Raven

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«Francise

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«Francise...» Chiamo, cercando la sua mano per farmi strada verso la scuola.

Tutto è completamente buio. I miei occhi non vedono, ma percepisco con il tatto ciò che mi circonda.

Eccolo. Ecco il fantasma che mi prende per mano. Percepisco vivamente il suo calore, anche se è lieve. Comprendo che è lui a causa del leggero brivido che mi sale sulla schiena, accompagnato da un altro dettaglio abbastanza macabro per chi è nelle mie condizioni e non riesce a vedere nulla.

«Vieni, ti aiuto...» Mi sussurra all'orecchio, conducendomi verso il cancello di scuola.

La sua voce è sempre stata così leggera e sussurrante, anche se lui afferma di non averla così come la percepisco io.

Questa situazione mi pesa. Devo essere sincera.

Mi fa male non vedere nulla, ma soprattutto l'essere accompagnata ovunque. Mi distrugge il pensiero di non vedere i miei amici né il luogo in cui sto.

Mi verrebbe da piangere se non fosse per il mio cuore ormai abituato a questa vita.

Ho pianto in passato per questa mia condizione e ci soffro ancora, ma sono troppo orgogliosa per esternare questo mio dolore.

Sono una nuova persona. Sono una strega, una veggente, una sensitiva, insomma... tutto sono al di fuori della Raven di una volta.

Eppure, ricordo benissimo quel giorno in cui tutto cambiò e fu lo stesso giorno in cui persi la mia vista...

***

Tutto iniziò tre mesi prima. Mio padre era stato trasferito da Edimburgo a Glasgow e per agevolarlo con il lavoro decidemmo di comprare una casa poco distante dal centro.

La scuola per me non era un problema. Ero entusiasta e i cambiamenti non mi hanno mai spaventato. Insomma, come potevano spaventarmi?

C'erano biblioteche attorno casa mia, l'uniforme l'amavo terribilmente e poi, trasferirsi a Glasgow, è come fare un tuffo direttamente in una delle storie della J.K. Rowling.

Le uniformi ricordano molto quelle del suo omonimo romanzo di Harry Potter. Io avevo quella bellissima uniforme che ricordava molto la mia casata di corvonero, perché si. Ero una fanatica della saga, proprio come lo sono tutt'oggi.

Mi era appena arrivata quella splendida divisa e non vedevo l'ora di indossarla il giorno seguente per andare a scuola.

Era domenica quando entrammo nella nostra nuova casa.

Il mio sorriso e il mio entusiasmo si affievolirono poco a poco non appena misi piede lì dentro.

Avvertivo che c'era qualcosa che non andava, ma non capivo cos'era. Percepivo qualcosa, l'aria era pesante, ma nessuno se ne accorgeva. Ero l'unica ad essermene resa conto e pensai che fosse la stanchezza del viaggio a farmi sentire il peso del trasloco.

Iris Nube - Il tempo continua a scorrereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora