CAPITOLO 155 - Incantesimi non verbali

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= Altovento / Monte Bianco, Valle D'Aosta (Italia). 12 agosto 1988 =

Presentandosi ad Arx Tenebrarum per il Noctesangui di agosto, i due Sposi trovarono Astaroth. Terminati i convenevoli il Lord espresse al parente il desiderio di esercitarsi con gli Incantesimi non verbali e addirittura senza la Bacchetta.

La Veela Nera gli Lesse la mente involontariamente, Vedendo una parte della discussione della tesi della nipote fin dove ricordata dall'interlocutore.

[Astaroth] « Cosa desideri riprovare? »

[Lucius] « Non lo so... », ammise imbarazzato.

Erano trascorsi sedici anni da quando aveva trattato l'argomento, e non l'aveva mai più messo in pratica. Per i Purosangue era un piacere usare la Bacchetta: sentirla nel palmo e fra le dita li aiutava a concentrarsi, Incanalando al suo interno la propria volontà, verso una direzione precisa. Non avevano inoltre l'occasione di privarsene: vivendo una vita agiata e al sicuro non si manifestavano occasioni di emergenza dove dovevano farne a meno o non avevano l'occasione di tornare a prenderla, senza contare che la maggior parte di loro la portava sempre appresso, o in tasca, o infilata nella cintura, oppure riposta in un fodero, questo perchè era la loro cultura, dove la Bacchetta simboleggiava il Dono Magico nella sua essenza, dimenticando che esso fosse dentro di loro, pertanto quello era solo uno strumento. Importante, certo, nonché fondamentale per i primi anni di vita, quando erano troppo giovani, inesperti e fragili per dominare la Magia senza un aiuto esterno, tuttavia nel crescere e nell'imparare le Formule, le posture, gli effetti e il dosare la propria forza la situazione era diversa. Gli Istituti di Magia non spingevano a fare un uso minore della Bacchetta: al contrario, esse era tra i primi strumenti richiesti per accedere agli studi, e fin dalle prime lezioni essa diventava un elemento fondamentale per molte materie, incentivando l'uso e premiando la destrezza. Era inoltre curioso che i Purosangue ne facessero uno sfoggio, come il simbolo d'eccellenza della propria classe in grado di differenziarli dai babbani, senza ricordare che il punto divisorio fosse il Dono, non un pezzo di legno dotato di un nucleo. Avrebbe atteso che l'umano fosse andato a dormire dopo l'Offerta dei Cerbidi per chiacchierare con la giovane, ascoltando l'argomento della sua tesi per interezza.

Un discorso simile valeva anche gli Incantesimi non verbali, ossia quelli Lanciati mentalmente. Erano faticosi e serviva più concentrazione, come se l'espressione vocale riuscisse ad Attivare meglio la Formula, ma era soltanto una questione di abitudine.

[Astaroth] « Perchè non proviamo con una Formula di Appello? »

Poteva essere più facile di altre cose da provare, inoltre il parente aveva confidenza con quel tipo di Magia, infatti accettò.

Si guardò attorno per cercare un oggetto, tuttavia preferì non fargli usare una pietra o un pezzo di legno: se il Mago avesse dosato male le forze avrebbe potuto ferirsi. Si sfilò la cintura, non avendo altre idee, allontanandosi di qualche metro e tenendola in mano.

[Astaroth] « Qui va bene? », potevano essere circa cinque metri. L'altro annuì.

[Lucius] Si rivolse alla Sposa- « Vediamo se ricordo come si fa » - avrebbe dunque provato per primo. Portò istintivamente la mano destra alla tasca dei pantaloni neri che conteneva la Bacchetta, per poi fermarsi e ricordare che dopo tanti anni non avrebbe potuto contare su di essa se intendeva provare quell'esercizio.

Si concentrò, fissando la cintura nel palmo della Veela Nera di fronte a sè, dopo di che allungò la mano destra verso di essa. Si sforzò in più riprese, ma l'oggetto non fece altro che oscillare appena. Aggrappandosi alla questione di principio rimase lì per alcuni minuti, riprovando ancora, arrendendosi anche a pronunciare la formula 'Accio', nonostante avrebbe voluto interiorizzarla, ma non accadde nulla: l'oggetto non cadde nemmeno di mano a proprietario, frustrando il Mago.

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