Capitolo Quindici

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Era un semplice giovedì.
Un giorno come un altro, un pomeriggio caldo come tanti altri, niente novità, niente missioni particolari.
La squadra G25, sotto il controllo del generale Fernández, l'esperto di meditazione, faceva una ronda di guardia lungo il perimetro della base e sulla riva del mare sorprendentemente calmo.
La divisione Y79 invece era partita per una spedizione verso la più vicina base collocata oltre il confine spagnolo, per questioni di mantenimento della pace con i territori circostanti.
Tutti gli altri soldati -circa mezzo migliaio- avevano ricevuto il pomeriggio libero per poter fare ciò che più gli andava in mancanza di due generali pressoché fondamentali alle attività giornaliere.
Così Alvaro, Rodrigo e i due Gemelli si trovavano nella palestra della base militare, uno spazio all'aperto con percorsi, pesi e un odioso terreno arido e inospitale.
Alvaro sedeva su una panca per pesi, ormai stanco di fare i soliti esercizi per potenziare la muscolatura degli arti superiori, parlando con gli altri due ragazzi.
Rodrigo aveva abbandonato gli esercizi da poco e stava bevendo da una borraccia in plastica, dopo aver fatto sette giri dell'intera palestra senza rallentare nemmeno un istante e ora, ormai esausto, si appoggiava al palo delle parallele che i soldati usavano esclusivamente per fare la trazione alla sbarra.
Affianco a loro il Gemello si era cordialmente astenuto da qualunque esercizio fisico non fosse il passaggio dei pesi da infilare sulla sbarra per gli esercizi di Alvaro.

-Fuerza Girl, perché non ti prendi una pausa?- chiese Rodrigo, interrompendo la conversazione, dando un colpo con il dorso della mano al fianco della Gemella che stava facendo trazioni da una mezz'ora buona, facendo vergognare ogni singolo uomo presente di avere meno forza di una ragazza.
La Gemella non rispose, salendo per l'ennesima volta con il mento sopra la sbarra, i muscoli delle braccia che sembravano assolutamente abituati a quello sforzo, come se stessero semplicemente sollevando un bicchiere d'acqua.
-Lascia perdere, primo, quella non si stacca di lì nemmeno sotto minaccia.- disse ironico Alvaro, ottenendo l'approvazione del fratello di lei, che annuì con un sorrisetto che loro non potevano ovviamente scorgere sotto la maschera.
Come a smentire ciò, la Gemella lasciò la presa sulla parallela, atterrando perfettamente per terra, senza nemmeno un'esitazione.
Si pulì le mani l'una contro l'altra e si voltò verso i ragazzi, prendendo la borraccia mezza vuota dalle mani di Rodrigo come se lui fosse lì solo per quello.
-Fai pure eh.- commentò il ragazzo, mentre lei tirava su di qualche centimetro la maschera e beveva un lungo sorso d'acqua, restituendo poi la borraccia al suo proprietario.

-Diego, quand'è che inviti nuestra chica ad uscire seriamente?- chiesa Alvaro, mentre il cugino beveva di nuovo, facendogli così andare di traverso l'acqua.
-Già, la mia hermanita ha bisogno di un appuntamento come si deve.- concordò con voce beffarda il Gemello, leggendo i chiari messaggi empatici che la sorella gli stava mandando, con divertimento. A sottolineare ciò, la ragazza gli mostrò il dito medio, facendo scoppiare a ridere i tre ragazzi, mentre si allontanava di qualche passo e cominciava a fare flessione.
-Oh avanti, ma non ti stanchi mai?- le chiese Alvaro, alzando di un poco la voce.
La guerriera si portò il braccio destro dietro la schiena, senza rispondere.
-Secondo me riesce pure a portare uno di noi senza stancarsi.- commentò Rodrigo, guardando la ragazza che faceva flessioni talmente perfette da far commuovere il loro sergente, senza apparente affanno.
Lei si fermò, girando la testa verso i tre ragazzi e piegandola leggermente di lato. Dopo più di un mese di convivenza, anche i due spagnoli avevano imparato a interpretare il linguaggio del corpo con cui si esprimeva la Gemella, anche se spesso c'era bisogno di un'interpretazione più profonda da parte del fratello.
-Sta dicendo quello che penso che stia dicendo?- chiese Rodrigo, passando lo sguardo dalla ragazza al fratello al suo fianco. Lui alzò le spalle, mentre lei faceva segno al soldato di avvicinarsi.

Sotto lo sguardo malizioso del cugino e migliore amico, Rodrigo lasciò al Gemello la sua borraccia e, non senza imbarazzo, si sedette sulla magra schiena della ragazza, quasi troppo piccola per contenerlo tutto.
-Sei sicura di farcela?- chiese il militare, piegandosi all'altezza delle sue orecchie, coperte da ciocche nere scappate alla coda che le ricadeva su un lato del volto mascherato.
Come risposta lei riprese a fare flessioni come se non ci fossero ottanta chili di soldato maschio sulle sue spalle.
Alvaro iniziò a ridere istericamente, sdraiandosi sulla panca con le mani sul ventre, mentre il Gemello scuoteva la testa.
Alcuni soldati nei dintorni si fermavano a guardare la scena con sorrisini divertiti o accompagnando le flessioni della ragazza con commenti sorpresi e stupefatti.

Nessuno si aspettava l'improvviso rumore di motori, come se uno stormo di elicotteri stesse sorvolando le coste meridionali del Portogallo.
I due ragazzi fermi spostarono la testa verso il pezzo di cielo visibile dalla palestra, mentre la ragazza si fermava, Rodrigo ancora sulla schiena.
-Cos'era?-
La risposta arrivò in fretta, quasi subito, senza però essere molto gradita.
Le porte che conducevano alla palestra, una ventina di metri alla loro sinistra, si spalancarono facendo entrare un paio di ufficiali dall'aria preoccupata che scortavano l'ultima persona che chiunque lì dentro si sarebbe aspettato.
Al loro passaggio tutti gli uomini si mettevano sull'attenti, anche se l'ospite d'onore non aveva neanche lontanamente in mente di prestare attenzione ai militari.
Il piccolo gruppo si avviava spedito verso di loro, mentre Rodrigo si affrettava a scendere dal busto della Gemella e la aiutava a rimettersi in piedi.
Quando anche lei vide chi era appena arrivato, sotto la maschera il suo viso sbiancò.
Senza curarsi delle decine e decine di occhi puntati verso di lei, la ragazza strinse la mano di Rodrigo, le cui guance si incendiarono all'istante dalla sorpresa.
Quel movimento non fece che accrescere la furia con cui gli uomini si stavano avvicinando al loro piccolo gruppo.

-Papà...- mormorò sorpreso il Gemello, ottenendo solo un'occhiata fugace da Sweeney, che lo superò e si fermò solo davanti alla figlia, solamente per prenderle il polso e tirarla verso di sé.
-Muovetevi.- disse con voce roca il padre, gli occhi cerchiati di nero e la barba stranamente incolta, anche se di poco.
Sweeney si incamminò a ritroso, trascinando con sé la ragazza che fu costretta a lasciare la mano del soldato spagnolo, immobile e stordito alle loro spalle.
Il figlio lo seguì, cercando spiegazioni.
-Dove stiamo andando?-
-Via da qui.-
-Ma padre...-
Uno dei vetri della struttura scricchiolò quando la figlia parlò, anche se nessuno ci fece caso, troppo stupito dal sentire la voce della ragazza che si diceva fosse muta.
-Niente ma.- replicò duro l'uomo.
La ragazza si girò verso i due ragazzi alle sue spalle, vedendo lo sguardo sconvolto di Alvaro e gli occhi spezzati di Rodrigo dietro di sé.
-Diego...- lo chiamò supplichevole lei.
Il padre diede uno strattone al suo braccio, obbligandola a superare la soglia che dava sull'interno dell'edificio e i due Gemelli sparirono.




Wakanda
Tan tan taaaan.

Facciamo un riepilogo del capitolo.
How to riassumere il tutto in tre righe:

-Il Gemello è un fanboy
-La Gemella ha un cuore
-Sweeney è uno stronzo

Nel prossimo capitolo arriveranno finalmente gli Avengers (dopo venti capitoli vorrei ben vedere) e, come potrete immaginare, succederanno molti casini.
Vi lascio con l'ansia perché vi voglio bene :)

||Progetto Gemelli Medusa|| ✅Where stories live. Discover now