12: the fault in our Nowak

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L'allenamento non stava andando male: Ashley non aveva ancora urlato e insultato nessuno, le ragazze sembravano in gran forma e le coreografie venivano particolarmente bene. Sarebbe stato un giorno trionfale per Lisa se solo, la sera prima, non avesse contribuito ad uccidere il suo fidanzato.

"Forza, ragazze!" urlò Ashley, battendo le mani a tempo con la musica. "Alzate quelle cosce!".

Lisa posò gli occhi sulla sua schiena. La ragazza stava ritta con lo stesso orgoglio di un conquistatore spagnolo, le mani sui fianchi e una gamba leggermente piegata in avanti, come in un passo di danza. I biondi capelli color miele erano raccolti in un grazioso chignon e Lisa riusciva anche a intravedere le due lunghe ciocche sapientemente arricciolate con la piastra, che le incorniciavano il viso come la rappresentazione di una dea del pantheon greco. Lisa poteva osservarla da quella posizione privilegiata solamente perché, in quel felice giorno per le sue compagne, lei non faceva parte del gruppo.

Non aveva trovato il coraggio di entrare nello spogliatoio delle cheerleader.

Aveva passato una giornata scolastica allucinante, in preda a sudori freddi, crampi da tensione e attacchi di panico smorzati sul nascere da periodiche visite al bagno. Aveva avuto ben più di una colica e ogni volta era rientrata in classe con la sofferenza dipinta in volto. Avrebbe voluto supplicare di chiamare suo padre e tornare a casa con lui, come succedeva quando aveva nove anni e si sentiva male a scuola.

Per un'ora, durante letteratura inglese, aveva speso le ultime forze che le rimanevano in un delirio di ricordi legati al suo papà, a come fischiettava le canzoni che passavano alla radio mentre guidava, alla presenza di un CD di musiche di Mary Poppins solo per lei ogni qual volta dovevano intraprendere un lungo viaggio assieme, al posto in cui la portava sempre a comprare una ciambella ricoperta di glassa rosa dopo essere andati dal medico.

Durante tutta la lunga e penosa lezione, intervallata da un paio di visite al bagno, Lisa aveva ripensato con nostalgia e rimorso a quel passato che tanto facilmente si era trovata a rinnegare. Non era una novità, tuttavia: ogni volta, quando era più debole, si ritrovava a pensare a quanto fosse bella e serena la sua vita prima del liceo. Ovviamente, quei pensieri faziosi scomparivano nel momento in cui la sua mente tornava lucida, ma questa volta Lisa sapeva che sarebbe stato differente, perché Aidan non sarebbe tornato in vita. Mai più.

Non aveva idea di cosa fare. Quando Ashley, che era anche la sua compagna di banco, le aveva chiesto se si sentisse poco bene, Lisa era quasi andata in panico e solo un improvviso lampo di genio, la sempreverde scusa delle mestruazioni, l'aveva salvata in corner dall'inizio di un pericoloso interrogatorio. Conosceva la sua migliore amica: era in grado di fiutare una bugia a metri di distanza. Inoltre, Lisa era un libro aperto per lei, ne era cosciente. Doveva assolutamente evitare l'argomento quarterback e, miracolosamente, le sue condizioni fisiche a pezzi avevano distratto Ashley per tutto il giorno. Non aveva chiesto di Brooke e di come fosse andata la sera precedente e Lisa iniziava a sperare che avesse scampato il pericolo, almeno per quel giorno. Si sarebbe inventata qualcosa, continuava a ripetersi mentre osservava Ash gestire il branco di cheerleader intente a fare spaccate e salti in una complicata coreografia sulle note del nuovo inno dei Brooklyn Bears che Ryan, l'anno prima, aveva espressamente richiesto ai grandi capi della squadra come regalo di addio del liceo. Sì, si sarebbe inventata qualcosa per giustificare la sua presenza nello spogliatoio maschile, mentre avveniva un efferato omicidio ad opera di quella disgraziata fanatica di Mintha Nowak.

L'aveva solo intravista durante quella lunga mattinata e aveva pensato più e più volte di avvicinarla e parlarle della faccenda, ma ogni volta qualcosa dentro di lei le aveva tirato un calcio in pancia, ricordandole che c'erano delle regole nella scuola e che tutto il mondo, compresa Ashley, avrebbe compreso che doveva essere successo qualcosa, vedendola parlare con Mintha.

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