Capitolo 3 • Tutto ritorna •

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CAPITOLO 3: Tutto ritorna

Cherry tornò a casa verso le sei di sera, camminando con passo silenzioso iniziò a cercare la sua camera per la casa.

"Eccoti" disse sua madre, facendola sussultare.

Un cenno del capo e poi sì girò, tornando alla sua ricerca.

"Al piano di sopra, l'ultima camera a sinistra" disse Olivia, immaginando cosa cercasse così incerta la figlia.

"grazie" bisbigliò la ragazza e a Mrs Marshal quella sua corta risposta parse come un miracolo.

"cena sarà pronta verso le sette" aggiunse, ma Cherry era già cosa in camera mia.

Era una stanza abbastanza piccola é all'inizio lei era confusa nel trovare solo una scrivania e un divano, poi alzò lo sguardo e si accorse del soppalco.

Sembra la stessa stanza che aveva da piccola a Londra, e non poté fare a meno di sorridere contenta.

Poi salì quelle piccole scale di legno e si buttò sul letto, dopo neanche un secondo era nel mondo dei sogni.

Quando la luce iniziò ad entrare poco a poco dalle finestre Cherry si svegliò.

Erano le sei e mezza.

Senza indugi andò sul balcone, ancora con solo una grande t-shirt addosso.

Fu allora che lo notò.

Era su una bicicletta gialla, da lontano all'inizio notò solo i suoi ricci e la sua bandana rossa.

Solo quando si sporse maggiormente dal balcone lo riconobbe.
Lo osservò entrare nel condominio, e capì che era il postino.

Solo dopo un po' Ashton la notò. I suoi capelli marroni mossi dal leggero vento, notò le sue gambe magre non del tutto coperte da quella maglietta verde scura dei Pink Floid.

"Ciao ragazza del parco!" urló Ashton da sotto prima di scendere dalla bici per avvicinarsi più a Cherry.

"Ho un nome"

"Ma non lo so" rispose lui sorridendo, così mostrando le sue adorabili fossette.

"Deliliah" mentii lei.

Lui sorrise ridendo mentre buttava leggermente la testa all'indietro.

"Cosa ti fa tanto ridere?" chiese infastidita lei.

"Niente" rispose Ashton prima di aggiungere, sempre con quell'espressione divertita stampata sul volto, "non vuoi sapere come mi chiamo io?"

"No" rispose Cherry semplicemente alzando leggermente gli occhi al cielo.

Allora lui se ne andò, leggermente offeso.

Lei avrebbe potuto non direi nient'altro.
Ma non si riuscì a trattenere quella volta.
"Ciao ragazzo che consegna i giornali" urlò per poi rientrare in camera, quasi scappando.

Ashton rimontò sulla sua bici gialla, continuando il giro di consegne mattutino mentre canticchiava qualche canzone.

Quando tornò a casa sua trovò sua madre seduta in cucina ad aspettarlo.

"Non sei tornato sta notte"

"Ho dormito da Callum"

In realtà aveva dormito da Michael, ma sua madre non amava tanto il ragazzo dai capelli verdi.

"Potevi al meno avvisare" lo sgridò già innervosita.

"Mamma dobbiamo litigare anche di prima mattina?" chiese lui alzando gli occhi al cielo per poi uscire da quella stanza troppo soffocante.

Si chiuse in camera, il suo unico posto al sicuro. Lontano da sua madre,suo padre o dal suo fratello perfetto.

Lì nessuno poteva entrare, fortunata mente perché sua madre sarebbe morta alla vista di come era camera di Ashton.

Nessuno aveva idea di che colore fossero le pareti un tempo, perché ora erano ricoperte tutte di poster di band conosciute e sconosciute, scritte dei suoi amici.

"Non è disordine, è solo ordine sparso" continuava lui a ripetere a tutti.

Quando il ragazzo con la bandana si buttò sul letto subito Morfeo lo accolse tra le sue braccia.

Al contrario Cherry, in camera sua, stava appoggiata alla finestra del balcone fumando la sua seconda sigaretta in piena tranquillità.

Le piaceva essere senza pensieri,essere vuota senza preoccupazioni o domande che la tormentavano.

Ma durò per poco, perché è così che funziona.
Io credo che quando pensi di stare bene, arrivano.
Senza preavviso ti si gettano addosso tutti i ricordi in flashback.

Perché tutto ritorna.

Credo che una parte di Cherry sapeva che un giorno tutto questo sarebbe successo, sapeva che Cassie avrebbe mollato prima o poi.
La cosa strana è che proprio quel giorno si accorse che non sapeva se avrebbe mai provato qualcosa di nuovo, oltre al dolore. E non sapeva neanche se doveva. O se voleva.

Sapeva solo che era accaduto tutto troppo in fretta, spezzandola in due.

Ma si continuava a chiedere come poteva racchiudersi il diavolo tra le parole. Perché quelle avevano ucciso Cassie.

Come potevano delle parole portare al suicidio? Come potevano gli esseri umani continuare a sporcarsi di omicidi del genere senza accorgersene?

Ma credo che la parte peggiore di tutto per lei non fu perdere Cassie,perché già era -per quanto sia possibile- preparata a quello.

La parte peggiore fu perdere se stessa.

Perché lei capì chi non era: non era quella vecchia Cherry.

Ma non capì chi era veramente.

Così era in quella specie di transizione di mezzo.

Non era morta, ma neanche viva.

Era come un corpo con cervello attivo, ma cuore spento.

"Questo cuore rinizierà mai a battere?" si chiese Cherry, senza sapere che Ashton si stesse facendo la stessa domanda non riuscendo a dimenticare la ragazza che aveva detto di chiamarsi come la canzone dei The Fray.

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A/N: Hey people!

Allour, onorata dei precedenti commenti ho continuato presto.

In questo terzo capitolo si è scoperto di più su Ashton e sulla sua famiglia, ma sopratutto di più sulla situazione psicologica di Cherry..o dovrei dire Deliliah ora? Ahahah ;)

Cosa ne pensate?

Per favore, fatemi pubblicità che vorrei che i lettori per sta storia aumentassero sinceramente <3

Al prossimo capitolo bellesse c:

Lots Of Love

Ps: scusate per gli strani orari.

Withered • Ashton Irwin •Where stories live. Discover now