La forza delle parole

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Varcata la soglia il bambino iniziò a guardarsi attorno meravigliato da tutte quelle armi prestigiose fino a quando non arrivò di fronte ad una vetrina nella quale erano riposti lo yumi di SurrealPower, la katana di Anima e la naginata di Stepny. Giunti di fronte a quell'immensa vetrina Tomomi cercò di continuare la missione senza lasciarsi tradire dalle emozioni.

«Non sono quattro i maestri samurai? Come mai ci sono solo tre armi in questa vetrina?» «Purtroppo ho avuto a che fare con uno di loro in prima persona, ma non aveva con sé la propria arma.» daimyō Shuzo stava iniziando a torturarsi le mani per l'amarezza che provava in quel momento.

«Potrei prenderle in mano per poterle ammirare da vicino? Sono molto curioso di vederle.»

«Mi dispiace mio piccolo samurai.» uno sguardo severo calò su Tomomi «Non posso lasciare che qualcuno tocchi qualcosa della mia personale collezione, è una cosa che custodisco molto gelosamente.» il bimbo abbassò lo sguardo dispiaciuto e cercando di farsi venire qualche idea.

Shuzo sentì qualcosa sibilare accanto al suo orecchio andando poi a colpire la vetrina facendola crepare prima di cadere a terra. Sentì qualcosa di caldo sul suo viso e dopo essersi portato due dita sulla guancia notò che erano sporche del suo sangue.

«Ops, non si è rotta.» quando il daimyō si voltò SurrealPower teneva ancora in mano l'arco che aveva scoccato la freccia e gli altri maestri samurai erano accanto a lui.

«Guardie prendeteli! Non lasciate che si avvicinino alla vetrina! » subito i samurai nemici avanzarono verso i maestri mentre Shuzo prese Tomomi per usarlo come ostaggio nel caso in cui le cose non si fossero messe bene.

Lo scontro tra i maestri samurai e le guardie aveva acquistato subito una grande intensità, i nemici erano più forti di quelli che Vegas si era trovato a combattere quando era stato rinchiuso nella cella e nel giro di poco tempo erano anche arrivati i rinforzi nemici per cercare di finirli una volta per tutte. I fendenti di Anima non erano precisi e spesso non faceva più di qualche graffio alle armature, erano più le occasioni in cui doveva difendersi dai colpi nemici che le volte in cui riusciva ad attaccare. Stepny era molto più lento nei movimenti a causa dell'eccessivo peso della naginata che gli era stata prestata e la paura di rovinarla non gli permetteva di usare tutta la sua energia per abbattere gli avversari.

Vegas a differenza degli altri era riuscito ad avvicinarsi a daimyō Shuzo che teneva stretto a sé il ragazzino usandolo come scudo umano.

«Dovevo capirlo fin da subito che c'eravate voi dietro questo moccioso.» Tomomi stava tremando come una foglia mentre Shuzo lo strinse più forte.

«Lascialo andare, Shuzo. Lui non ha colpa di tutto questo, è stata una mia idea.»

«Certo che non ha colpa, ma è uno scudo perfetto. Cosa farai ora maestro samurai? Se colpisci me farai del male anche a lui.» a ogni parola il sogghigno che aveva in volto si faceva sempre più accentuato e il terrore di Tomomi sempre più intenso fino a fargli scendere delle lacrime dagli occhi. «Dammi la tua arma e ritiratevi ed io prometto che non farò nulla a questo ragazzino, lo lascerò libero di tornare al suo villaggio.» Vegas cercò a stento di trattenere una risata ma con pessimi risultati, solo allora Tomomi iniziò a calmarsi e voltò il capo per guardare Shuzo.

«Lui non ha un'arma.» l'uomo impallidì a sentire quelle parole.

«Menti, tutti i samurai hanno almeno una katana, altrimenti non si possono definire guerrieri!» il samurai si avvicinò ancora di qualche passo allargando le braccia per fargli notare che non teneva nulla con sé.

«La miglior guerra è quella combattuta senza armi. Ora lascialo andare.» il loro discorso fu interrotto da una guardia che voleva prendere il samurai alle spalle ma questo si spostò di lato e colpì con violenza il polso della mano che impugnava la katana facendola cadere a terra.

«Vegas sono troppi! Non ce la facciamo!» SurrealPower faticava a tenere una buona mira e aveva quasi terminato le frecce che per lo più si erano conficcate nelle pareti della stanza.

«Ragazzi tenete duro! Ce l'abbiamo quasi fatta!» erano tutti in estrema difficoltà essendosi ritrovati un intero esercito contro. Stepny cercò di spostarsi il più possibile verso Vegas e Tomomi per dare man forte al suo amico e quando fu abbastanza vicino colpì con un fendente nello stesso punto in cui la freccia lanciata in precedenza da SurrealPower aveva incrinato la vetrina mandandola definitivamente in frantumi.

«No! La mia collezione!» il signore del villaggio lasciò andare il bambino che si precipitò tra le braccia di Vegas mentre lui raggiunse Stepny di tutta fretta. «Sono mie! Non potete prenderle!» ma in un batter d'occhio si ritrovò con la lama della naginata alla gola.

«Oh invece possiamo eccome, queste non sono tue ma appartengono esclusivamente a noi maestri.»

«No, me le avete cedute il giorno in cui avete deciso che la vita del vostro amico era più importante di loro e me le avete consegnate.» velocemente Stepny restituì ad Anima la propria katana e a SurrealPower il proprio yumi. In pochi attimi lo svantaggio che avevano accumulato i quattro maestri svanì con fendenti più forti e una precisione molto più accurata sui loro avversari, fino a quando tutti e quattro circondarono Shuzo.

«Ogni vita è più importante delle armi.» fece notare Anima «Ma quando questa non è più in pericolo non vedo il motivo per non recuperare gli amici persi.»

«Amici persi? Ma di che state parlando?» daimyō Shuzo alzò le mani in segno di resa guardando negli occhi i quattro Maestri.

«Quelle che portiamo con noi in battaglia non sono semplicemente armi.» Vegas tornò ad avvicinarsi a lui assicurandosi però che il bambino non fosse in pericolo. «Sono compagne d'avventura, sono i nostri più cari amici, sono una parte di noi alla quale è molto difficile rinunciare.»

SurrealPower incoccò l'ultima freccia che aveva a sua disposizione «Fai ritirare i tuoi uomini oppure saluta questa vita.» profondamente umiliato Shuzo fece ritirare i propri samurai lasciando che tutti e cinque uscissero dalla sua dimora.

Una volta fuori Vegas aiutò Tomomi a risalire in sella al suo cavallo. «Hai visto? Le parole alle volte possono essere più efficaci delle armi, senza di te non ci saremmo mai avvicinati alla stanza dove teneva le nostre armi.»

«Però ho avuto davvero tanta paura quando mi ha preso.» strinse le braccia attorno ai fianchi del samurai per rimanere aggrappato e non cadere da cavallo mentre appoggiò la testa sulla sua schiena.

«Avere paura fa parte di un samurai, non puoi mai sapere come andrà a finire, ma è la paura stessa a farti combattere per riuscire a tornare a casa.»

Una volta tornati al villaggio fecero scendere Tomomi dal cavallo.

«E ora cosa farete?»

«Come prima cosa dobbiamo restituire quello che c'è stato prestato per questa missione, poi chi lo sa!» il ragazzino guardò i suoi amici speranzoso.

«Spero di riuscire a diventare un samurai bravo come voi!»

«Ma certo che ci riuscirai, e diventerai ancora più bravo se t'impegnerai!» poco dopo arrivò il momento di salutarsi, Tomomi accompagnò i quattro maestri fino alle porte del villaggio e agitò in alto una mano per salutarli.


---Ora tocca a me---

Un saluto a tutte le mie ciliegie! E un grossissimo ringraziamento a tutti quelli che sono arrivati fino alla fine di questa storia. Vorrei veramente sapere se vi è piaciuta oppure no, se avreste preferito che finisse in un altro modo o semplicemente se non avreste voluto che finisse. 

A breve pubblicherò la seconda ff sempre dedicata ad uno dei mates, secondo voi a quale dei tre? Fatemelo sapere in un commento e per scoprirlo seguitemi sul mio canale instagram (@kirsykka)dove ve lo farò scoprire prima di pubblicare il primo capitolo ;)

Maestri samuraiWhere stories live. Discover now