Capitolo 10

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"Cosa intendi dire?" chiesi a Sylver.
L'idea di arrendermi, di fare ció che voleva la rossa non mi piaceva. E non sarebbe dovuta piacere nemmeno a Sylver. Soprattutto a lei.
Sylver credeva ancora che Dimitri sarebbe potuto scappare da quel posto e tornare sul proprio trono. Io non ne ero sicura, ma, dopo ció che era successo nella sala da pranzo, l'idea non era sembrata cosí impossibile. Dimitri conosceva la rossa. Ma anche la rossa conosceva lui.
"Vuoi che mi sposi con il Capitano?" sfidai Sylver, incrociando le braccia al petto.
Lei scosse la testa e parló lentamente, come se avesse dovuto spiegare qualcosa di ovvio ad un bambino. Cercai di ignorare il fastidio che tutto questo mi provocava.

"Abbiamo osservato la rossa, ma non cosí a lungo da riuscire a prevedere le sue mosse. E, certo, la mossa del matrimonio è un ostacolo per noi. Questa non ci voleva." Sylver cominció a camminare per la stanza, pensando.
Probabilmente, stava pensando a come risolvere quella situazione. Ma non aveva risposto alla mia domanda.

"Quindi, dovrei accettare?" insistetti.
Sylver non mi guardava, era troppo impegnata ad escogitare un piano. Quasi, vedevo i suoi pensieri uscirle dalla bocca.

"Non devi accettare." si intromise James.
Puntai gli occhi su di lui e lo fulminai con lo sguardo. Ogni traccia d'amore, per lui, era svanita.

"Avevo detto di andartene." sibilai.
Il viso di James si contrasse in una smorfia. Nei suoi occhi vidi un leggero cambiamento. Da semplici occhi, divennero profondi.

"Devo ricordarti chi sono?" chiese, la voce bassa e profonda.
Abbassó lo sguardo sulla mia pancia, su ció che avevo dentro. Mio figlio. Suo figlio.
Lanciai un'occhiata veloce a Sylver, che si era fermata, accanto a noi. Aveva gli occhi spalancati. Non si aspettava un cambiamento del genere in James. E nemmeno io.
Tornai a guardare James, sentendomi improvvisamente in trappola. Comparvero le punte lucenti dei suoi canini, dalle sue labbra. Non sembrava piú James. Il desiderio che avevo visto in lui, fino a poco prima, era scomparso, aveva lasciato il posto a qualcosa di piú del semplice desiderio. Era qualcosa che veniva da dentro di lui.
Era simile a ció che aveva provato Dimitri, dopo che la rossa l'aveva ferito con un paletto, davanti ai miei occhi. Qualcosa di piú profondo, rispetto al semplice amore. Era qualcosa di incontrollabile.
Mi bloccai, quando fece un passo verso di me, ma Sylver si mise tra me e lui, le mani appoggiate sul suo petto.
Mi stava proteggendo.

"James, è Lilith." provó a calmarlo.
Gli accarezzó lievemente una guancia, ma lui non se accorse neanche, troppo impegnato a fissarmi. Temevo che, da un momento all'altro, avrebbe potuto spingere da parte Sylver, per immobilizzarmi e mordermi. Non era la prima volta che ci provava. E, probabilmente, lui era la persona che conosceva meglio il mio corpo, che sapeva i punti dove scorreva piú sangue, in me.
Io, invece, non avrei saputo come liberarmi dalla morsa di un vampiro.
Sylver notó la determinazione di James, i canini in mostra, lo sguardo fulminante e cercó di evitare di arrivare ad una situazione irrimediabile.
"James, vieni via." sussurró, lo prese per il braccio e cercó di spostarlo, ma inutilmente.
Io, invece, arretrai, spaventata.
Mi hai uccisa.
James, vieni via! Vieni via di lí!
Mi scappó un urletto disperato, mentre mi accasciavo a terra e tentavo di scacciare quelle frasi dalla mia testa. La testa mi faceva male, sentivo tutto il corpo andare a fuoco.
"Lilith!" Sylver era al mio fianco, una mano appoggiata alla mia schiena.
Aiutatemi!, avrei voluto urlare. Ma non riuscivo a trovare la voce per farlo.
"Lilith!" urló di nuovo Sylver, accentuando il mio doloroso mal di testa.
Una fitta acuta mi colpí la testa, facendomi trovare la forza per parlare. Dissi la prima cosa che mi venne in mente, incapace di formulare un discorso con un senso.

"James!".
Per un attimo, mi sembró di non sentire piú niente. Nè nella testa, nè all'esterno. Anche il mal di testa era sparito, sostituito da confusione.
Poi, tutto mi travolse. Due ragazzi. Una ragazza. Una foresta. E tornai a sentire.

"Lilith! Lilith, mi dispiace!" James fu subito su di me, mi prese il viso tra le mani, delicatamente, come se mi fossi potuta rompere, sotto il suo tocco.
Si avvicinó al mio viso e mi bació. Avvertii le sue labbra sulle mie, le immagini sparire, il suo amore per me.
Fu come avermi risvegliata da un sogno, il principe che risveglia la principessa con un bacio.
Ricambiai debolmente il bacio, improvvisamente priva di forze.
James si staccó da me, avvertendo la mia titubanza, tenne il mio viso tra le sue mani e mi guardó, con lo sguardo preoccupato. Il suo sguardo. Tutto ció che aveva provato, la rabbia, il desiderio, era stato spazzato via dalla preoccupazione. Per me.
Nascosi il viso sul suo petto, sentendo già il viso bagnato di lacrime. Era James, il mio James. E, forse, anch'io ero di nuovo io.

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