Capitolo 21

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Percy

" - Dite al conte che tornerò e mi riprenderò ciò che è mio -

Disse il giovane e si buttò giù dalla scogliera.

L'impatto con la acqua fu tremendo e mi lasciò senza fiato per diversi minuti, mi resi conto di andare sempre più affondo: le ferite alla schiena e le corde che mi legavano i polsi contribuivano a non farmi risalire in superficie.

Mi ero buttato senza un motivo preciso e senza pensare davvero a quello che stavo facendo, l'unica cosa che volevo era sfuggire ai miei aguzzini e possibilmente rimanere vivo.

C'era una cosa che ricordavo, una storia che mi aveva sempre raccontato mia madre da bambino: la nostra famiglia era protetta dall'oceano ed era per questo che il simbolo della famiglia reale era il Tridente.

Buttandomi dalla scogliera avevo sperato che quella leggenda fosse vera, anche se le leggende erano pur sempre leggende.

Mentre annegavo pensavo a tutto questo, poi semplicemente, mi arresi e chiusi gli occhi.

***

Vento fresco e il rumore delle onde...

Aprii gli occhi di scatto e mi misi seduto, guardandomi intorno mi resi conto di essere su una spiaggia e, soprattutto, sentivo che il mio cuore batteva. Sospirai, almeno ero vivo!

- Hey moccioso e tu chi sei? - mi chiese un uomo barbuto apparendo nella mia visuale

Aveva abiti trasandati e una benda sull'occhio destro

- Chi sei tu piuttosto, ti sei visto allo specchio? - risposi acido

Ne avevo passate troppe, mi ci mancava pure uno sconosciuto che mi dava del moccioso

- Lascialo stare, è solo un ragazzo - intervenne una donna in mia difesa

- Va bene, va bene! Certo che ha una bella lingua tagliente però! - disse l'uomo

La donna mi si avvicinò e si inginocchiò per stare alla mia altezza

- Qual è il tuo nome, giovanotto? - mi chiese

- P... - stavo per rispondere ma venni interrotto dall'uomo di poco prima

- Guarda la sua schiena! Ti hanno frustato? - mi chiese

Tentennai, chi erano quelle persone? Potevo davvero fidarmi? Purtroppo non avevo scelta e la schiena stava cominciando a bruciare di nuovo.

- Si! - risposi - è stato il conte dell'isola di Isma - rivelai

I due si guardarono e poi guardarono me per capire se stavo dicendo la verità

- Sono scappato per miracolo - raccontai

Fu in quel momento che qualcosa cambiò: un ragazzo poco più grande di me si avvicinò e mi guardò curioso, aveva la pelle olivastra, occhi e capelli scuri.

- Mamma chi è questo ragazzo? - chiese il nuovo arrivato

- Un ragazzo che ha bisogno di aiuto a questo punto - rispose l'uomo

- Quanti anni hai? - chiese il giovane

- Dodici - risposi

- Io quattrodici! Mi chiamo Grover -

- Percy - risposi

Grover sorrise e allungò una mano verso di me

- Benvenuto a bordo allora! - esclamò

- A bordo dove? - chiesi diffidente

- Semplice ragazzo. Sulla nostra nave pirata! - spiegò l'uomo"

Scossi la testa. Chissà perché mi era tornato in mente il giorno in cui ero diventato un pirata, e soprattutto proprio in quel momento

- Non è possibile! - esclamò Chirone guardandomi stupito

- Lo è invece. Sono vivo e vegeto a quanto pare - risposi con un sorriso

Quell'uomo era l'unico che mi aveva trattato bene in quegli anni in cui ero stato prigioniero del conte, l'unico che mi avesse mostrato affetto in quei due anni di permanenza lì dentro.

Mentre ero distratto però, accadde quello che non mi sarei aspettato in un momento del genere: il conte Chase si scagliò contro di me, mi buttò a terra e mi puntò un pugnale alla gola.

- Noooo! - sentii l'urlo di Annabeth

- Non ti azzardare -

Nico!

Il rumore di una spada estratta dal fodero, riconoscevo il suono...Jason!

Il rumore di una corda tirata allo spasimo, Frank!

- Fossi in lei non lo farei, siete sotto tiro, una mossa falsa e morirete - lo avvisò Grover

Il conte mi guardò con odio, ma allentò la presa. Gli diedi una testata e riuscii a togliermelo di dosso. Mentre mi alzavo estrassi il cilindro che portavo legato dietro la schiena, nelle mie mani si trasformò nel Tridente.

Lo puntai alla gola di Frederick Chase, era in ginocchio, una mano sul punto dove lo avevo colpito con la testa

- Uccidimi! È questo quello che vuoi o sbaglio? Non sei qui per questo? - chiese a raffica

- No - risposi - Sono venuto fin qui solo per spodestarti e riprendermi ciò che è mio, non voglio altro, non sono come te -

Abbassai il simbolo del mio potere e feci qualche passo indietro, il conte abbassò la testa e abbandonò le braccia sul pavimento. Si stava davvero arrendendo?

La mia ciurma mi accerchiò, come me pensavano che le guardie ci avrebbero attaccato per difendere il loro capo, ma nessuno si fece avanti, nessuno provò a sfidarci, poi lentamente, tutte le persone nella sala si inginocchiarono.

Li guardai stupito, finché un'anziana non mi si avvicinò

- Chiedo perdono in nome di tutta Isma, per aver seguito un uomo del genere e avervi tradito, mio principe - disse inchinandosi

Scossi il capo

- Non conoscevate la storia, non potevate saperlo -

Si chinò di nuovo, si vedeva che era una donna che tutti rispettavano, probabilmente il popolo chiedeva consiglio più a lei che al conte stesso

- Se permettete, vorrei gestire gli affari burocratici - chiese

Annuii convinto, in quel momento non ero in vena di dettar legge e l'anziana sembrava sapere molte più cose di me

- Arrestate la famiglia Chase, arrestate i traditori! Domani si deciderà che cosa farne - ordinò

Le guardi non se lo fecero ripetere: si avvicinarono al conte e lo portarono via di peso, poi presero anche Annabeth, per un braccio, e l'invitarono a seguirli senza opporre resistenza.

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