Euphoria - Chapter 1

1.2K 26 3
                                    

Louis’ pov

Louis Tomlinson era un giovane ragazzo inglese con tanti sogni.
Non aveva avuto una bella infanzia con la sua famiglia a Manchester, poiché il padre scoprì essere un alcolizzato e la madre li aveva abbandonati da parecchi anni. Louis, aveva vissuto tante ingiustizie dentro quella casa, spesso, quando il padre tornava da casa ubriaco e rancoroso, sfogava la sua rabbia sul ragazzo che non aveva mai denunciato il padre. All’età di vent’anni aveva deciso di trasferirsi in un appartamento al centro di Londra. Era un loft piccolo ma accogliente, ma soprattutto, si trovava sopra un pub dove Louis lavorava come barista.
Louis amava il suo lavoro, fare il barista era un po’ come essere uno psicologo che ascoltava i drammi di qualsiasi persona si sedesse in quel bancone e ordinasse da bere.
Quella sera era una delle tante, Louis era da poco arrivato a lavoro e stava già preparando, insieme al suo amico Liam, dei coctkail da servire al tavolo ad un gruppo di amici. Il pub aveva una bella atmosfera, con la luce soft ed un gran bancone di legno dove i due baristi si divertivano a servire cocktail. In fondo alla sala c’era un piccolo palchetto dove spesso si esibivano le band emergenti.
Louis amava quel posto, gli aveva dato la possibilità di rinascere e cambiare vita. Lui e Liam erano diventati amici dietro quei banconi e Louis sapeva di potersi confidare con l’amico, che era sempre disponibile per lui.

Harry’s pov

Harry era tornato a Londra dopo l’ultimo tour che gli aveva fatto girare il Mondo. Ogni volta era sempre come la prima, il palco ed i suoi fans lo chiamavano e lui si sentiva sempre così ansioso, poi, dopo essere salito, tutta l’ansia passava e la gioia riempiva il suo cuore. Però, nonostante la musica fosse la sua vita, adorava anche passare del tempo con la sua famiglia e nella sua città natale. A volte, la notte gli portava un po’ di nostalgia, Harry aveva fatto tanti sacrifici per realizzare il suo sogno però era davvero grato alla sua famiglia e soprattutto alla vita, che gli aveva permesso di essere ciò che era ora: una star internazionale.
In quel periodo, stava lavorando al nuovo album che sarebbe dovuto uscire tra non molto, stava scrivendo testi e li stava registrando, ci stava mettendo tutto se stesso e sperava che questo album potesse soddisfare lui ed i suoi fans che erano impazzienti.
Quella sera di metà agosto, Harry era da tornato a casa da due giorni e aveva deciso di andare a prendere qualcosa da bere con sua sorella Gemma, che era tornata a casa anche lei solo per vederlo. Non si vedevano da molto tempo e nonostante si sentissero ogni giorno ad Harry mancava sua sorella, era da sempre stata una confidente e più di una sorella.
Harry era arrivato al pub già da mezz’ora e sapendo quando la sorella fosse ritardataria, decise di ordinare già qualcosa da bere mentre l’aspettava.
Entrò al pub e diede una veloce occhiata al posto prima di sedersi al bancone. Il posto era davvero carino e sicuramente aveva aperto da poco, si sentiva ancora l’odore della vernice fresca delle pareti. Aveva un atmosfera molto accogliente e notando il piccolo palco in fondo la sala, si ricordò di come iniziò il tutto.
Perso nei suoi pensieri, non si accorse che il cameriere era già arrivato.

-Vuole ordinare?-

Scosse la testa, ripreso dalla piccola voce particolarmente rilassante e alzò il capo.
Rimase come imbambolato notando quei grandi e lucenti occhi azzurri di quel tipo.

-Come? Oh si, mi scusi…- si riprese un po' prima, accorgendosi poi di non aver letto il menù quindi sparò a caso, per non fare un altra figura.
Stava aspettando anche troppo, e credo lo stesse prendendo anche per pazzo dato che era da un pezzo che lo stava fissando.

-Ehm…dei salatini?- domandò, schiarendosi la voce.
Il cameriere gli sorrise annuendo, allontanandosi poi.
Quei occhi azzurri lo avevano scombussolato, ma non solo quelli…
Era anche un bel ragazzo, capelli semilunghi castani e quella barbetta che gli incorniciava il viso angelico.
Continuò a fissarlo anche mentre andò via per ritornare al bancone, notando un bel di dietro.

-Fratellino!!- udì la voce di Gemma, era contento di rivederla, andavano molto d'accordo.
-Gemma!- sorrise, abbracciandola non appena si avvicinò a lui.
Una volta seduti, iniziarono a parlare di ciò che avessero fatto in questo periodo, scherzarono tanto e si divertirono, facendo attenzione a non fare troppo baccano e a non disturbare.

-Carino il cameriere, eh?- disse lei, con una punta di malizia nella sua voce.
-Perché non ci provi?- chiese, iniziando a mangiare i salatini appena arrivati.
-Ma dai! E se non fosse gay?-
Harry era gay, anche se non lo sapeva nessuno a parte sua madre e sua sorella.
Suo padre non appena lo scoprì, non ne voleva sapere più nulla di lui, addirittura divorzió dalla madre.
La sua scusa era "Non ho intenzione di continuare a crescere un figlio succhiacazzi."
In quel periodo aveva solo 15 anni e per questo cominciò ad avere problemi con la sua autostima, ma adesso è felice con sé stesso e anche per sua madre e il suo nuovo compagno, che lo accettò e gli volle bene come fosse un figlio.

-Ma che, scherzi?! È da quando sono arrivata che non la smette di fissarti!- sogghigna lei, con un grande sorriso sul volto.
-Ma cosa dici…quei salatini ti stanno facendo male, mangiane di meno.- rispose ironico, cacciando un piccolo sorriso.
Dopo un po', si girò dalla parte del bancone dove c'era quel ragazzo e in effetti, lo sorprese mentre lo stava guardando da capo a piedi.

-Credo tu abbia ragione.- sussurró, facendosi sentire solo da sua sorella.
-Riguardo a cosa?- chiese confusa.
Harry roteó gli occhi, sbuffando appena.

-Il cameriere, dico… mi stava guardando.- continuò a sussurrare, avvicinandosi di più a lei.
-Visto? Te lo avevo detto…- prese l'ultimo salatino rimasto e lo mangiò.
-Fratellino caro, sono molto stanca e noto che lo sei anche tu, perché non raggiungiamo casa?- cercò di convincerlo, facendogli anche il labbruccio.
In effetti anche lui era molto stanco e i suoi piedi gridavano aiuto.
-Va bene, ma prima dovrei andare in bagno. Aspettami qui.-
Si alzò dal tavolo e si chiuse dentro alla toilette.
In realtà volle attirare l'attenzione di quel bel bocconcino, magari scrivendo qualcosa sul muro… Ma cosa?

Prese dalla tasca della giacca una penna che di solito usa per firmare gli autografi e pensò a qualcosa.

"Al cameriere castano con gli occhi color cielo, sei stupendo."

Euphoria || Larry Stylinson [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora