Capitolo 56

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Il Capitano era sparito, risucchiato dalla folla che si accalcava, attorno ai tavoli e a me. Tremavo. Sentivo ancora i passi leggeri e veloci del Capitano strisciare sul pavimento, a ritmo di musica.
La canzone era finita, si era passata ad una piú tranquilla.
Io non riuscivo a smettere di fissare il punto in cui il Capitano era scomparso.

"Principessa, ha bisogno di qualcosa?" Sylver era davanti a me, con un vassoio su una mano, con, sopra, dei bicchieri di vetro, pieni di un liquido quasi trasparente, con le bollicine.
Non appena incrociai il suo sguardo, lei si piegó in una piccola riverenza.
Avrei voluto dirle che non c'era bisogno di tutte quelle maniere eleganti e cortesi, ma non potevo: io ero la principessa.
Cosí, mi chinai anch'io in una piccola riverenza.

"Sta andando tutto a meraviglia." mentii.
Non mi piaceva mentire a Sylver, alla mia migliore amica, ma non avrei potuto rivelarle che ero stordita da quell'improvviso cambio di atmosfera. Non in pubblico.

"Invece, a me sembra che lei abbia bisogno di qualcosa da bere. Non ho, forse, ragione?" chiese, piegando la testa da un lato.
Il suo sguardo era divertito.
Afferró un bicchiere dal vassoio e me lo porse. Io lo presi e, titubante, lo annusai.
L'odore era frizzante, intenso, macchiato da una leggera nota dolce-amarognola.
Storsi il naso, per l'odore forte.

"Che cos'è?" chiesi.
Sylver sorrise.

"Vino bianco, principessa." rispose, quasi felice della sua risposta pronta.
Feci girare il liquido all'interno del bicchiere, con un moto circolare.
"Ora che è maggiorenne, non mi dica che non vuole assaggiare nemmeno un goccio di vino!" spalancó gli occhi, divertita.
Tornai a guardare il vino.
Sí, non avevo mai bevuto. E sí, non mi ispirava. In quel momento, per lo meno, era l'ultima cosa che avrei voluto fare: già ero stordita di mio, non mi servivano alcolici per farmi girare la testa.
Porsi di nuovo il bicchiere a Sylver, che mi guardó perplessa.

"No, grazie." la informai.
Lei aggrottó la fronte.

"Principessa, è la sua festa!".

"Non per questo devo bere. Anzi, devo dimostrarmi una buona sovrana, sobria e razionale." gonfiai il petto, per rendere ancora piú ridicola la mia frase.
Se c'era qualcosa che non avrei voluto fare era proprio interpretare il ruolo della brava principessa, destinata a diventare regina.

"Va bene, principessa. In ogni caso, non le dispiacerà offrire il bicchiere al suo promesso sposo, il Capitano. Avete appena ballato meravigliosamente!" Sylvere sembrava davvero entusiasta e meravigliata.
Aggrottai le sopracciglia e mi avvicinai a lei. Controllai che nessuno ci stesse guardando ed ascoltando e la guardai attentamente.

"Sylver, cosa stai facendo?" mormorai, quasi sibilando.
Sylver parteggiava per Dimitri. Perchè avrebbe dovuto alimentare la buona impressione che dava l'immagine del Capitano come mio sposo?

"Do solo credito alla vostra figura. Non è il dovere di ogni suddito?" Sylver si chinó di nuovo in una riverenza.
"Ora, se vuole scusarmi, devo andare ad offrire vino ed altro ai suoi sudditi. Si goda la festa.".
Detto questo, sparí anche lei tra la folla. Io non persi un attimo di vista la sua figura, fino a che qualcun'altro non catturó la mia attenzione. Erano braccia. Ed erano avvinghiate al mio braccio. Le unghie sembravano scavare dentro la mia pelle, come se avessero voluto stritolarmi, al posto che attirare solo la mia attenzione.
Mi girai di scatto e mi ritrovai faccia a faccia con Rowena, i suoi ed i miei ricci mescolati in un unico groviglio, i suoi occhi fulminanti a pochi centimetri dai miei. La sua bocca era una smorfia di rabbia.
Arretrai, sbalordita e colpita dalla sua comparsa improvvisa. Era sempre stata dietro di me? O era arrivata da poco?
Rowena ci sta guardando.
Probabilmente, Rowena aveva visto me ed il Capitano ballare.
Non sarebbe finita bene.

"Allora, Lilith, ti sei divertita a ballare con il Capitano?" sibiló lei, tenendo la presa ferma sulla mia pelle.
Temevo che potesse farmi uscire sangue da un momento all'altro.
Deglutii. I suoi occhi erano maliziosi e furiosi. L'avevo già vista arrabbiata e questa era una volta di quelle.
Rivolsi lo sguardo alle persone attorno a noi, pregandole con lo sguardo di intervenire in qualsiasi modo possibile. Ma loro erano concentrate su altro, sui tavoli, sulle loro conversazioni.
Aprii e richiusi la bocca, non sapendo cosa rispondere.
"Il Capitano è bravo a ballare, di questo non posso dire nulla. Ma mi siete sembrati..." abbassó la voce, "...un po' troppo vicini. Lilith, stai attenta a quello che fai: la festa è per te, ma al termine di questa giornata pagherai tutte le conseguenze.
Ti consiglio di stare lontana dal Capitano.".
Sospirai ed alzai gli occhi al cielo.

"Rowena, mi stai chiedendo di stare lontana dal mio promesso sposo? Scusa, ma vorrei potermi convincere di poterlo amare, prima di sposarlo." sbottai.
Rowena si guardó attorno, preoccupata che qualcuno potesse averci sentite.

"Abbassa la voce." mi intimó.
Io la ignorai.

"Rowena, questa è la mia festa. Lasciami festeggiare.".
Sapevo che avrei dovuto darle qualcosa, in cambio. Tentai di stare zitta, ma, se non l'avessi detto io, me l'avrebbe chiesto lei.
"In cambio, staró lontana dal Capitano.".
Non sembrava una promessa, ma, secondo Rowena, doveva esserlo, perchè, subito, si rilassó, abbassó le spalle, si ricompose, assunse di nuovo il sorriso malizioso che poteva appartenere solo a lei.

"Bene. Ma festeggerai solo qui. Non potrai andare in altre ali del castello. O, se lo farai, non potrai vedere Dimitri. In quel caso,..." il suo sorriso scomparve, "...la festa finirà. E Dimitri con lei.".
Il suo tono era serio. Non ammetteva repliche. Ed io non avrei replicato.
Con un sorriso di circostanza, chinai leggermente il capo e mi voltai. Mi diressi velocemente al tavolo imbandito di stuzzichini, attorno al quale erano affollati i bambini.
Non avevo fame, ma avrei fatto di tutto, pur di non stare ancora con Rowena. Era capace anche di rovinare la mia festa di compleanno. Sembrava essere andato tutto abbastanza bene, dall'inizio di quella giornata. Fino a quel momento.
Scorsi i piatti di cibo: pizzette, crostini, patatine fritte, bruschette. Sicuramente, tutte cose invitanti.
Mi picchiettai il mento con un dito.

"La principessa, la principessa!" urló qualcuno.
Abbassai lo sguardo e vidi un bambino già legato alle mie gambe, intento a sorridermi. Ricambiai il sorriso contagioso. E, in un attimo, ero attorniata da altri piccoli bambini, tutti che erano entusiasti nel vedermi con loro.
Nonostante la lite con Rowena, riuscii a farmi riempire il cuore di gioia da loro di nuovo. Erano cosí innocenti, cosí ingenui, cosí allegri.
Mi piegai sulle ginocchia, per arrivare alla loro altezza, e li guardai attentamente. Loro si staccarono da me.
Lentamente, un bambino si chinó in un piccolo inchino, con la mano tesa verso di me.
"Principessa, vuoi ballare con me?" mi chiese.
Aveva piú o meno l'età di mio fratello, Theo, ma sembrava molto piú maturo di lui, come se avesse avuto almeno una decina d'anni in piú, a livello intellettivo.
Mi si sciolse il cuore.
Mi alzai e mi piegai in una profonda riverenza.

"Signore, come potrei dirle di no?".
Offrii a mia volta la mano al bambino, che me la strinse timidamente, come per paura che potessi rompermi o sparire dalla sua vista, non appena avesse premuto un po' di piú sulla mia pelle. La sua mano era piccola, in confronto alla mia, ma morbida.
Lo portai al centro della stanza, dove gli sollevai entrambe le mani e cominciai a fare piccoli passi. Non sapevo nemmeno io ballare, ma nemmeno il bambino di fronte a me. E questo era un bene. Avrei potuto fare ció che volevo.
Dopo pochi passi, gli feci fare una giravolta e lui ne fece fare una a me, facendomi piegare sulle ginocchia per poter passare sotto al suo braccino alzato.
Stavo cominciando a divertirmi. L'atmosfera cominciava ad essere allegra e leggera. Cominciava ad essere la mia giornata.
Ma, come al solito, le giornate non sono fatte per una persona sola: bisogna sempre essere pronti agli imprevisti ed alle opportunità, qualsiasi esse siano.
Sentii qualcuno toccarmi leggermente la spalla, mentre io ed il bambino ballavamo insieme. Inizialmente, credetti fosse stato solo un gesto di qualcuno accanto a noi, non voluto.
Ma la mano si ripresentó, con piú pressione.
Mi fermai e mi voltai.
Nick era davanti a me, piegato in un inchino e con la mano tesa davanti a me. Il suo completo nero gli calzava a pennello.

"Mi scuso per l'inconveniente, ma potrei avere l'onore di questo ballo, principessa? Avrei alcune cose da dirle.".
Seppur a malincuore, sapevo di dover ascoltare Nick: sarei tornata dal bambino subito dopo.
Subito dopo, ricordai a me stessa.
Sorrisi, colpevole, al bambino e mi allontanai con Nick.
Avevamo appena fatto qualche passo, quando lui si avvicinó con il viso al mio orecchio.
"Vada nella sua stanza. C'è qualcuno che vuole vederla." mormoró.

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