Capitolo 9

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Irruzione in laboratorio

Pov. Colin

Quel giorno decisi di insegnare alla mia classe dell'ultimo anno la tecnica della sfumatura con i carboncini.
Preparai tutti i materiali sui loro tavoli e quando arrivarono spiegai loro come utilizzarli.
Mentre passavo tra i banchi a controllare come procedesse il lavoro, notai che la mia alunna Emma Williams aveva qualche difficoltà nella realizzazione del disegno. Scoprii che non aveva abbastanza fiducia in se stessa, mi disse di non essere capace così la incoraggiai e la invitati a tentare, a buttarsi dicendole  che se avesse sbagliato non sarebbe successo niente, anzi, "spesso da un errore nasce un'opera d'arte"  come dice un vecchio detto di noi artisti.

Le presi la mano e la aiutati a tracciare una linea continua sul foglio, senza che se ne accorgesse aveva disegnato il contorno del cesto di frutta da riprodurre.
Forse mi avvicinai un po' troppo a lei, riuscivo a sentire il suo profumo, sapeva di rose. Non so cosa mi fosse preso in quel momento, rimossi completamente la regola del rapporto insegnate-alunno.
Lei si voltò verso il mio viso e mi ringraziò, quando si accorse della nostra vicinanza sconsiderata si allontanò subito e la vidi arrossire leggermente.
Io sorrisi.
Non so per quale motivo ma sorrisi.
Mi fece sorridere la sua timidezza probabilmente, o la sua insicurezza...

Lei continuò il suo disegno e io mi dedicai agli altri alunni.
Al termine della lezione chiesi di consegnarmi i lavori svolti ma la mia alunna di fiducia, la signorina Williams, mi disse di non aver ancora terminato e di non voler lasciare un lavoro incompleto, così le dissi che avrebbe potuto terminarlo a casa e che me lo avrebbe consegnato la prossima volta.

Pov. Emma

Al termine della lezione il professor Brown chiese di consegnarli i lavori ma io ancora non lo avevo terminato, così mi disse che lo avrei potuto terminate a casa e che l'avrei consegnato la prossima volta.
Così infilai il disegno in una carpetta, che poi misi nello zaino, e uscii dall'aula.
Il resto della mattinata fu alquanto lento e noioso. Segiurono le lezioni di chimica, matematica e letteratura, una palla mortale!

Dopo pranzo io, Kate e Alice avremmo dovuto studiare insieme per la verifica del giorno dopo, ma ero ancora troppo presa dal mio disegno, volevo completarlo il prima possibile per consegnarlo al professor Brown.
Così dissi alle mie amiche di cominciare a studiare i primi capitoli che io le avrei raggiunte più tardi.
Nonostante fosse vietato utilizzare i laboratori fuori dell'orario scolastico io andai in quello d'arte e mi sedetti al primo banco, lo stesso banco dove mi aveva fatta sedere il professor Brown, e proseguì il mio lavoro.

L'aula era deserta, c'ero soltanto io, mi sentivo come una formica in un castello fiabesco. Mi guardai un po' intorno, di pomeriggio la stanza non era illuminata dal sole perciò dovetti accendere la luce, la quale faceva sembrare i colori delle pareti più luminosi.
Presi i carboncini e mi concentrai esclusivamente sul mio cesto di frutta.
Per la prima volta non ero completamente disgustata da un mio disegno, anzi direi che era addirittura carino.

Soddisfatta ammiravo il mio lavoro ancora seduta al primo banco quando sentì arrivare qualcuno, non avevo il permesso di stare lì quindi mi preoccupai molto. La porta si aprì, e come immagginavo alla mia vista apparve un inserviene che prontamente mi chiese:

-Cosa ci fai tu qui!? Lo sai che non puoi stare nei laboratori fuori orario senza permesso?-

Non sapevo cosa rispondere, ero molto agitata e le parole non volevano proprio uscire dalla mia bocca, quando per mia fortuna riconobbi una voce calda e familiare dire:

-Le ho dato io il permesso, stia tranquillo.-

Alle spalle del bidello, proprio sulla soglia della porta vidi il professor Brown.

-Va bene, ma devo ancora pulire qua dentro quindi fai in fretta.-

Disse il bidello prima di andare via.
Nell'aula eravamo rimasti solo io e il professore.
All'inizio non capii il suo gesto, perché proteggere un alunna indisciplinata che entra nel laboratorio fuori orario e senza permesso?
Decisi di ringraziarlo semplicemente.

- La ringrazio professore.-

-Di niente Williams, ma non ci sarò sempre io a coprirti le spalle quindi vedi di non farti beccare di nuovo.-

Il professore rimase sulla soglia della porta, si appoggiò con la spalla sulla porta. Io adesso ero in piedi accanto al banco. Lui continuò dicendo:

-Cosa ci facevi qui dentro?-

-Stavo finendo il disegno.-

-Credo di non aver mai avuto un allieva così attenta e volenterosa.-

-Professore lei come mai è qui?-

-Avevo dimenticato la carpetta con i compiti in classe di quelli del primo anno.-

Si avvicinò al banco e prese il foglio che vi era poggiato sopra.
Continuò dicendo:

-È terminato?-

Era di nuovo molto vicino a me. Anche se forse non se ne era nemmeno reso conto.
Lui era parecchio più alto di me così dovetti alzare un po' la testa per rispondere.
Con voce incerta risposi:

- Beh... si...-

- La prossima settimana allora avrete i risultati, non credo di riuscire a valutarli tutti entro domani mattina, è già piuttosto tardi.-

-Tardi? La verifica di storia!-

Mi ricordai improvvisamente di aver dato buca alle mie amiche e di non aver ripassato nulla per il compito in classe del giorno successivo.

-Mi scusi devo andare...-

Salutai frettolosamente il professore e andai in camera.

Innamorata del mio professoreWhere stories live. Discover now