BATTUTA D'ARRESTO

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La vibrazione ritmata distolse la sua attenzione dalla difficile operazione di algebra che stava sviluppando e allungò la mano per afferrare il cellulare senza spostare lo sguardo dalla serie di numeri che la stavano mettendo in crisi.
Sbuffò, un po' contrariata per l'interruzione, ma corrugò la fronte quando si decise finalmente a osservare lo schermo lampeggiante su cui compariva un numero a lei sconosciuto.
-Hikari-chan?-
La voce dall'altra parte le smorzò di colpo il fiato e allontanò il cellulare dal viso per guardarlo un po' scettica, quasi incredula a quanto udito dalle sue orecchie.
-Asahi-san!?- esclamò sorpresa.
-Scu...scusa se...si...io non volevo...sicuramente ti ho disturbato...ecco...io...non...- la voce tentennante le confermò che effettivamente dalla parte opposta della telefonata c'era il timido Asso della Karasuno e involontariamente sorrise. Scosse la testa e si ricompose sulla sedia.
-Come hai fatto ad avere il mio numero, Asahi-san?- chiese seria.
Immaginò il ragazzone diventare bordeaux e guardarsi attorno sudando freddo e il ghigno le si allargò ancora di più sulle labbra.
-Non ti mangio mica, Asahi-san. Volevo solo sapere come hai fatto a convincere Nishinoya a dartelo-.
-Ecco...a dire il vero non ho dovuto faticare molto...-
-Ah, si!? E...cosa dovevi dirmi di così urgente da convincere quel dannato Libero a mancare alla parola data?-
-Ecco...si...insomma...non...-
-Asahi-san? Cosa posso fare per te esattamente a quest'ora della ser...-
-Sei libera domani?-
La domanda uscì talmente veloce che per un attimo la ragazza rimase in silenzio, presa alla sprovvista, incapace di capire se avesse detto o meno quelle parole.
-Co...- e si costrinse a schiarirsi la voce. -Cosa?-
-Sei...sei libera domani?-
-Beh, ecco...-
-So che ogni tanto torni a Tokyo dai tuoi e, si insomma, volevo sapere se domani sei qui o andrai via per il week end. Perché se ti va...potremmo andare al parco...domani...-
-Mi stai chiedendo di uscire?-
Il lungo silenzio che la raggiunse dall'altra parte del telefono le fece venire il sospetto che il ragazzo fosse svenuto o, peggio, definitivamente morto.
-Asahi-san, ci sei ancora?-
-Si...-fu la timida risposta.
-C'è qualcosa che non va? Ho detto qualcosa che ti ha offeso? Ti sento...quasi deluso?-
-No...è che non l'avevo considerata da questo punto di vista- ammise un po' rammaricato.
-Quindi non è un invito a uscire insieme?-
-No...cioè, si ma...non da soli-.
Hikari trattenne a stento una risatina quando si rese conto dello sforzo che l'altro aveva certamente dovuto fare per digitare il suo numero e non scappare a gambe levate quando aveva risposto. Per non parlare dell'equivoco che involontariamente aveva creato da solo.
-Dove state andando?- chiese dopo aver rilasciato un lungo sospiro.
-Al...al parco. Abbiamo pensato di andarci subito dopo pranzo, per svagare un po' prima che finisca l'estate. Sempre se ti fa piacere, ovviamente-.
-Va bene-.
Asahi si azzittì all'istante.
-Hai sentito, Asahi-san? Ho detto che va bene-.
-Verrai...verrai sul serio?-
-Quale parte di "va bene" non ti è chiara, esattamente?- ringhiò.
-Scusa, scusa, non volevo, è che...non sapevo se ti avesse fatto piacere...tutto qui-.
-Perché non dovrebbe?-
-Beh, ecco...l'ultima volta Nishinoya ha sudato parecchio per convincerti a venire al mare, pensavo che...-
-Però quella volta mi hai detto che ti ha fatto piacere che fossi venuta, giusto?-
Il silenzio tornò a far da padrone per qualche istante.
-Giusto- replicò il ragazzo.
-E quindi è per questo che questa volta hai voluto chiedermelo tu di persona?-
-Ti...ti ha dato fastidio?- chiese mortificato.
Hikari scosse la testa.
-No, Asahi-san. Non mi ha dato fastidio. Anzi. Mi ha fatto davvero piacere che tu me lo abbia chiesto-.

***

Il piccolo parco alla periferia del paese era pieno di gente, quella domenica pomeriggio.
Complice la bella giornata di sole in molti si erano riversati sul piccolo quadrato verde a trascorrere alcune ore spensierate prima di riprendere i ritmi serrati della nuova settimana.
Molte famigliole più o meno numerose avevano improntato modesti pic-nic all'ombra degli alberi, sostando su variopinte tovaglie piene di cestini di snack fatti in casa, con i bambini che scorrazzavano allegramente nel prato. Alcuni gruppi di ragazzi giocavano a pallone ma la maggior parte degli astanti era beatamente stesa sull'erba a godersi il tepore del sole.
-Questa si che è pace!- esclamò Nishinoya gettandosi in terra a gambe e braccia spalancate.
-Dovresti moderarti un po', almeno quando sei in mezzo ad altra gente- lo rimproverò Suga posando il suo zaino contro il tronco dell'albero sotto il quale avevano deciso di fermarsi.
-Ma se non lo faccio adesso quando potrò essere me stesso? Al momento sono un ragazzo adolescente con tutto l'entusiasmo che la mia età mi compete, devo pur far uscire da qualche parte tutta la mia irruenza, no?-
Il Vicecapitano fece per obiettare ma rimase per qualche istante con la bocca aperta e infine la richiuse senza dire nulla, optando per la politica dell'ignorare la sua logica, qualsiasi essa fosse, per il resto della giornata.
-Guarda, ci sono le canoe!- esultò Hinata adocchiando alcune piccole imbarcazioni che scivolavano sulla superficie del piccolo lago poco distante.
-Potremmo prenderne un paio e vedere chi arriva per primo dall'altra parte- propose Kageyama.
-Ci sto!- fece il piccolo Centrale ergendosi in tutta la sua altezza.
-Vi proibisco di dar fastidio a quelle coppie che si stanno godendo serenamente il pomeriggio in barca- li ammonì Daichi, severo, e i due si voltarono a guardarlo con il broncio.
-Ma io voglio fare un giro in canoa- piagnucolò Hinata.
-Allora cercate di godervi il giro senza dover per forza di cose fare a gara-.
-Ma così non c'è gusto- avanzò Kageyama.
Lo sguardo minaccioso del Capitano li trattenne dal replicare ancora e a spalle basse si avviarono verso la rimessa per affittare le imbarcazioni.
-Si comportano come bambini- riprese Daichi esasperato.
-Forse perché sono bambini- commentò Sugawara sedendosi sull'erba accanto a Nishinoya.
-Non sono bambini...sono neonati nel corpo di adolescenti- e si adagiò anche lui sotto l'albero, godendosi la frescura dell'ombra.
-Se fossero diversi non sarebbero però i nostri Hinata e Kageyama- commendò Hikari.
Si voltò a guardare verso la ragazza, seduta sull'erba, poco distante, e involontariamente si strinse nelle spalle.
-Forse hai ragione- ammise infine e recuperò una bottiglietta d'acqua dal proprio zaino.
-Ho portato le carte, vi va di fare una partitella?- propose Nishinoya scattando seduto all'improvviso.
Asahi, poco lontano, sussultò ricordandosi di come l'ultima volta che il Libero aveva vinto lo aveva usato come materasso, e involontariamente arretrò di un passo.
-Io mi taglio fuori- esordì categorico.
-Eddai! Asahi-san, se non giochi anche tu non è divertente!-
-Solo perché ti diverti quando perdo-.
-Se ogni volta che hai delle buone carte cominci ad agitarti è normale che uno lo capisce- lo rimproverò Suga.
-Se vuoi ti aiuto io- propose Hikari.
-No, grazie, preferisco fare da solo- replicò l'altro punto nell'orgoglio e si sedette tra i due compagni mentre anche Tanaka, Tsukishima e Yamaguchi prendevano posto a cerchio.
-Tu non giochi?- le chiese Daichi.
-No, preferisco godermi un po' di lettura in santa pace-.
-Ma come fai ad avere voglia di leggere anche fuori dalla scuola?- borbottò Noya mentre recuperava le carte.
-Innanzitutto non è un libro di scuola. E poi fa bene ogni tanto immergersi in altro-.
L'amico la guardò, quasi schifato e si strinse nelle spalle.
-Sarà- concordò, poco convinto, e iniziò a mescolare il mazzo di carte. Hikari scosse la testa, rassegnata dal comportamento di Nishinoya e aprì il libro, distaccandosi da tutto il resto.

Io odio la PallavoloWhere stories live. Discover now