XI

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Trangugiai il panino che mi avevano dato. Accanto a me, Dee scuoteva la testa. Le sorrisi, e lei ricambiò: c'era talmente tanto amore nei nostri sguardi che, spesso, Caleb preferiva starci lontano. Mi prese una mano da sotto il tavolo, costringendomi a bere usando la sinistra.

- Ehi, ragazzi, più veloci. - disse la guardia incaricata di controllare l'ora. Da quando, un mese prima, l'Alpha aveva annunciato che conoscevano il motivo della mia trasformazione, tutti mi trattavano meglio. Avevano anche, probabilmente, capito il perché. Non che ci volesse un Einstein, diceva sempre il suo Beta.

Finì anche lei di mangiare e ci alzammo: quel giorno avremmo attaccato, per la quindicesima volta, il Castello di Ferro. Mio padre (anche se Diamante insisteva a tener nascosta quella notizia) sarebbe stato sconfitto, soprattutto dopo le perdite che i lupi avevano inferto ai ranghi dei Vendicatori.

Ci guardammo negli occhi, e ci trasformammo.

Il muso di Diamante mi sfiorò un fianco, mentre procedeva dietro di me. Sapevo che avrebbe voluto andare prima lei, ma non mi fidavo. Ceravamo divisi dal resto del Branco, ed eravamo ancora lontani dal catello.

Ad un tratto un sibilo attraversò l'aria, mentre una freccia si conficcava accanto a me.

Due figure incappucciate apparvero: una era una ragazza coi capelli chiari ed un pugnale in mano, l'altro un uomo con una balestra. Mio padre. Sebastian sorrise, abbassando l'arma.

- Non capite? -

- Cosa?! - domandai, trasformandomi. L'espressione dell'uomo rimase impassibile, anche se una vena pulsò sulla sua fronte.

- Non potete sconfiggerci. Né ora né mai. - ghignò.

- E per quale motivo. -

- Piccolo segreto. Jocelyn. - si rivolse alla compagna, prima di andarsene. Lei fece una smorfia. E ci attaccò.

La lama luccicò nell'aria, fendendola velocemente. La schivai. Cercai di trasformarmi, ma la ragazza mi costrinse a concentrarmi su di lei.

Saltai all'indietro, ringhiando. Diamante era già accanto a me.

- Che carini. - sogghignò, puntandoci. La mano della mia compagna si appoggiò sul mio petto, trattenendomi.

- Un amore così forte Peccato che non abbia futuro. - aggiunse ancora.

Si spostò verso destra, e noi verso sinistra, girando. Con un balzo ci si avvicinò, e vidi il pugnale scintillarmi vicino.

- Traditore. Avevi tutto. Tutto. E ci hai abbandonati. - capii subito che si riferiva a me. E che ero io il suo obbiettivo.

- Lascialo stare. - ordinò Dee. La ragazza portò le mani alla gola, allargando il laccio.

- Mai. - e si slanciò contro di noi. I suoi crudeli occhi, simili a pozzi di oscurità, furono l'unica cosa che vidi.

Poi il buio.

Il calore, un calore che partiva dalla pancia e saliva.

Arrivò anche il dolore.

Una fiamma che mi bruciava.

Sentii qualcosa dentro di me spezzarsi.

Un ululato.

Dolore.

Buio.

Calore.

Sangue. Sangue in bocca, sangue che rombava nelle mie orecchie.

OCCHI DI DIAMANTEDonde viven las historias. Descúbrelo ahora