Chapter 1

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Mi sveglio non appena una flebile luce trova spazio fra le tende chiuse dell'enorme vetrata che ricopre una parete della mia stanza, così, come un bambino birichino che vuole sempre giocare, questa piccola luce sgattaiola fino al mio letto e fino alle mie palpebre richiedendomi attenzione.

"Buongiorno" dico ironicamente e con malinconia sapendo perfettamente che ancora una volta nessuno è al mio fianco.
Osservo ancora una volta questa lussuosa stanza che non è ormai altro che la mia prigione. Decido di alzarmi dal letto e aprire le tende rivelando uno spettacolo meraviglioso: il sole fa capolino dai monti all'orizzonte, i ciliegi che guidano la strada fino al cancello del castello sembrano quasi creare uno splendido ricamo sugli enormi giardini.
È assolutamente splendido. Come ogni mattina. Tutto qui è eterno, nulla sfiorisce con il tempo, nulla e nessuno.

Mi metto i primi abiti che trovo e mi dirigo a fare una passeggiata per le stanze del palazzo, come ogni giorno. Il mio sguardo crede ancora che potrà trovare un dettaglio mai visto pur ripercorrendo le stesse superfici all'infinito, crede che un giorno potrebbe accadere qualcosa di nuovo.

Illuso.

Cammino piano lungo i corridoi, le pareti ricoperte di quadri di ignoti, ogni mobile con i suoi ninnoli di cui ho ormai scordato la provenienza. Di tanto in tanto accarezzo le superfici ricoperte da un velo di polvere, cercando sensazioni nuove o qualunque cosa che possa risultare anche vagamente interessante.

Il palazzo è caratterizzato da colori scuri e da grandi vetrate, come a creare un'eterna lotta fra luce e oscurità.

Apro una porta in fondo al corridoio che da su un ponte che porta ad un'altra ala del castello e assaporo l'aria fresca, beandomi del profumo dei fiori di cui sono pieni i giardini.
Con il mio solito passo tranquillo comincio ad attraversare il ponte, sfiorando la chiara pietra.

Il silenzio rimbomba in questo enorme spazio, un grande vuoto...

Poi, come all'improvviso, sento un rumore che mi fa sussultare, più che un rumore sembra qualcosa che non sentivo da tempo: una voce. Quasi timoroso di una delusione, non riesco a guardare subito verso il basso, dove si trova il mio giardino della solitudine, per vedere cosa o chi ha emesso tale suono, ma devo farmi coraggio, perciò abbasso piano lo sguardo: chinata vicino alle rose bianche si trova una piccola figura vestita dello stesso colore dei fiori, i lunghi capelli bruni mossi dalla brezza, un dito fra le labbra simili a un bocciolo di rosa. La vedo osservare quel dito dove nasce una piccola goccia rossa e la sento sussurrare qualcosa di indefinito, la sua voce che suona come la più angelica delle melodie è ben diversa dalla mia: è più alta, più graziosa e quasi morbida...sembra di poterla toccare.
Con un elegante movimento prende una sorta di forbice e comincia a tagliare il gambo di alcune rose.

È bellissima.

Mi chino leggermente per nascondermi dietro al muretto del ponte, in modo che lei non mi veda, la osservo cogliere diversi fiori, e poi la vedo allestire un bellissimo bouquet. Le brillano gli occhi non appena lo ha finito.
Si alza in piedi e si allontana dal giardino, decido di seguirla.

Arriviamo in un boschetto e intravedo le mura che segnano la fine del territorio in cui posso stare. Mi nascondo dietro un albero e la vedo mentre scavalca una parte caduta del muro, mentre lei corre via tendo una mano come a sperare di poterla fermare e, quando vedo che è ormai troppo lontana, una lacrima mi scorre lungo il viso e sussurro con voce roca "non andare".
Mi ritrovo nuovamente assordato dal silenzio.

Solitudine.

The truth untold || Kim TaehyungWhere stories live. Discover now