Capitolo 38 - Quo vadis? -

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"Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat; repressaque in praesens exitiabilis superstitio rursum erumpebat, non modo per Iudaeam, originem eius mali, sed per urbem etiam quo cuncta undique atrocia aut pudenda confluunt celebranturque"
Tacito, Annales, Libro XV, 44.

30 settembre 64 d.C.

Tutti si sarebbero aspettati che l'imperatore avrebbe sfoggiato le sue vesti migliori per quello spettacolo circense così inedito, così eccezionale.

Quando arrivò ai suoi giardini, i quali furono adibiti provvisoriamente, essendo la città in fase di ricostruzione, aveva indosso gli abiti più sobri e semplici, ad indicare una tacita forma di rispetto nei confronti dei condannati a morte. Ciò lasciò a bocca aperta tutti i presenti sugli spalti.

Si sedette e senza dire quasi nulla sbatté un paio di volte i palmi delle mani,  allungò un braccio in direzione della porticina dalla quale uscirono legati, mesti, ma dignitosi, i cristiani. La loro processione verso la morte fu accompagnata da ingiurie, accuse, lunghi boati di disapprovazione.

Una grande agitazione si propagò tra la popolazione chiamata ad assistere a quella che, agli occhi della loro società, era considerata una manifestazione della potente ed efficace macchina della giustizia romana.

"Giustizia nei confronti di chi?" si chiese Nerone per l'ennesima volta. In quell'ultimo mese ciò che vide non fu proprio un comportamento da uomini giusti "Non certo nei confronti di queste persone che furono portate al mio cospetto solo perché sospettate di essere cristiane"

Tanti uomini e donne, delle più svariate classi sociali, erano giunti ai suoi piedi per denunciare, anche solo per sentito dire, un cosiddetto cristiano: erano visti come superstiziosi, amorali e perciò pericolosi.

- Non rispettano la vostra autorità, altezza imperiale e chiunque si rifiuti di riconoscere la vostra natura divina deve essere punito - riecheggiò nelle sue orecchi come un rimbombo persistente.

Il Princeps, con il cuore a pezzi, non poté non accogliere quelle testimonianze, per evitare che i sospetti su di lui riemergessero, e tentando di celare il suo malcontento, dovette procedere alla loro immediata carcerazione. In pochissimo tempo le prigioni furono piene.

"A cosa porta la religione: al sangue, all'odio, alle guerre, divinità che, gelose della propria superiorità, invocano la sconfitta di altre, non sono poi così diversi dagli uomini che li generarono".

Il suo sguardo si fermò sui condannati e rimase colpito dalla loro dignità, rimasta intatta da tutta la cattiveria che gli riversavano; gli venne in mente Locusta, non quella attuale, ormai matura, ma
quella che conobbe per la prima volta, poco prima di uccidere Britannico: ossequiosa, però priva di ipocrisia, umile, servile, che però mostrava sicurezza mentre eseguiva il suo compito.

Intravide la stessa purezza di Locusta in quegli sguardi privi di odio e rancore. "Chissà come staranno Locusta e gli altri?" si domandò preoccupato.

Anzio

- È da più di un mese che non ci fa sapere nulla! - esclamò Locusta turbata, si voltò verso Gaudenzio che se ne stava in disparte, a testa bassa e in silenzio, oppresso da un senso di colpa enorme come un macigno - Perché non dici niente, tesoro?

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