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https://www.youtube.com/watch?v=9llgusNpspY

Minho vide Han trascinarsi sul letto, appoggiando il cellulare sul piccolo davanzale della finestra, facendo riecheggiare il suono ad un volume maggiore.

Incrociò le gambe sul letto e chiuse gli occhi rilassandosi. Vide un leggero movimento delle mani seguire la melodia. Si chiese se sapesse suonare, ma aspettò che la musica finisse prima di interromperlo. Da quando era entrato nella stanza non lo aveva mai visto così rilassato, le spalle morbide, le palpebre chiuse, le ciglia morbide che accarezzavano le gote, ogni fibra del suo essere sembrava aver abbandonato quell'ansia e disagio che fino a poco prima lo avvolgevano.

Posò distrattamente lo sguardo sui pochi averi del ragazzo. I libri, perfettamente ordinati come fossero tesori, erano nella maggior parte di letteratura e poesia. Spiccava Oscar Wilde, ma ciò che lo colpì di più fu un libro di favole. Alice nel paese delle meraviglie.

Si voltò nuovamente verso di lui, un senso di pace gli attraversava le membra, si appoggiò contro il muro, continuando ad osservarlo.

Minho sorrise, la musica terminò.

Vide il ragazzo prendere un respiro profondo, tornando alla realtà. Restituì il cellulare senza battere ciglio, cosa che stupì di non poco il medico. I pazienti gravemente malati difficilmente rinunciano a ciò che gli procura sollievo. Ma Han era in qualche modo consapevole. Aveva letto che aveva degli attacchi di rabbia, ansia e panico.

Ma raramente diventava violento, più che altro era un ragazzo scontroso. Eppure a lui non sembrava. Gli pareva solo un ragazzo dal passato difficile, con cui bisognava avere tanta pazienza, saper ottenere la sua fiducia.

Si rimise l'oggetto in tasca, per poi parlare.

"Sai suonare il pianoforte?"

Han voltò di nuovo lo sguardo verso la finestra "Sapevo" Rispose in un sussurro.

"Sapevi?"

Lo guardò appena, sospirando. Mosse i piedi nelle morbide lenzuola, tenendo ancora le gambe incrociate.

"Da quando sono qui non ho più potuto suonare"

"Abbiamo un programma educativo dove si possono suonare gli strumenti musicali e-"

"Non mi hanno dato il permesso di partecipare" Lo interruppe Han, questa volta guardandolo negli occhi.

"Potremmo rivalutare la decisione, se tu però collaborerai"

"Collaborare?"

"Parla con me. Parlami di te. Dimmi a cosa pensi, come ti senti. Io sono qui per ascoltarti"

"Non ... non so che cosa dirti, come puoi vedere sono rinchiuso qui dentro dalla mattina alla sera"

"Ti piace leggere?" Chiese indicando i libri.

"Molto" disse alzandosi e andandogli vicino.

Minho capì che quella era la direzione giusta, la strada per la sua mente.

Han prese il libro delle favole e si risistemò sul letto sfatto.

"Posso sedermi con te?" Chiese gentilmente, avvicinandosi al letto. Il ragazzo lo osservò, poi annuì debolmente.

Si sedette di fianco a lui, ma non troppo. Incrociò le gambe, osservando le dita sottili del giovane che sfogliavano le pagine consumate del libro.

"Ti piacciono le favole?"

"No, solo questa"

"Perché proprio Alice?"

"Perché in tutte le fiabe c'è uno stucchevole lieto fine. Tutto si aggiusta, tutto finisce per il meglio. Ma Alice si sveglia, e può tornare dal cappellaio solo quando dorme"

"Non sapevo avessero una storia d'amore" Osservò il medico, seriamente interessato, desideroso di capire dove portasse il discorso del ragazzo.

"La verità è che il Cappellaio e Alice erano innamorati, ma erano di due mondi completamente diversi. Eppure nessuno si dimenticherà mai dell'altro e si sono promessi che un giorno si rincontreranno e continuano a sperarci senza mollare. Si dice che lui diventò Matto, ma di lei, e che lei lo sogni ogni notte. Si sono lasciati qualcosa di indelebile dentro, qualcosa che neanche la pazzia potrà cancellare" - "Il mondo è così triste; per quanto si desideri una cosa, per quanto tu ci possa provare , non sempre si ha il potere di averla o di cambiare"

Osservò le pieghe sei vestiti dell'adulto, prima di prendere fiato per ricominciare a parlare "A volte si può solo accettare il proprio destino"

"Tu lo hai cambiato" Rispose medico, mentre continuava a osservare i movimenti del più piccolo.

"Ed ora sono qui. Mi sono liberato dalle catene per finire in una gabbia"

"Un giorno potresti uscire dalla gabbia"

Han lo gelò con uno sguardo, muovendo le labbra rosee "I matti non guariscono"

Minho rimase senza parole. Lo sguardo del ragazzo non ammetteva repliche.

"Per oggi abbiamo finito. Domani tornerò a farti visita" si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta ed estraendo il badge dalla tasca. "Tra poco serviranno il pranzo, mi raccomando ... Mangia qualcosa"

Il ragazzo annuì distrattamente, vedendo la porta chiudersi dopo l'uscita del corvino.

Era di nuovo solo, immerso nel silenzio.

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