Capitolo 18

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<<Sei pronta?>> mia madre esce dalla sua stanza con indosso un tubino blu elettrico e posso decisamente capire quanto sia nervosa per come si passa le mani su di esso.

<<Si, sono pronta>> sbuffo per la quindicesima volta. Ma diciamoci la verità, si è mai pronti per tutto questo? Esatto, ho deciso di andare da mio padre, voglio proprio ascoltare cosa ha da dirmi.

Cameron ha deciso di accompagnarmi e non potrei essergli più grata. Nonostante tutto quello che stia passando e che ha passato ha deciso comunque di esserci per me, perché è questo quello che lui sta iniziando a fare. C'è, sempre e ovunque.

Scendo di fretta le scale, indosso dei semplici leggings e un maglione color crema sopra. Arrivo alla porta e trovo Cameron lì con mia madre.

<<Andiamo?>> mi chiede mamma.
Mi guardo intorno cercando gli altri.
<<Nash, Kate e Hayes?>>
Si tortura le mani tra di loro.
<<Loro non verrano, questa volta andrai da sola>>

Annuisco frastornata e infastidita.
Cameron mi tira a se mentre mia madre sale in macchina. <<Buongiorno piccola>> mi bacia sulle labbra e di rimando gli sorrido.
<<Andiamo con la tua macchina?>>
<<Si, vieni>> mi prende per mano e mi trascina con lui.

Abbiamo deciso di prendere due macchine diverse, almeno così potrò essere più calma e rilassata.

La mano di Cameron raggiunge la mia coscia e la stringe forte.
<<Io sono con te, bimba>> annuisco baciandogli una guancia e prima di partire lo stringo forte a me.

Il viaggio è abbastanza veloce e silenzioso. Arrivati all'aeroporto, fatti i soliti passaggi noiosi, prendiamo posto, io affianco a Cameron e al finestrino.

<<Ti amo>> mi stringe la mano lasciandomi un bacio sotto l'orecchio.
<<Ti amo>> ripeto affondando nelle sue iridi al miele per calmarmi e trovare un pò di pace.

-

Quattro ore e mezza di volo, tutte passate a dormire per colpa della mia notte insonne. Ora che sono su un taxi e guardo la città che mi scorre davanti, fino a raggiungere i cancelli di quella struttura, mi rendo conto di quello che sto facendo.

Con un lungo, lunghissimo respiro mi faccio coraggio e apro lo sportello, aspetto che mia madre paghi il taxi e fisso l'imponente edificio avanti ai miei occhi. Due scale ai lati portano all'entrata e il colore bianco spicca quasi in tutto a parte le rifiniture di un grigio metallizzato.

Cameron mi circonda la vita con le braccia lasciandomi un bacio tra i capelli.
<<Andiamo?>>
Annuisco senza dire un altra parola e inizio a camminare.

<<Tesoro, noi ti aspettiamo fuori>> mi rassicura mia madre, ma più che rassicurarmi non fa altro che farmi salire l'ansia ancora di più.

Mi blocco sul posto stringendo forte la mano di Cam.
<<Che cosa? Io ho bisogno almeno di lui lì dentro>> spalanco gli occhi indicando il mio ragazzo.
<<Mi dispiace piccola, ma non può>> mia madre scuote la testa come dispiaciuta mentre nello sguardo di Cameron non vedo altro che pura rabbia. Era già contrario a lasciarmi andare, adesso che non puó nemmeno restarmi vicino avanti a lui, è ancora peggio.

Do un ultimo bacio a Cameron, sorrido forzatamente a mia madre e mi lascio condurre da questo infermiere in una specie di grande camera.

Le mani mi sudano come se dovessi andare al patibolo. Ho paura, ho paura eccome, non lo vedo da un anno se non di più e sembra essere passato solo un mese. I ricordi delle sue mani addosso sono ancora vividi nella mia mente, e solo questo basta a farmi conficcare le unghie nei palmi e a farmi rimanere immobile senza trasudare emozioni deboli.

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