9: nel quale si vive tra relax e cattivi presagi

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Kim non ricordava di essere mai stata tanto rilassata.

Sembravano passati anni dall'ultima volta in cui si era ritrovata sdraiata a letto, con gli occhi aperti e nemmeno una preoccupazione a sfiorarle la mente. Fissava il soffitto a cassettoni, tinto d'azzurro, chiedendosi se il cielo sopra il deserto avrebbe avuto quel colore o se avesse mai visto quella particolare sfumatura in Vietnam e a Venezia. Era così bello, quell'azzurro, da farle venire fame.

Si perse in riflessioni pindariche sul perché esistesse un colore chiamato azzurro carta da zucchero, facendo osservare a sé stessa, divertita, che non aveva nemmeno bevuto una goccia di alcol per arrivare a quei livelli.

Quando si erano chiuse la porta alle spalle, lei e Jo avevano dimenticato tutto il resto. Si erano semplicemente guardate, avevano sorriso. Il resto era storia.

Una soddisfacente, vivace, bella storia.

Kim era sul punto di socchiudere gli occhi con un sorriso teso sulle labbra, ormai quasi del tutto arresa alla stanchezza, quando la melodia latinoamericana del cellulare di Jozefien partì a volume massimo in associazione con una terribile vibrazione, che squassò il comodino in un minuscolo terremoto.

"Porca miseria" esclamò Jo, che era sdraiata al suo fianco e stava tentando di leggere il giornale dell'hotel tenendolo sollevato, in parallelo al suo viso, sopra gli occhiali storti.

"Potevo morire" la informò Kim, portandosi una mano al cuore che le era balzato nelle tempie per lo spavento.

"A chi lo dici".

"Chi è?".

"Indovina".

Jo si rimise sdraiata e accettò la videochiamata richiesta dalla sua migliore amica. Quando Kim notò la schermata in caricamento, si tirò rapidamente le coperte fino al collo. Jo era stata un po' più previdente di lei, anche se solo nella misura di una canottiera scollata.

"Ciao, Sté!".

Dal cellulare giunse un crepitio molesto, un fruscio sospetto e poi la voce gracchiante di Stella invase la stanza.

"Ciaoooo! Come stanno le mie nuove emiratine?".

"Alla grande" confermò Jo, che girò bruscamente lo schermo verso Kim. "Guardala, com'è rilassata".

"Ciao, Stella" disse Kim, arrossendo e sperando che non notasse quanto fosse in disordine. Una massa pixellata di capelli neri e sorriso bianco si mosse in maniera buffa davanti a lei, seguita da un: "Dani, Dani! Vieni a vedere! C'è Kim spettinata!".

Kim allungò di scatto una mano e rigirò il telefono verso Jo, mentre due leggere chiazze rosse le coloravano le guance.

"Scema" disse sibilando a Jo, che intanto rideva.

"Dove?" chiese la voce di Daniele.

"Eh, niente. È solo tornato il triplo mento di Jo".

"Oh!".

"Gioia, tirati un po' su, fai impressione. Sembri mia zia Luisa quando tenta di farsi i selfie da mandare a mia madre".

Jo si mise seduta e fece cenno a Kim di appoggiarsi alla sua spalla. Dopo mezzo minuto di gesti insistenti, la ragazza sbuffò e ubbidì, con il lenzuolo alla gola.

"Ecco, così va meglio! Allora, com'è andato il viaggio?".

Al fianco di Stella, in maglione verde mela a righe bianche, si era sistemato Daniele. Di lui si vedeva solo mezzo busto e mezza barba, ma sorrideva. Le fece ciao con la mano quando finalmente la notò.

La sposa del fuocoWhere stories live. Discover now