C'è chi crede che la vita sia fatta dalla quotidianità, che siano le cose banali e ripetitive la sostanza. Secondo altri invece, la nostra esistenza è fatta di attimi, talvolta inafferrabili ed effimeri, altre volte impressi sulla nostra pelle indel...
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Oggi ero seduta sulla panchina, fingendo di essere in palestra quando in realtà ero a raffreddarmi e cercare di leggere alla luce di un lampione vecchio e della torcia del mio iphone. Stava andando tutto bene, per quanto possa andare bene una messa in scena del genere, quando ho sentito una goccia sulla fronte. Dopo un infarto iniziale, quando ho pensato che fosse stato un gentile piccione a lasciarmi un ricordo, ho realizzato che stava iniziando a piovere.
Hanno iniziato a cadere sempre più gocce, sempre più forti e io ho iniziato a correre via, non sapendo dove ripararmi. In quella zona c'erano solo piccole ville inarrivabili e fabbriche circondate da un cancello insormontabile. Ho continuato a correre, con i polmoni che bruciavano e le gambe che gridavano aiuto, quando tutt'a un tratto mi sono fermata. Ho ispezionato la zona e mi sono accorta che ero sola: una scena così patetica. Mi ero ridotta a prendere litri di pioggia per non far sapere alle persone che mi circondano che un ragazzo aveva fatto lo stronzo con me.
In quel momento, qualcosa è scattato nel mio cervello, come un click e ho improvvisamente capito quello che ci avevo impiegato giorni a metabolizzare: non era colpa mia.
Io mi sono costruita un'idea intorno a Calum, totalmente fuori dagli schemi, ma è stato lui a comportarsi come un maleducato, a illudermi senza pensarci due volte. Eravamo come un quadro bellissimo, che rappresentava qualcosa di tridimensionale. Come quelle pennellate, colorati e lucidi, eravamo in realtà una bugia, falsi. Perché i quadri sono superfici piane, possono solo fingere di essere a tre dimensioni.
