano a millimetri di distanza e i suoi occhi non osavano lasciare i miei…
Iniziai a sentirmi a disagio, cercai una via di fuga per evadere dalle sue braccia, ma i miei muscoli non ubbidivano e rimasi lì come pietrificata…
Poi improvvisamente Lou parlò e al suono di quelle parole, il mio cuore si fermò per un istante.
<... Non uscire con Jacob, esci solo con me.>
Fissai il vuoto come se avessi visto un fantasma. Sperai in cuor mio che avesse finito di mettermi in imbarazzo in quel modo, ma due secondi dopo lo vidi farsi sempre più vicino, le sue mani si posarono ai lati del mio viso e in un millesimo di secondo le nostre labbra si unirono in un dolcissimo bacio…

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