Šēttė

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Ancora pensava a quello che Ivar le aveva detto, a come le aveva sbattuto in faccia il fatto che le avrebbe sempre preferito le donne norrene.

Non era di certo una cosa da dire alla novella sposa, specialmente dopo quello che lei aveva passato, dopo quello a cui era stata sottoposta.

Tutto ciò andava contro la sua natura.

Non si sarebbe mai immaginata così, sposata ad un uomo terribile.

Eppure il ragazzo , possedeva un aspetto del tutto innocuo, tuttavia, un osservatore più attento, avrebbe scorto, negli occhi blu, una scintilla particolare, che non prometteva nulla di buono.

Un altro particolare , era la perenne ruga in mezzo alla fronte, una ruga di tensione, di allerta.

Edelgyth, per tutto il banchetto in onore del loro fidanzamento, aveva notato che Ivar non aveva mai smesso di possedere quella particolare ruga, quel segno indicatore di costante tensione.

Non si era mai rilassato, le spalle erano sempre state tese, rigide, mai sciolte.

La ragazza davvero non capiva quale fosse il motivo di tutta quella tensione.

Dopotutto era un matrimonio, non un elogio funebre.

Tra l'altro, c'era da ammettere che Ethelwulf aveva organizzato tutto alla perfezione.

Il cibo era ottimo, nonostante Edelgyth ne avesse toccato davvero poco e l'intrattenimento, costituito da dei menestrelli che intonavano dolci melodie, era davvero piacevole.

Improvvisamente le venne un forte senso di nostalgia, come un pugno nello stomaco, arrivò la consapevolezza di non poter rivedere mai più quelle cose, di non poter più udire le allegre melodie dei menestrelli.

Di non godere più del piacere delle danze sassoni, di non poter più rivedere la sua famiglia.

Il suo sguardo nocciola si inscurì ancora di più di quanto già non fosse, un piccolo velo di lacrime ricoprì le iridi.

La ragazza strinse convulsamente il boccale di birra che stava sorseggiando.

Gli occhi blu del giovane re, furono sulla figura della ragazza.

- C'è qualcosa che ti turba, moglie?- c'era chiaramente dell'ironia nella sua voce .

Edelgyth non aveva voglia di conversare, quindi tacque.

L'uomo non la prese affatto bene.

Ancora una volta, Edelgyth si ritrovò stretta nella morsa ferrea del re norreno.

- A quanto vedo, non impari, i concetti non ti entrano in testa uccellino.- ancora quella voce glaciale, velata da un pizzico di ilarità.

- Lasciami.- non c'era incertezza nel tono della ragazza.

Gli occhi del ragazzo si oscurarono ed Edelgyth ebbe paura, tuttavia riuscì a mascherare bene il terrore creatosi.

- Come?! Vuoi che ti lasci andare? Va bene, ma ora sei mia. Farai quello che ti dico e quando ti dico , uccellino. Oppure dovrò spezzarti le ali e mi sembra di averti già detto che adoro farlo.-

- Sei solo un bastardo pagano!- sputò Edelgyth con tutto il disprezzo di cui era capace.

Ivar strinse ancora di più la presa sui polsi della giovane donna.

Edelgyth emise un gemito di dolore.

- Non tirare troppo la corda . Non voglio ucciderti perché poi dovrò spiegare il perché al tuo stupido e codardo cugino. Ma ti avverto, a me piace uccidere, quindi se non vuoi la lingua tagliata, è meglio che tu stia zitta.-

|𝕸𝖞 𝖉𝖆𝖗𝖑𝖎𝖓𝖌 𝖉𝖆𝖗𝖐𝖓𝖊𝖘𝖘 |𝕴𝖛𝖆𝖗 𝖙𝖍𝖊 𝕭𝖔𝖓𝖊𝖑𝖊𝖘𝖘Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora