Capitolo Venticinque

1.5K 145 75
                                    

-Fate un passo falso e siete entrambi morti.-
Gli occhi di Leo si spalancarono, le labbra dei due ragazzi si separarono di colpo.
-Tu...- ringhiò il principe, stringendo a sé Aida, la lama gelata ancora contro la gola.
Il ragazzo con il mantello nero si esibì in un inquietante sorriso pieno di soddisfazione e malvagità, visibile da sotto il cappuccio.
-Avevo sperato di raccogliere informazioni a sufficienza tramite la ragazza ma questo...questo che è perfetto.-
Una risata vuota e graffiante rieccheggiò nell'arena.
Aida sentiva il cuore battere a mille, ogni singolo nervo del suo copro era teso ogni oltre limite.
-Il principe di Argos con una schiava, romana per di più.-
-Aida non è una schiava!- protestò il principe.
-Risparmiami le tue sciocchezze da innamorato. Questa è roba di prima scelta, scatenerà una guerra in piena regola tra Argos e Mantinea, quando re Atlante saprà che la sua adorata figlia viene tradita dal principino. Per una romana oltretutto.-
Aida avrebbe voluto parlare, ma sentiva la punta della spada pungerle la pelle, una goccia di sangue le colava già lungo il collo.
Un passo falso ed era morta.
-Perché lo stai facendo? Cosa vuoi?-
Il ragazzo rise e si calò il cappuccio.
Quando Aida vide il suo volto dovette trattenere un urlo. Leonidas tuttavia sembrava averlo riconosciuto già prima.
-Nico...- sussurrò Aida.
-Sarà un vero scherzo abbattere voi stupidi greci mentre vi starete facendo guerra tra di voi.- disse il ragazzo, un ampio ghigno dipinto in volto.
-Avevo sperato che Aida mi rivelasse qualche segreto cofidatole dal principe, ma questo è molto meglio. Sarete la rovina del vostro stesso regno.-
Leo strinse più forte Aida.
Perché quel traditore non poteva puntare la spada su di lui?
Era ovvio, Aida era il suo punto debole, lo era stato fin dall'inizio.
Se lui teneva sotto controllo lei, aveva pieno potere anche su Leo.
-La principessa Calipso sospetta già di te, bellissima.- continuò Nico, accarezzando il volto di Aida con la punta della spada. -Crederà senza problemi a ciò che avrò da dirle. Atlante vi farà guerra e voi sarete costretti a difendervi.-
Nico spostò la lama sul petto del principe.
Il figlio di Efesto sentì l'ansia sciogliersi un poco. Almeno Aida era illesa e meno in pericolo, per il momento.
-E quando arriveranno i romani, voi cadrete come sabbia.-
-Perché stai con i romani?- chiese Aida, la voce incrinata.
Il ragazzo spalancò le braccia, allontanando così la spada da loro.
-Cos'hanno fatto i greci per me? Hanno ucciso mia madre e mia sorella, rapito mio padre e gettato me in una logora prigione, trasformandomi in un sudicio schiavo. Un tempo ero un principe.- Nico riportò la spada su Leo, questa volta sotto il suo mento. -Proprio come te. Mia sorella doveva diventare regina, sarebbe stata una sovrana saggia e giusta, ma quegli sporchi ateniesi l'hanno assassinata, sapevano che lei era troppo furba per loro. Si sono presi mio padre e hanno ucciso mia madre perché era in mezzo alla loro strada.-
Gli occhi del ragazzo bruciavano di rabbia, una luce spaventosa sembrava brillare in quei due pozzi neri come la pece.
-I romani mi hanno offerto una casa, degli amici, una famiglia. Quando avremo raso al suolo i vostri regni, io e il mio ragazzo costruiremo il nostro, diventando i re di noi stessi, appoggiati dalla Legione e dagli dei!-
Il ragazzo sorrise di nuovo, in quella maniera che faceva accaponare la pelle.
Aida si chiedeva come aveva potuto innamorarsi, anche se per poco, di un essere come quello.
-Voi piccoli amanti siete la chiave per la mia pace, siete la torcia che darà il via all'incendio.- abbassò la spada, ridendo amaramente. -Tu dovresti essere esperto di incendi Leonidas. Ci è morta tua madre e ci morirà pure la tua amata tra le fiamme, senza che tu possa fermar...-
Ma non terminò mai la frase.
Nico aveva fatto l'errore di abbassare la guardia, lasciando modo ai due di ferirlo.
Era stata questione di un attimo, aveva gettato la testa all'indietro mentre rideva e Leonidas aveva passato il pugnale ad Aida, che senza esitazioni l'aveva piantato nel petto dell'ex stalliere.
Il moro spalancò gli occhi e abbassò il capo a fissare il manico di cuoio che spuntava dal suo torace.
La spada gli cadde di mano e le ginocchia si piegarono.
-Tu non farai un bel niente, traditore.- dichiarò Leonidas, lasciando andare Aida e guardando il ragazzo inginocchiato, le mani sporche di sangue e il mantello nero che si macchiava di rosso.
Ma quello alzò il capo, un rivolo di sangue che gli usciva dall'angolo della bocca e lo sguardo folle.
-Non finisce...qui...- biascicò il ragazzo. -La guerra avverrà comunque, che lo vogliate...o no...-
Sorrise ancora, un'ultima volta, con quello sguardo folle negli occhi scuri.
-Siamo come l'idra...- disse. -Tagli una testa...e ne crescono...due...-
E cadde a terra, macchiando la pietra dell'arena con il suo sangue corrotto.
Aida e Leo rimasero a guardare il corpo per qualche istante.
Poi la mano del principe cercò quella della schiava, stringendola con forza.
-Dobbiamo tornare a palazzo, avvisare mio zio.-
-Sì, non si sarebbe fatto uccidere così facilmente se non avesse comunicato l'informazione a qualcuno dei suoi.- concordò la ragazza.
Leo si voltò verso di lei. -Dobbiamo sbrigarci.-
Aida annuì e si voltò verso l'uscita seminascosta dalle macerie.
Ma Leo le bloccò il polso e la fece girare, posando le sue labbra su quelle della ragazza.
-Aida, io non mi pento di nulla.- le sussurrò una volta separati, guardandola negli occhi.
-Scatenerei l'Ade per te.-
Lei sorrise e gli accarezzò una guancia.
-Dobbiamo andare Leo. Non siamo più al sicuro. Nessuno lo è più.-

Se qualcuno fosse passato per Argos quel giorno avrebbe visto due cavalli, uno nero e uno bianco, correre sulle colline, cavalcati da un ragazzo e una ragazza che sembravano appena tornati da una feroce battaglia.
Se quel qualcuno fosse stato un ateniese avrebbe pensato che il giovane era appena tornato da una guerra mentre la ragazza aveva tentato di difendersi.
Ma se invece fosse stato uno spartano, quel qualcuno di passaggio, avrebbe guardato i due ragazzi e avrebbe sorriso.
-Quella è nostra.- avrebbe detto, riferendosi alla ragazza. -Sta andando a prendersi ciò che le spetta.-

Ed era così.
Aida e Leonidas non stavano tornando da una battaglia.
Stavano andando a fare la guerra.

GRΣΣΚS || LΣΘ VΔLDΣζWhere stories live. Discover now