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Mi bloccai su due piedi quando riconobbi il cappello della sala mensa. Il ragazzo leggeva tranquillamente un romanzo, seduto con i piedi sul tavolo e mi dava le spalle.
Mi poggiai allo scaffale e mi schiarì la voce.
<< Vedo che non sono l'unica ad aver scoperto questo posto.>>
Il ragazzo si voltò immediatamente come se fosse stato sorpreso a rubare.
<< Era il tuo posto?>>
<< Lo è da tre anni ormai.>> non trovando altri argomenti, cambiai discorso. << Non ti ho mai visto al Lowell High.>>
Quando sorrise gli comparve una fossetta sulla guancia sinistra. << Diciamo che sono qui da poco, mi sto ancora ambientando.>>
Mi fu subito chiaro il perché non ci avesse mai provato con me. Molto probabilmente non ne aveva ancora avuto modo.
Mi sporsi verso di lui, scrutando il piccolo libro che teneva fra le mani. << Ciò che leggi è interessante?>>
<< In effetti sì, molto. I francesi sanno usare bene le parole quando si tratta di sentimenti.>>
Lessi la copertina. << La meccanica del cuore, Mathias Malzieu.>> rimasi interdetta, non avendo mai sentito l'autore.
<< Un piccolo ragazzino con degli ingranaggi e un orologio a cucù nel cuore per farlo vivere che non può assolutamente provare emozioni forti, altrimenti andrebbe in pezzi. Ti leggo l'introduzione.>>
Sfogliò velocemente le prime pagine del libro, poi si schiarì la voce. << "Uno, non toccare le lancette. Due, domina la rabbia. Tre, non innamorarti, mai e poi mai. Altrimenti, nell'orologio del tuo cuore, la grande lancetta delle ore ti trafiggerà per sempre la pelle, le tue ossa si frantumeranno, e la meccanica del cuore andrà di nuovo in pezzi.">>
<< È tenebroso.>>
Fece spallucce. << Un capolavoro, molti dentro questa scuola lo dovrebbero leggere.>>
<< Qui dentro pensano tutti allo sport non ai libri.>> e non lo ritenevo corretto. Ma la carriera scolastica si basava fortemente sui meriti sportivi e non sulla lettura.
<< A te piace leggere?>> domandò, come se fossimo già entrati in confidenza. Mi scrutò attentamente con i suoi occhi castani, come se la mia risposta valesse tante attenzioni quante me ne stava dando.
Incrociai le braccia al petto, come se questo potesse impedirgli di mettermi a nudo con i suoi occhi. << Leggo di tanto in tanto.>>
<<Cosa leggi?>>
Mi strinsi nelle spalle. <<Saggi brevi, romanzi, thriller.>>
<<Stephen King?>>
Annuì e sulle sue labbra comparve un ampio sorriso.
Una ragazza sbucò da dietro uno scaffale e si piazzò di fronte a noi. Mi rivolse un'occhiataccia, ma poi dedicò l'attenzione allo sconosciuto. << Marley, tesoro, le selezioni cominciano tra poco. Vieni?>> la sua voce cantilenante e il suo ripetuto giocare con la ciocca dei capelli lo trovai decisamente disgustoso e fuori luogo, ma diedi poca importanza a ciò.
<< Sì, sto arrivando.>> disse alzandosi, seppure contro voglia. Si girò verso di me e sorrise. << È stato un piacere parlare con te di libri per circa cinque secondi, spero che prenderai in considerazione di leggerlo, ne vale la pena.>> e si allontanò al seguito della sua presunta ragazza o chiunque essa fosse.
Il suo non-interesse verso di me mi fece improvvisamente sentire a disagio. Forse non ero così voluta come pensavo.
Magari ero facilmente richiesta soltanto da chi non avesse niente da perdere. Noa, però, non era uno sfigato e mi voleva ad ogni costo.
Il bel ragazzo straniero, Marley, non era senz'altro da buttar via eppure non aveva alcun interesse verso di me. Anziché programmare prematuramente un'uscita fuori a cena e provare ad infilarsi nelle mie mutande mi aveva parlato di libri e di cuore.
Un tipo del tutto strano.
Mi sedetti al posto finalmente libero e tirai fuori i libri di testo per cominciare la relazione, ma nonostante tutte le mie buone intenzioni non riuscivo a concentrarmi su nulla.
Cominciai il tema in diversi modi possibili, ma nessuno mi entusiasmò particolarmente.
Involontariamente venni distratta dal continuo movimento di pensieri e domande senza risposta che lo sconosciuto mi aveva creato in testa.
Marley era un nome mai sentito prima. Nessun ragazzo al Lowell High mi risultò si chiamasse così. Un nome strano, inusuale e senz'altro proveniva da qualche posto lontano da San Francisco. Forse era dell'Ohio o dell'Indiana, ma non aveva né stivali alti e né cappello da cowboy, il che mi fece intuire che fosse originario della California anche lui. Probabilmente veniva semplicemente da un'altra scuola e i genitori avevano avuto molta fantasia alla sua nascita.
Alla fine chiusi tutti i libri e li rimisi nella cartella. Ogni sforzo per completare la relazione sarebbe risultata inutile se avessi ancora continuato a pensare allo sconosciuto. Sarei andata da Noa, a fargli compagnia mentre si allenava e mi sarei concentrata solo su di lui.
Al campo, come previsto, c'era schierata gran parte della squadra titolare di Lacrosse. Noa era al centro del campo, dando dritte agli altri ragazzi su ciò che dovessero fare. Il casco di protezione gli copriva per gran parte la testa ma un ciuffo di capelli rossi si scorgeva ugualmente.
Affianco a lui, come se fosse un cagnolino, Hollis Stadler. Poco più distanti anche Jason e Hyde.
I giocatori di Lacrosse erano facilmente confondibili per quelli di football, ma anziché giocare con un pallone ovale si scontravano sul campo con delle racchette, simili a bastoni da golf. L'estremità presentava una leggera depressione ed era totalmente incordata per non permettere alla pallina di passarci attraverso.
I giocatori raccoglievano la pallina con il bastone e correvano verso la porta avversaria. Nell'insieme si poteva descrivere come il calcio, con divise da football e attrezzature da hockey. All'apparenza uno sport tranquillo, ma sul campo da gioco i ragazzi si distruggevano a vicenda.
Sugli spalti faceva molto caldo e il Sole batteva forte proprio nella mia direzione. Joelle Grant, la mia migliore amica, osservava entusiasta i nuovi ragazzi della squadra. Con lei potevo concedermi di essere me stessa, senza essere la solita stronza presuntuosa che fingevo di essere con chiunque.
La sua bellezza esotica mi faceva rimanere spiazzata ogni volta che la vedevo, la sua pelle color caramello era sempre perfetta e liscia, i suoi capelli erano ricci, ma sempre incredibilmente ordinati. Le sue labbra carnose al punto giusto e il trucco perfetto, come il resto del suo corpo.
Avrebbe potuto tranquillamente fare la modella dopo la scuola, ma aveva deciso che avrebbe seguito le orme della madre nella ditta di cosmetici.
<< Quest'anno abbiamo una grande scelta di bei ragazzi, perché tuo fratello non viene?>> domandò masticando una gomma.
<< Credi che possa sopravvivere in mezzo a quelle bestie? Lo renderebbero ancora più magro di quello che già è.>>
Joelle scrutò il campo passando a rassegna ogni giocatore.
<< Anche quello è magro eppure sta facendo le selezioni.>> disse puntando il ragazzo più minuto sul campo anche se ci dava le spalle. Aveva una pettorina azzurra fosforescente al contrario dei titolari con la classica divisa rossa e oro. Mi rivenne in mente Marley.
<< Oggi è successa una cosa strana in biblioteca.>> dissi, improvvisamente corrucciata al solo ricordo.
<< Del tipo?>>
<< Ho conosciuto un nuovo ragazzo, è arrivato da poco.>>
Ottenni immediatamente la sua totale attenzione. << Com'è? È bello?>>
Un piccolo sorriso curvò le mie labbra. << Sì, è bello.>>
<< Jennifer Addison Carter, sei fidanzata. Non essere egoista con la tua migliore amica.>>
<< Non mi ha notata in quel senso.>> dissi con una nota di disprezzo nella voce. << Non capisco se sia fidanzato o meno, era con una ragazza che l'ha chiamato tesoro. Ma è strano, mi ha parlato di libri, non di sesso, pompini o altro.>>
Questa volta anche Joelle si corrucciò. << Non ti ha notata e ha parlato di libri?>>
<< Sì, la meccanica del cuore. Le parole chiave: Tieni a bada la rabbia e non innamorarti.>>
<< Un duro intellettuale e anche figo. Sarà mio.>> ammise entusiasta mentre si sfregava le mani. Improvvisamente smise di sorridere. << Quel ragazzo ti sta fissando.>> aggiunse.
Guardai anch'io il campo e notai il ragazzo con la pettorina azzurra che guardava nella mia direzione. Non appena il mio sguardo incrociò il suo mi rivolse un saluto con un gesto appena accennato della mano. Il viso era parzialmente visibile a causa del casco, ma automaticamente pensai a Marley.
Poco sotto di noi, infatti, era seduta la ragazza della biblioteca.
Stava ancora a toccarsi i capelli, giocando con le punte. Mi innervosiva quel gesto ripetuto e sistematico di molte ragazze della scuola, ma non sarei stata certo io a criticarle.
Noa, nel frattempo, aveva visto tutta la scena dal centro campo e fulminò Marley con lo sguardo.
Il coach divise i nuovi ragazzi e formò due squadre. Marley era stato assegnato alla squadra avversaria a quella di Noa.
<< Adesso l'allenamento si farà interessante.>> dissi.
L'allenatore piazzò Marley in porta, anche se avrei preferito vederlo in attacco. Noa lo avrebbe ridotto in poltiglia, a maggior ragione dopo aver visto che mi aveva salutata e lasciarlo in porta tutto solo non mi sembrava l'idea migliore che il coach avesse avuto.
Noa si posizionò al centro del campo, piegato in avanti con la racchetta per raccogliere la pallina prima dell'avversario, un'altra pettorina azzurra. Si capiva perfettamente che il suo scopo era arrivare fino alla porta avversaria per far vedere chi comandasse.
L'incontro amichevole cominciò con il fischio acuto del fischietto. Noa raccolse immediatamente la piccola pallina dal terreno, avanzando a grandi passi verso la porta. I nuovi arrivati furono scartati immediatamente, come se nemmeno ci fossero sul campo.
I compagni titolari con la pettorina azzurra non furono un grande problema, con poche mosse li confuse e passò anche la difesa.
Ora Marley e Noa erano faccia a faccia.
Quasi tutto lo spalto si alzò in piedi per assistere alla scena. Erano tutti preoccupati per il nuovo arrivato.
Il capitano caricò il colpo con entrambe le braccia pronto a fare gol, ma proprio quando tutto sembrò già dato per scontato, Marley si allungò e afferrò la pallina con un riflesso micidiale.
<< Cazzo!>> ammise Joelle su di giri. << È la prima volta che qualcuno para un colpo di Noa.>>
La mia migliore amica non sapeva che quel piccolo prodigio in porta fosse il ragazzo della biblioteca e mi vidi bene dal tenermelo per me.
Perfino l'allenatore parve stupito e continuò a tenere Marley in porta. Noa era sempre più nervoso, provava in ogni modo a fare gol ma ogni volta che ci provava veniva parato. Nemmeno gli assist più veloci potevano nulla contro il nuovo ragazzo.
Ormai il riflettore era puntato su Marley.
Improvvisamente il gioco cessò quando l'allenatore fischiò attraverso il piccolo fischietto. Fece un piccolo cambio, mettendo Marley in attacco, di fronte a Noa.
<< Ora il tuo ragazzo lo ammazzerà con le sue mani.>> commentò Joelle come se stesse facendo una telecronaca.
Io rimasi in silenzio per godermi lo spettacolo. Era la prima volta che qualcuno teneva testa a Noa sul campo di gioco e l'eccitazione cresceva man mano che li vedevo giocare insieme. Marley sarebbe potuto essere il nuovo pupillo di Felix Carter se solo l'avesse visto giocare.
Sia Marley che Noa si piegarono di fronte la piccola pallina bianca. Quando l'allenatore suonò l'inizio del match Marley prese il possesso della palla, ma non durò a lungo. Infatti Noa gli diede una spallata che lo fece volare molto distante dal centro del campo.
<< Prevedibile.>> commentò Joelle.
Finché il nuovo ragazzo non si alzò dal prato sintetico e si rimise in assetto di gioco temetti che si fosse slogato una spalla. Noa era troppo grande per lui.
Quando l'allenatore fischiò per cominciare l'incontro, Marley fu ancora più veloce di prima lasciando che Noa rimanesse a vuoto con la racchetta.
Provò a dargli una spallata, ma schivò anche quella. Ad ogni azione che compiva i ragazzi e le ragazze dagli spalti lo incoraggiavano con urla e fischi.
Corse veloce verso la porta, mentre persino Hollis venne scartato vergognosamente. Una volta davanti la porta, il portiere rimase così sconcertato che non ebbe le forze necessarie per reagire prontamente al tiro.
Joelle si alzò in piedi eccitata e al settimo cielo, imitata dal resto dei spettatori sugli spalti. Non se lo immaginava nessuno. << Woaw, quel ragazzo ha fatto vedere chi comanda al tuo fidanzato! Accidenti!>>
Noa era visibilmente nervoso e fissava il coach in attesa di un responso. Lui scribacchiò qualcosa su un foglio, poi congedò i ragazzi allo spogliatoio. L'allenamento era terminato.
Notai Marley salire sui gradini degli spalti, al contrario degli altri che andavano a farsi la doccia.
La ragazza della biblioteca si allacciò al suo collo e gli stampò un bacio lungo e decisamente poco contenuto. Lui ricambiò, tenendola per il sedere.
Dopodiché si fece largo tra i ragazzi che lo fermavano per congratularsi e mi raggiunse.
<< Quello è il tuo ragazzo?>> domandò indicando Noa da lontano.
<< Sì, è lui.>> annuì, consapevole che qualcun'altra ragazza non se ne sarebbe vantata.
<< Bhe, anche se ha provato a rompermi una spalla mi sembra un tipo interessante.>>
<< Non tanto interessante come credi e.. scusalo. Si sente solo intimorito dalla possibilità di retrocedere a vice capitano.>>
<< Non accadrà, ne può stare tranquillo. A proposito, Marley Watson.>> esclamò porgendomi la mano senza guanto. Gliela strinsi, anche se esitante. << Non mi ero ancora presentato, perciò l'ho fatto prima che avessi sentito il mio nome attraverso il megafono dell'arbitro nella partita di Domenica.>>
<< Parteciperai?>> domandai stupita.
La ragazza della biblioteca mi guardava di sottecchi mentre Joelle ci sentiva parlare sempre più meravigliata.
<< È naturale, sarò il nuovo tormento del tuo ragazzo.>> disse con un leggero sorriso sulle labbra. Mi lanciò un occhiolino e scese gli spalti, spalleggiato dalla sua fan.
Marley Watson aveva l'aspetto di essere senz'altro il mio prossimo errore.

FAKE BOYWhere stories live. Discover now