10 aprile 2017

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Era uscita dalla sede dell'F.B.I. al solito orario, per andare al parcheggio scoperto assegnatole, a riprendere la macchina.

Lo riconobbe subito, fermo dall'altro lato della strada. Gli occhi di quell'azzurro indefinibile, tendente al ghiaccio, che la fissavano, la barba incolta di qualche giorno e il giaccone che gli aveva visto indosso quel pomeriggio allo S.H.I.E.L.D..

James Buchanan Barnes le fece un mezzo sorriso ed un cenno con la mano.

Era chiaramente lì ad aspettarla. Sentì un crampo alla bocca dello stomaco.

Si trovò ad attraversare la strada, per andargli incontro, con calma.

'Ci.. Ciao...'balbettò lui, quando furono uno di fronte l'altra.

'Ciao...'gli rispose, interdetta. Che diavolo voleva?

'Questi sono per te...' Le porse un mazzetto di fresie bianche, avvolto in una velina chiara, chiuso con un nastrino verde.

Rafflesia aggrottò la fronte, mentre prendeva i fiori. Se li portò al volto, per annusarne il profumo, lo sguardo infelice.

'Non ti piacciono?' le chiese, rammaricato.

'Mio padre comperava sempre a mia madre un mazzetto di fresie bianche, quando era stagione, pure tutti i giorni e si sprigionava un odore meraviglioso, in tutta casa. Lo sentivo quando rientravo da scuola...è passato tanto tempo ma ancora oggi sono i miei fiori preferiti. Non credo di averlo mai raccontato a nessuno... Come lo sapevi?'.

'Non potevo saperlo. Mi hanno fatto pensare a te, solo questo!'.

'Dicono che i profumi, gli aromi non si portino dietro una memoria olfattiva...ho sempre creduto il contrario...grazie, davvero...sono bellissimi!' era sincera.

Bucky pensò che il ricordo di cui parlasse fosse piacevole solo in parte...e che doveva dirle perché fosse lì, ad attenderla. Tuttavia, non riuscì a resistere e le sussurrò 'Tu sei bellissima...molto più dei fiori...'.

Lei lo fissò, taciturna e preoccupata.

'Vorrei parlarti, posso offrirti un caffè da qualche parte?' le domandò.

Ah ecco...'Va bene, di solito vado in quel bar...' indicò una caffetteria, poco lontana.

Si incamminarono, Barnes la mano sinistra nella tasca dei pantaloni, nascosta.

Rafflesia provò a fare conversazione.

'Come vanno le cose allo S.H.I.E.L.D.? Sei riuscito a chiarirti con Clint?'.

L'uomo sospirò 'Non vado d'accordo con gli Avengers, tranne con Steve. E Barton mi vede come il fumo negli occhi, dal giorno dell'immersione più del solito'.

'Immagino'.

Erano arrivati al locale e si erano seduti. Entrambi avevano ordinato un caffè.

'In realtà, il motivo per cui sono qui è che volevo scusarmi con te ' ammise, timidamente.

'Con tre settimane di ritardo, però...' rise.

'Il tempismo non è stato mai il mio forte; in ogni caso, non avrei dovuto né dire quella frase che hai sentito nello spogliatoio né soprattutto mollarti col Falco. Pensi di potermi perdonare?'. La fissò, di nuovo, coi suoi occhi d'argento, sinceramente pentito e lei rabbrividì.

I caffè furono serviti. Attese che la cameriera si allontanasse, per rispondere 'James, l'ho detto anche al tuo collega. È acqua passata, in tutti i sensi. Davvero, per me è così. Scuse accettate'.

'Bene' le fece.

'Perché non mi hai aiutato, quando te l'ho chiesto? Vorrei saperlo, sempre se vuoi dirmelo' ci aveva riflettuto a lungo, in quelle settimane, senza trovare una risposta logica e doveva chiederlo per forza.

Buck arrossì. Era certo che glielo avrebbe domandato. Fu sincero 'Per una mia stupida, infantile, adolescenziale gelosia nei tuoi confronti '.

Era perplessa 'Ovvero? Che vorrebbe dire?'.

'Ho visto che eri entrata in confidenza con Barton e gli altri, e non con me...e poi eri tanto affiatata con Mac. Mi sono comportato come un ragazzino insicuro alla prima cotta'.

'Forse sei un po' pazzo, come dice Clint...' si sentiva, stranamente, lusingata 'e se non l'ho fatto con te è solo perché tu hai messo un muro, col il resto del mondo, per colpa del braccio...oh scusa, ho esagerato...' aveva parlato troppo, senza freni, poca diplomatica. Strano...di solito era più accorta, con gli estranei...

'Hai ragione...anzi...'.

Si irrigidì, capì che erano arrivati al dunque, era chiaro fin dal principio che James non fosse lì solo per le scuse.

'Da quando sono tornato dal condizionamento, non ho provato niente per nessuno... ora che ti ho conosciuta, invece, non riesco a smettere di pensare a te, mai, in ogni istante della giornata'.

Oddio, pensò lei...

Quello continuò 'Mi piacerebbe passare un po' di tempo insieme...andare a cena, al cinema, quello che vuoi tu. Pensi sia possibile?'. C'era voluto tutto il suo coraggio, per questa confessione.

Rafflesia non proferì mezza parola, stringeva forte la tazza del caffè in mano, tanto forte che le nocche le erano diventate bianche. Sentiva, ancora, una tensione alla bocca dello stomaco.

James era trepidante. Non gli aveva detto ancora nulla.

'Merito una risposta...per favore!' insistette.

Gli disse l'unica cosa che pensava davvero 'Non lo so'.

Bucky sospirò. Non era un sì e nemmeno un no. 'Va bene, dammi il cellulare'.

Glielo porse, in silenzio.

'Non ti chiedo il tuo numero di telefono ma ti memorizzo il mio. Se e quando deciderai, chiamami' Non aveva avuto un'idea più brillante ma non poteva lasciare la questione in sospeso, senza tentare il tutto per tutto.

Rafflesia annuì, non troppo convinta. 'Adesso è meglio andare, si è fatto tardi, per me'.

L'uomo la accompagnò fino all'auto. Lei mise sul sedile posteriore i fiori e si girò per salutarlo. Noto che la fissava, immensamente triste e gli si avvicinò; avrebbe voluto dargli un bacio sulla guancia, le si era stretto il cuore a vederlo in quello stato, ma preferì trattenersi.

'Riguardati, promettimelo' lo ammonì.

L'altro abbassò gli occhi, con sconforto 'Va bene'.

L'agente Tyler salì in macchina. Barnes le chiuse la portiera, con galanteria, e la seguì con lo sguardo finché non uscì dal parcheggio.

Loscrutò, dallo specchietto retrovisore, con un agitazione inconsueta.    

La ragazzina del Sergente Barnes#Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora