Capitolo 1

18.5K 396 88
                                    

(SOLO ANTEPRIMA! Il romanzo completo sarà disponibile di nuovo DAL 26 SETTEMBRE 2023 in ebook e cartaceo con triskell edizioni)

Clarissa

«Clarissa! Ti vuoi sbrigare? Il taxi per l'aeroporto sarà qui tra poco!» urla per l'ennesima volta mia madre dal piano di sotto. La ignoro e continuo con calma a mettere le mie ultime cose negli scatoloni e a sigillare nel mio cuore tutti i bei ricordi che ho vissuto in questa stanza dalle pareti rosa pallido che è stata la mia camera negli ultimi due anni. Non rivolgo la parola ai miei genitori da settimane ormai, da quando mi hanno informata che a mio padre è stato offerto un posto come vicepreside in un istituto di preparazione alla carriera militare, con la prospettiva di sostituire l'attuale preside ormai prossimo alla pensione. Così mi ritrovo nuovamente a fare i bagagli per lasciare il Kansas e partire per il Texas, dove mio padre è nato e cresciuto. Almeno finché non ha intrapreso la carriera militare e ha cominciato a girare per tutti gli Stati Uniti trasferendosi di base in base e trascinandosi dietro me e mia madre. Sono arrabbiata, molto arrabbiata. Questa volta mi ero illusa che saremmo rimasti, così alla fine ho ceduto alla tentazione di farmi degli amici ai quali mi sono affezionata. E sono rimasta fregata... perché ora sto soffrendo come un cane. Soffro nel sapere che con tutta probabilità non rivedrò più nessuno di loro, soprattutto quelli che sono diventati i miei due migliori amici: Kate e Liam.

Dio, quando quella sera ho chiamato Kate per dirle che nel giro di due settimane mi sarei trasferita, abbiamo passato tutta la notte a singhiozzare al telefono. A un certo punto non sapevo più chi stesse cercando di consolare chi. Avevamo così tanti progetti insieme per il secondo anno di liceo.

Invece la scuola inizierà, tra qualche giorno, e io sarò lontana migliaia di chilometri dai miei amici, in una città del West Texas di cui nemmeno ricordo il nome e che non m'interessa conoscere. Eppure dovrei essere abituata a tutto questo. Quando ero più piccola cambiavamo casa di continuo. A volte restavamo sette mesi, altre sei o addirittura tre.

All'epoca la cosa non mi aveva disturbata più di tanto: avevo vissuto in tanti bei posti, uno diverso dall'altro, conosciuto tante culture e persone. Da bambini si fa presto a stringere amicizia, ma crescendo è stato sempre più difficile. Quando ho cominciato a frequentare le medie, ero sempre la ragazza nuova e schiva e non facevo in tempo a imparare i nomi dei miei compagni che già dovevamo impacchettare nuovamente tutto e ripartire. Quando ti affezioni a qualcuno, dirsi addio è tremendo. Così alla fine ho smesso di cercare degli amici. In questo modo era più facile andarmene quando arrivava il momento. Non parlavo con nessuno e il tempo libero lo trascorrevo tra lo studio e i libri, passando così per la "tipa nuova e stramba". Mio padre, fanatico com'è per l'esercizio fisico, ha sempre insistito che praticassi qualche sport e io ho abilmente evitato quelli di squadra, limitando al minimo indispensabile il contatto con gli altri. Ho sempre amato correre, va da sé che il mio sport preferito è l'atletica leggera. Quando corro, la testa si svuota di tutti i pensieri e rimango solo io. È una bella sensazione.

Quando poi siamo arrivati in questa città ho messo in scena il solito copione, evitando tutto e tutti certa che saremmo rimasti pochissimo come nostro solito. Ma poi mia madre ha trovato lavoro come web designer per un'importante azienda locale e così mio padre ha fatto in modo che restassimo il più a lungo possibile, per dare la possibilità anche a lei di realizzare quei sogni che ha sempre messo da parte per seguire mio padre ovunque il lavoro lo portasse.

E alla fine mi sono fatta fregare. Ho cominciato a illudermi che saremmo rimasti per sempre o almeno per un po' di tempo, che sarei riuscita a finire qui la scuola. Ho abbassato la guardia e ho cominciato a frequentare Kate e Liam, in terza media, e i loro amici: Mark, nonché mio vicino di casa, e Annabelle, la sola persona al mondo più timida e chiusa di me, ma dolcissima. Kate, al contrario, è una ragazza solare ed estroversa, sempre con il sorriso sulle labbra. L'esatto opposto di me, insomma, che arrossisco per qualsiasi cosa e ho paura anche della mia stessa ombra, come non manca mai di farmi notare. Sarà che gli opposti si attraggono, fatto sta che siamo diventate inseparabili. Al primo anno di liceo siamo anche riuscite a entrare insieme nelle cheerleaders. Ricordo ancora il suo entusiasmo quando ci hanno comunicato che avevamo superato le selezioni, non smetteva più urlare e saltare. Io, invece, lo ero sicuramente molto meno. In realtà ero terrorizzata all'idea di dovermi esibire di fronte a tutta la scuola e avevo fatto il provino perché Kate aveva insistito. Non sono proprio il tipo che dimena in aria i pon-pon e incita i ragazzi sudaticci che corrono da una parte all'altra. Se non fosse stato per tutta quella ginnastica artistica praticata in passato, non avrei mai avuto il posto. Ma alla fine, ammetto, che è stato bello condividere quest'esperienza con la mia migliore amica, mi ha aiutata a sciogliermi un po'.

Solo io e teWhere stories live. Discover now