15. Wrong Door

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Le sembrava di camminare in mezzo al Paddock da sempre, ma sapeva benissimo quanto quello non fosse possibile. Le sue percezioni erano alterate dall'alcool, i suoi passi incerti sembravano milioni di tracce lasciate nelle sabbie asfissianti di un deserto, ma una parte di sé era ben conscia che, forse, non ne avesse compiuti nemmeno una quindicina da quando si era allontanata da Alex con le sue gambe molli e i piedi che non sembravano voler obbedire agli ordini quanto mai confusi della sua testa.

Alex aveva avuto ragione su una singola cosa: era ubriaca.

Ma che diavolo le era preso? Lei non era quel tipo di ragazza. Non andava ai party e non si ubriacava mai. Cavolo, lei non poteva ubriacarsi... non poteva nemmeno bere, considerando tutte le medicine che assumeva per tenere sotto controllo la sua malattia.

Andrea si sarebbe infuriato tantissimo. Le avrebbe urlato contro che fosse una stupida e un'irresponsabile e che lui avesse assolutamente sbagliato a fidarsi di lei.

Oh se aveva ragione. Ne aveva da vendere, tanto che avrebbe potuto acquistarla da lui, considerando che la sua sembrava averla persa sin da quando Odette aveva aperto la porta del motorhome dei Marquez.

Sin da quando Alex era comparso con l'aria sconvolta di uno che avesse passato le ultime ore sotto attenzioni femminile non disdegnate nemmeno per sbaglio.

Il ricordo le fece salire un fiotto acido dallo stomaco... o forse era colpa dell'alcool... o forse erano entrambe le cose.

Le pulsavano le tempie, il sangue batteva il ritmo sconclusionato del suo cuore come tamburi di guerra nelle sue orecchie.

Non poteva andare da Andrea... non avrebbe sopportato una sfuriata in quel momento.

Forse poteva andare da Dovi, lui era sempre così calmo e tranquillo e saggio... l'avrebbe capita, l'avrebbe protetta dall'ira funesta di suo fratello. Sì, sembrava la cosa giusta da fare, per lo meno al suo cervello annegato ormai nella birra.

Passò oltre i motorhome blu della Suzuki per puntare a quelli rosso fuoco della Ducati. Si introdusse nella via e si poggiò al corrimano, la vista sempre più offuscata. Dovette attendere qualche minuto che il mondo smettesse di girarle attorno prima di provare e riuscire a salire i gradini, che parevano quelli di Piazza di Spagna piuttosto che di un motorhome. Arrivata in cima si sentiva una donna di successo come se avesse scalato il monte Everest.

Prese un profondo respiro, si portò indietro i capelli, cercando di darsi un contegno, e si ricordò troppo tardi di essersi truccata, quando tracce nere le macchiarono i polpastrelli che si era passata sugli occhi, nella speranza di eliminare qualsiasi residuo di lacrime che le si fosse incastrato tra le ciglia.

Bussò.

Non rispose nessuno, così bussò di nuovo, con più decisione.

Cavolo, le dispiaceva proprio svegliare Andrea a quell'ora tarda della notte: aveva sempre occhiaie così profonde a incavargli il viso che non doveva essere uno che riuscisse a dormire poi molto.

Sospirò e fece dietro front, alla ricerca di un piano alternativo, quando la porta finalmente si aprì.

«Anna...?».

Ad Anna scoppiò il cuore nel petto.

Si girò di scatto, una mossa non proprio intelligente considerando quanta fatica stesse facendo per far smettere agli oggetti di vorticarle attorno. I suoi occhi ci misero un po' a mettere bene a fuoco la figura che le stava di fronte e che, chiaramente, non era Andrea Dovizioso.

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