L'ASSO DELLA KARASUNO

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31 – 33

Il fischio dell'arbitro segnò la fine del terzo tempo, spezzando il silenzio seguito dagli ultimi rintocchi del pallone sul parquet, rotolando alle spalle di Hinata.
Avevano dato tutto. Ogni singolo fiato, ogni singolo scatto per tenere in aria quella dannata palla e rimandarla nel campo della Seijo. L'avevano ricorsa, recuperata, rilanciata. Ma alla fine era caduta.
Inesorabile, come un macigno si era schiantata sul pavimento della loro metà campo, infrangendo il silenzio dei respiri trattenuti, e con esso anche il sogno di proseguire oltre.
Ce l'avevano messa tutta ma non era bastato.
Non era stato sufficiente l'intervento di Sugawara, entrato al posto di Kageyama per permettere al primino di riprendere coscienza di se stesso e capire che non era un duello da solo contro il capitano avversario, Oikawa Tooru, ma di tutta la Karasuno contro tutta la Seijo.
A nulla il tentativo di mettere in battuta Yamaguchi con il suo servizio flottante, tra l'altro miseramente fallito quando la palla era andata a scontrarsi sulla rete, anche se aveva tuttavia spezzato la tensione che stava attanagliando la squadra.
A nulla il tentativo Nishinoya di salvare un potente servizio di Oikawa, parando una palla che avrebbe dovuto spezzargli le braccia.
Nulla era servito e si era giunti all'ultima azione da cardiopalma con il fiato trattenuto. Oikawa aveva eseguito l'ennesimo servizio, appena smorzato giusto per far arrivare la palla al limite della rete, costringendo Daichi a recuperarlo subito seguito da Kageyama, destabilizzando la formazione. Hinata aveva cercato di rilanciarlo oltre ma il numero 12 della Seijo era decisamente più alto di lui e aveva rispedito il pallone al mittente.
E alla fine Oikawa aveva costretto ancora una volta Nishinoya a eseguire un recupero spettacolare, sbilanciando però la ricezione.
Ed era stato allora che Kageyama aveva avuto a disposizione un'unica alternativa. Era scattato dietro la seconda linea per mettersi sotto la traiettoria del pallone, e Hinata si era lanciato sotto rete.

Adesso. Da questa posizione. Con questo tempismo. Da questa angolazione.

Era stato un libro aperto per gli avversari. E la palla, schiacciata da Hinata, si era scontrata col muro a tre della Seijo ed era volata oltre le spalle del numero 10, infrangendosi al suolo.
A nulla il tentativo di Asahi, Kageyama e Nishinoya di lanciarsi a recuperarla ed era caduta al centro, davanti ai loro occhi.

Avevano perso.

-Hinata, Kageyama-
La voce del Capitano fu un martello nelle loro menti sconvolte.
-Dobbiamo metterci in fila-.
Il tappetto era ancora inginocchiato a terra a fissare le linee del pavimento senza guardarle veramente, ma sollevò lo sguardo verso di lui, sconvolto.
-Capitano, mi disp...-
-Non hai sbagliato- lo fermò l'altro. -Quindi non scusarti-.
In silenzio, a testa bassa, si allinearono a bordo campo per i saluti finali. Nessuno fiatava. Era stata un'accesa battaglia sin dai primi scambi e il palazzetto era gremito di gente che ora applaudiva. Entrambe le squadre erano esauste e le forze avevano ormai abbandonato le loro membra stanche.
Daichi fece mettere la squadra in posizione sotto la tribuna dei sostenitori, per ringraziarli, e sia Takinoue che Shimada rimasero stupiti nello scorgere le tre ragazzine sedute accanto a loro, tifose della Seijo, battere le mani alla Karasuno, dimostrando loro che nonostante tutto avevano apprezzato il loro lottare alla pari della squadra capolista.
-Bravi. E' stata una bella partita- fece il moro, rivolto ai ragazzi sotto di loro.
Daichi, inchinato in avanti, strinse i denti con rabbia quindi incitò i compagni a lasciare il campo.
-Sai...- fece allora Takinoue, mentre i ragazzi si allontanavano, e l'amico si volse a guardarlo. -Quando noi perdevamo odiavo quando mi dicevano che avevo fatto una bella partita. Già! Avevamo comunque perso- e sospirò. -Tuttavia...ora che siamo dall'altra parte...mi rendo conto che non si sa cos'altro dire-.

Il ragazzino seduto qualche sedile più su, dietro di loro, continuava a fissare la squadra che a testa china recuperava le sue cose per lasciare spazio alla partita successiva e sospirò a fondo.
Aveva tenuto il fiato sospeso per tutta la partita. Anche a quella distanza poteva chiaramente vedere la frustrazione sui loro volti, tuttavia non era in grado neanche lontanamente di immaginare cosa si celasse nei loro cuori distrutti. Era una sensazione che non aveva mai provato.
Si levò dalla sedia, calandosi la visiera sugli occhi, quindi in silenzio si allontanò, senza accorgersi dello sguardo incuriosito alle sue spalle.

Io odio la PallavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora