11.4

1.8K 157 41
                                    

Aprii la porta finestra facendo leva con le braccia stanche, e subito una folata che sapeva di salsedine mi colpì il volto.

Avrei dovuto portarmi il cappotto, pensai rabbrividendo, Ormai non importa.

Mentre indugiavo sulla porta, lasciai che i miei occhi corressero lungo il paesaggio che si estendeva davanti a me; il cielo scuro, chiazzato dalle nuvole illuminate dalla luna, le luci di città lontane sulla costa che facevano brillare l'acqua scura, la spiaggia deserta e avvolta nella penombra.

Presi un respiro riempiendomi gli occhi di quella visuale.

Tolsi i tacchi con un gesto deciso e mossi qualche passo verso le scalette malmesse della porta sul retro, dove decisi poi di sedermi. Lasciai che i miei piedi, scalzi e infreddoliti,  sfiorassero la sabbia.

Li fissai inespressiva giocare con i granelli di sabbia gelida, mentre ogni mio triste, stanco respiro diveniva una nuvoletta bianca nella notte. Socchiusi gli occhi ascoltando l'infrangersi delle onde sulla spiaggia, sentendo ogni singola membra del mio corpo rilassarsi.

Quando li riaprii, c'era qualcuno in piedi proprio davanti a me, a scrutarmi.

«Dio!», feci un salto in dietro, con una mano sul petto.

«No, sono solo io», Clare alzò un sopracciglio, come scocciata: «Cosa ci fai qui?»

«Potrei farti la stessa domanda», mi ricomposi lanciandole  uno sguardo torvo, «Non è una tua proprietà comunque, posso fare quel che mi pare.»

«Certo che puoi», con mia sorpresa, posò i tacchi neri che aveva in mano a fianco ai miei e si sedette anche lei sulle scalette in legno, non senza causare qualche scricchiolio.

La guardai di sottecchi con circospezione, mentre il vento scuoteva i capelli che erano sfuggiti al suo piccolo chignon rosa. Lei si strinse nel suo cappotto in pelle, e continuò a guardare in basso.

«Vedo che le ferite sono guarite in fretta», disse poi, nella sua voce un tono canzonatorio e sul suo volto l'ombra di un sorriso.

Posai una mano sulla guancia dove poco prima c'era un bel cerotto, poi negai l'evidenza: «Guarda che non mi hai fatto niente.»

«Certo, certo.»

Avvicinai le ginocchia al petto e le cinsi con le braccia. «E tu come stai?», sussurrai.

Ricordavo perfettamente gli occhi di quel giorno, il dolore fresco come una ferita da cui ancora sgorga il sangue, e la sua voce incrinata che mi urlava contro.

Non pensavo che le avrei parlato mai più dopo quella volta, ma d'altronde molte cose che non mi sarei mai aspettata stavano succedendo in quel periodo.

lo so, non sono attiva manco per il cazzo e mi dispiace. però grazie per le 270 mila visualizzazioni🎉

comunque, oggi ho ricevuto la pagella. a voi quando la danno? e com'è andata?

fingertipsWhere stories live. Discover now