Capitolo 3

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Clarissa

La sveglia suona e io sobbalzo. Sembra che sia riuscita a riaddormentarmi, alla fine. Dopo essermi svegliata nel cuore della notte in un groviglio di lenzuola con ancora la sensazione di avere quegli occhi neri puntati addosso, ho impiegato molto a riprendere sonno, avrò dormito appena un paio d'ore.

Esausta, mi alzo senza alcun entusiasmo per il nuovo giorno e faccio una doccia nella speranza di riprendermi.

Una volta tornata in camera, indosso dei pantaloncini corti, le mie Converse grigie e una t-shirt grigio scuro abbastanza lunga, e poi scendo per colazione. Mio padre è già uscito e in cucina trovo solo mia madre. Mi saluta con un sorriso caloroso e mi mette davanti una tazza di tè e due fette di pane tostato ricoperte da uno spesso strato di marmellata di fragole, la mia preferita. Nonostante ciò, guardo la colazione con una smorfia: ho lo stomaco chiuso e la colpa è solo di quegli occhi scuri che mi hanno tormentata tutta la notte.

«Hai pensato a che sport vuoi praticare quest'anno? O pensi di provare a entrare nelle cheerleaders anche qui?» chiede mia madre, riportandomi al presente. Scuoto la testa.

«Una ragazza, ieri, mi ha chiesto se volessi fare il provino, ma le ho detto di no. Non mi piace fare la cheerleader. L'hanno scorso l'ho fatto solo per Kate. Magari proverò con la squadra di atletica. Non so ancora, ci sono un sacco di attività interessanti. Adesso vado o farò tardi.»

Mi alzo dallo sgabello, le do un bacio veloce sulla guancia ed esco di casa. M'infilo gli auricolari e m'incammino verso scuola sotto il sole. Il clima qui è davvero arido e le strade sono polverose a causa della siccità.

Entrata nel cortile di scuola, un ragazzo mi si piazza davanti, bloccandomi la strada. Dalla stazza e dalla giacca che indossa nonostante l'afa, intuisco che faccia parte della squadra di football. Mi sfilo gli auricolari.

«Ciao, sono Jack. Ti chiami Clarissa, non è vero?» mi chiede con un gran sorriso stampato in faccia. Ma possibile che qui tutti sappiano chi sono?

«Ciao. Piacere di conoscerti,» rispondo, sorridendogli a mia volta. Lui rimane un attimo interdetto, per poi riscuotersi in fretta.

«C'è una festa per l'inizio della stagione di football, venerdì sera. Tu vieni?»

Oh, cavolo. E adesso? Io non vado alle feste.

«Ehm... non saprei. Non so nemmeno dove sia questa festa... e poi non conosco ancora nessuno in città,» rispondo, sentendomi arrossire leggermente.

Lui sorride e replica: «Beh, conosci me adesso, no?»

Sorrido imbarazzata e mi sistemo meglio la tracolla della borsa sulla spalla, a disagio, senza sapere cosa rispondere. Mi sta chiedendo di andarci con lui? Tipo un appuntamento? Possibile che Sara avesse ragione? Certo è davvero carino, con i capelli biondo scuro e gli occhi nocciola, alto e con il fisico scolpito. Mi rendo conto che sta aspettando una mia risposta mentre io lo guardo ancora imbambolata, ma quando apro bocca per dirgli qualcosa, sento urlare il mio nome

Entrambi ci voltiamo. Sara sta facendo dei gesti con le braccia, vuole che la raggiunga al parcheggio. Le faccio un cenno con la mano per farle capire che ho afferrato.

Jack si volta di nuovo verso di me. «Conosci Sara Jones?» mi chiede con una strana espressione sul viso.

«Ci siamo conosciute ieri a lezione. È simpatica,» gli spiego con un'alzata di spalle.

«Non dovresti frequentarla. Né lei né gli altri del suo gruppo. Non sono dei ragazzi affidabili. Ti metterebbero nei guai,» mi avverte con espressione improvvisamente seria. Cerco di assorbire le sue parole. Si capisce che lo pensa davvero.

Solo io e teWhere stories live. Discover now