Capitolo 1

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Oggi sono pronta e coraggiosa, questo è il momento per attuare il mio piano, quei pazzi assassini sono chiusi a giocare in quella stanza di merda, l'odore di alcool arriva fin qui.

Mi muovo in punta di piedi arrivando in cucina, mi giro a destra e a sinistra con la testa per vedere se c'è qualcuno, la via è libera. Salgo sul piccolo scalino vicino al camino, prendo la piccola coppa posta sulla mensola, raccolgo il mio telefono e lo metto in tasca, facendo il meno rumore possibile. È stupido pensare di prendere un cellulare nel momento in cui sto per scappare e salvare la mia vita, ma se voglio riaquisire la memoria questo è l'unico modo.

Un anno o più che sto programmando la mia fuga, non so dirlo con precisione ma non so che giorno sia oggi, ne di che anno, a dir la verità non so dirvi nemmeno chi sono.

Sto di fronte l'uscita, sto aspettando che urlino di nuovo per aprire la porta, così che non possano sentirla. Il poker rende nervosi quei soggetti (non so se posso definirle persone) quindi si incazzano fra di loro, si umbriacano e cominciano a litigare.

Appena sento un mega urlo, io apro la porta rifugiandomi fuori. È estate, la luce picchietta sui miei occhi facendomi male visto che sono abituata al buio, l'aria fresca mi riempie i miei polmoni e faccio pronfondi respiri. Le finestre di questa casa sono blindate, se non lo fossero in questo momento gli assassini mi avrebbero vista attraversare il giardino.

Mi affretto per scavalcare il cancello, quando vedo che la porta principe è leggermente aperta, non era previsto che lo fosse, ma meglio per me. Apro ancor di più la porta di ferro, ma non molto, e ci faccio attraversare il mio corpo di lato. Dio sono libera.

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