0. L'inizio della fine

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Mentre senti riecheggiare il rumore dei tuoi passi tesi nel corridoio, sai che questa volta è finita. La tua carriera è letteralmente conclusa, priva di qualsiasi tipo di futuro.

Ti eri ripromessa una miriade di volte che non sarebbe più successa una cosa del genere.
Volevi diventare l'impiegata modello, l'esempio da seguire per tutti e quella che fa qualsiasi cosa sempre in modo impeccabile. Volevi dimostrare che anche tu ne eri capace.

Era diventato una sorta di riscatto per te. Un riscatto che avresti voluto mostrare al mondo intero.

Ma no; tu non c'eri riuscita. E sai anche che, questa volta, è arrivato il momento del game over e non ci sarà un tasto di restart.

Devi affrontare il destino che incomberà su di te come un uragano pronto a stravolgerti l'esistenza.

E non ne sei per nulla pronta.

La tua mano tremante produce un rumore sulla porta della direttrice: stai bussando, ma non te ne rendi nemmeno conto per quanto sei tesa.

«Avanti!» ti invita una voce femminile da dentro la stanza.

Appoggi tutto il tuo peso sulla maniglia, che non cede per chissà quale miracolo. La porta in legno scivola in avanti, rivelando una donna seduta a una scrivania intenta ad armeggiare tra scartoffie e documenti.

Quando il suo sguardo gelido si rivolge sulla tua figura sull'uscio della porta del suo ufficio, hai un mancamento fisico.

Sei fottuta.

«Prego, si sieda».

La sua voce seria ti fa automaticamente chiudere la porta e avanzare nella stanza per prendere posto sulla poltrona in pelle di fronte alla sua. Risulterebbe anche comoda, se non fosse che senti l'ansia pervadere ogni singola viscera del tuo essere.

Stringi gli angoli dei braccioli di quest'ultima e fissi il tuo superiore, incapace di reagire e aspettando solo che il peggio arrivi in fretta e pregando che non faccia troppo male.

Sai già che lo farà, ma la speranza è l'ultima a morire, no?

«Penso che tu sia già a conoscenza del motivo della mia convocazione, Y/N Y/S» dice, gettando la penna che reggeva salda in una mano sulla superficie costosa della scrivania.

Il rumore di quel contatto ti fa sobbalzare sul posto. Non perché sia stato particolarmente forte o violento, ma perché ti senti uno stoccafisso incapace di muoverti.

Abbassi lo sguardo impotente e, lentamente, posi le mani sulle ginocchia. Stringi i pugni sulle rotule e trattieni il respiro fino a quando non ti fanno male i polmoni.

«I tuoi innumerevoli ritardi hanno fatto calare il tuo rendimento in modo spropositato» continua il boss con lo stesso tono fermo e il groppo che hai bloccato in gola diventa sempre più opprimente.

La bomba ormai è stata lanciata. Sai perfettamente perché il tuo capo ti ha convocata, anche se nel profondo speravi che fosse ignara di tutto.

Annuisci.

«Sai che questa situazione non può più continuare vero? Ne è reduce in modo negativo l'azienda e questo è inaccettabile. Lo capisci, giusto?» ti domanda, adagiando il suo mento fine sulle mani giunte.

Il colore rosso laccato delle sue unghie ti disorienta per qualche secondo, facendoti venire un giramento di testa che aumenta la tua presa sulla poltrona.

Alza entrambe le sopracciglia con fare ovvio, di superiorità e tu non puoi fare altro che azzerare qualsiasi suono che il tuo corpo sia capace di produrre.

HOUSEMATES ✓ [Jungkook•Reader]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora