"Lies"

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Ashton

"So che è da tempo immemore che non parliamo ma ti prego, all'ora di pranzo fatti trovare nel campo di basket, ho cose importanti da dirti.
-C".

Trovo queste parole scritte in un foglietto dentro al mio armadietto non appena lo apro per prendere i libri per la prima lezione del giorno, che neanche a farlo apposta è tedesco. Mi infilo in fretta e furia il bigliettino nella tasca dei jeans e corro in classe, sono già in ritardo e se non mi do una mossa una bella punizione dopo scuola non me la toglierà nessuno. 

Entro in classe e  mi siedo in fondo, per fortuna non è ancora arrivata la professoressa e nemmeno tutti gli studenti del corso, così prendo posto dietro sperando di non essere notato. Poco dopo di me entra Calum che mi guarda e io mi limito ad un cenno verso di lui, che mi risponde con un pollice alzato e un breve sorriso prima di sedersi in seconda fila. 

Calum. Non mi ci è voluto molto per capire che il mittente di quel breve messaggio lasciatomi nell'armadietto fosse lui. Lui che dopo un mese in cui ha deciso di ignorarmi beatamente ha pensato bene di lasciarmi un bigliettino che ora mi sta facendo venire in mente mille domande. Cosa dovrà dirmi? È qualcosa che riguarda me o che riguarda lui? E ancora, è una buona notizia o no? Dovrò aspettare ancora cinque lunghe ore per scoprirlo. 

A interrompere il mio flusso di coscienza è l'arrivo della professoressa. "Ragazzi, oggi dobbiamo continuare le interrogazioni, ma mi raccomando, quelli già interrogati stiano attenti perché potrei fare sempre delle domandine", ci dice quando prende posto dietro la cattedra e io sorrido leggermente, perché sappiamo tutti che dice così ma che in realtà non farà domande a chi è già stato interrogato, lo dice solo per farci spaventare. Guardo Calum che parla con un ragazzo seduto vicino a lui, credo si chiami Albert o giù  di lì. Il ragazzo lo ascolta attentamente e mi viene una strana curiosità di sapere di cosa stanno parlando ma poco dopo il ragazzo viene chiamato per l'interrogazione, Calum gli dà una pacca sulla spalla  per poi sorridergli prima di girarsi verso di me. Io, rosso in viso distolgo lo sguardo e vedo con la coda dell'occhio che ridacchia. Oddio, ora chissà cosa starà pensando mentre io mi sono imbarazzato perché odio fissare la gente e non voglio essere scoperto mentre lo faccio, tutto qui. 

Per fortuna non rimango molto tempo in questa situazione imbarazzante perché la campanella suona, così io schizzo via dalla classe, corro a prendere i libri per la prossima lezione e mi precipito  nell'aula successiva. 

******

Quattro ore sono volate per mia fortuna, sono stato da poco interrogato in storia ed è andata bene con mia grande soddisfazione, così non appena è suonata la campanella l'ho accolta con enorme sollievo. Con una calma che in genere non mi appartiene raccolgo le mie cose e, con ancor più calma le ripongo nell'armadietto. Una volta che la calca di studenti si dirige in massa verso la mensa, io con nonchalance vado verso il campo da basket. Senza farmi vedere apro la porta, supero gli spogliatoi per mia fortuna deserti ed entro nel campo da basket. Seduto sugli spalti trovo già Calum. 

"C-ciao", saluto io il moro con un timido cenno di mano che ricambia un po' nervosamente. "Ashton, so che non parliamo da tanto tempo, ma devo dirti qualcosa che devi sapere e credo per te che sia meglio che non la venga a scoprire da solo. Per questo ti ho scritto quel bigliettino", mi spiega lui. "Parla chiaro, mi stai facendo preoccupare", gli dico già un po' spazientito. "Già fai bene a preoccuparti, ma adesso vieni e siediti dai", mi incita lui. Non so perché mi chieda di sedermi ma io faccio come mi dice, sentendo la curiosità crescere nel mio animo. 

"Ash, qualche giorno fa ho visto, o meglio sentito qualcosa che mi ha fatto preoccupareparecchio. Ma non per me, a me non riguarda questa cosa. Senza fare troppi giri di parole, ho sentito la tua ragazza in un'aula che parlava con qualcuno del fatto che tu non fossi a scuola e che si sarebbero potuti rilassare", mi racconta. "Calum, cosa stai cercando di dirmi?", gli chiedo agitato. "Ash è semplice: credo che la tua ragazza ti stia tradendo", mi risponde lui ovvio. 

Io mi alzo di scatto in piedi e Calum salta non apsettamdosi la mia reazione probabilmente. "Cosa cazzo hai appena detto?!", mi avvicino a lui furente. "Ash, lo so che è difficile da credere, ma...", inizia lui ma io lo interrompo. "Niente ma cazzo! Come cazzo ti permetti di dire stronzate del genere? Tu Christine non la conosci, non farebbe mai una cosa del genere", ringhio. "Allora evidentemente non la conosci abbastanza", replica lui. "No cazzo, no! Sei tu che non la conosci, lei mi ama e ci tiene alla nostra relazione! Perché cazzo ti inventi queste cose?", ormai gli urlo contro, non mi interessa se qualcuno mi sentirà. "Ash, non fare così, io l'ho fatto per te", mormora lui guardandomi negli occhi. "Smettila di dire cazzate. Se tu tenessi davvero a me non ti saresti allontanato da me per un fottutissimo mese. Non saresti tornato con una cazzata simile per dividermi da Christine, perché sì, non sono così idiota come credi e l'ho capito", gli ringhio contro avvicinarndomi a lui. Vorrei tanto prenderlo a pugni ma so che poi a rimetterci sarei io. 

"Cazzo Ashton, perché non mi credi? Non mi sono allontanato da te perché mi andava di farlo, volevo solo lasciarti spazio, e non mi sono inventato nulla, io non conosco quella Troia della tua ragazza e non mi interessa conoscerla". Questa volta è il turno di Calum di urlarmi contro, ancora ci prova a convincermi. "TU NON HAI FOTTUTAMENTE DIRITTO DI CHIAMARE LA MIA RAGAZZA TROIA, HAI CAPITO?", urlo, avventandomi addosso al ragazzo di fronte a me, che si scansa facendomi cadere a terra. 

"Va bene Ashton, ho capito. Non vuoi saperne niente di tutto questo, lo rispetto. Io l'avevo fatto per te, volevo evitarti una delusione che, probabilmente, presto o tardi arriverà. E mi dispiace di averti evitato per un mese ma l'avevo fatto con le migliori intenzioni. Ma a quanto pare sei troppo cieco e non vuoi starmi ad ascoltare. Sai, ti credevo diverso dal tuo amico Trent, ma non lo sei e mi dispiace. Me ne vado, è stata tutta una perdita di tempo questa" mi dice, calmo e pacato, sospirando appena. E poi se ne va, lasciandomi da solo in mezzo al campo da basket che tanto amo ma che adesso mi è così stretto che sono costretto ad uscire fuori. Piove, io non ho l'ombrello ma non mi importa, lascio che la pioggia mi bagni così da coprire le lacrime che iniziano ad uscire copiose dai miei occhi perché sono perfettamente consapevole  di aver appena commesso una delle cazzate più grandi degli ultimi tempi. 

Perché mi sono comportato così?

SPAZIO AUTRICE

Spero vivamente questo capitolo vi piaccia, non ho altro da aggiungere :)

Stay or run • Cashton HoodwinWhere stories live. Discover now