Capitolo 8

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Mikasa si mise un vestito viola come i suoi capelli che le arrivava fino al ginocchio ed era senza maniche, sopra di esso mise una giacca nera e ai piedi il suo indistinguibile tacco dodici nero. Non riusciva a stare ferma, era agitata e si chiedeva in continuazione se sarebbe andato bene. Si mise davanti allo specchio e disse: -Bene, Mikasa, puoi farcela!- Sorrise e prese la borsa nera con dentro portafoglio, cellulare e chiavi di casa. Passando davanti al divano, notò che su di esso vi era il libro di Sen Takatsuki, l'aveva messo lì con l'intento di buttarlo. Lo prese con riluttanza e ne accarezzò la copertina: Sen Takatsuki, "L'uovo della capra nera". Sospirando lo lasciò di nuovo sul divano e uscì di casa. Le strade sembravano più affollate del solito e Mikasa quasi faticava a camminare in quella calca. Era agitata e tutte quelle persone maleducate la facevano solo innervosire. Per fortuna arrivò a destinazione senza mangiare o mutilare nessuno, anche se avrebbe voluto. Mentre camminava guardava incredula il ristorante che sicuramente costava un occhio della testa, ovviamente sbatté contro qualcuno e sarebbe caduta se questo qualcuno non le avesse afferrato la vita e attirata a sé. Si ritrovò con il viso affondato in un petto muscoloso, alzò la testa e incontrò i soliti e magnifici occhi grigi. -Arima-san- sussurrò arrossendo subito dopo, possibile che faceva sempre queste pessime figure con lui? Sentì i punti in cui aveva le braccia andarle a fuoco, un formicolio piacevole le si espandeva per tutto il corpo mentre le farfalle davano una vera e propria festa con tanto di DJ nel suo stomaco. -Credo che cadere sia il tuo sport preferito- commentò lui. Mikasa ridacchiò imbarazzata e si separò lentamente da lui. Entrarono al ristorante e gli fu dato un tavolo sulla terrazza dalla quale si vedeva un bellissimo panorama di Tokyo. Mikasa si affacciò ammirando Tokyo e sorrise appena sentì Arima mettersi vicino a lei. -Ti piace?- le chiese. Lei annuì: -Credo che Tokyo sia una città bellissima nonostante tutti i problemi che ospita!- Si sedettero e ordinarono, anche se la viola aveva paura che la sua copertura sarebbe saltata. Lui come avrebbe reagito se fosse successo? L'avrebbe uccisa senza battere ciglio? Arrivò il cibo e lei ne prese un piccolo boccone con mani tremanti, fece come le aveva detto Tuoka: lo ingoiò senza farsi notare e fece finta di masticare e ingioiare. Aveva lo stesso un cattivo sapore, ma riuscì a fingere un perfetto sorriso: -È davvero buono!- Cominciarono uno scambio di chiacchiere futili, poco serie e alcune perfino scherzose che strapparono ai due commensali qualche risata. Mikasa stava davvero bene, non le pesava nemmeno tanto ingoiare quel cibo che per lei aveva il sapore della spazzatura. Sapeva che avrebbe passato tutta la notte a vomitare, ma pensava che ne valesse ampiamente la pena.
Presero un caffè per concludere e poi uscirono dal locale dopo aver pagato. -Aspetta, ti devo ridare i soldi!- disse Mikasa, ma Arima liquidò quell'affermazione con un gesto della mano. Lei insistette e lui sorrise: -Tranquilla, non sono un barbone!- Mikasa rise e prese il braccio che, da gentiluomo, Arima le aveva offerto. Camminarono un po' per le strade di Tokyo. -Oggi c'è un cielo stellato bellissimo!- commentò Mikasa guardando in alto. Arima annuì: -C'è anche la luna piena.- Lei fece un bel respiro, c'era magia nell'aria e, guardando l'uomo affianco a sé, si chiese se lui avesse anche questo potere, il potere di rendere tutto magico e indimenticabile. -C'è aria di magia- sussurrò. Lui la guardò sorridendo appena: -Chissà chi è la fata responsabile!?- Mikasa arrossì e disse: -O il mago!- Continuarono a camminare e lei si azzardò a poggiare la testa sulla spalla di lui sentendola rilassarsi. Passarono davanti ad una fontana dove vi erano delle coppie di fidanzati a baciarsi mettendo in quei movimenti delle labbra tutto il loro amore. -Ah, quanto sono dolci!- commentò Mikasa. -Da diabete!- aggiunse Arima. Lei ridacchiò e gli diede un pugno scherzoso sul braccio: -Baka!- Lui si massaggiò il punto colpito cercando di sembrare dolorante: -Mi hai fatto male!- Risero e tutto andava bene, le stelle brillavano, la luna osservava silenziosa e le loro risate bastavano per cancellare tutto il resto.

Mikasa si svegliò che era seduta in bagno davanti al water, aveva vomitato tutta la notte e si era addormentata lì. Si alzò e si stiracchiò andando in cucina per farsi un caffè, ma l'occhio le cadde sull'orologio facendole notare che era tardissimo e sarebbe dovuta essere a lavoro ben da un'ora a quell'ora. Non prese il caffè, si fiondò in camera e si vestì con vestiti che nemmeno degnò di uno sguardo. Uscì di casa e corse per le strade di Tokyo diretta all'Anteiku. Si fermò vedendo che era tutto spento, entrò e andò ai piani superiori sentendo delle voci provenire da una stanza. Aprì la porta lentamente vedendo tutti riuniti, ma mancava Kaneki. C'erano anche Itori, Uta e Tsukiyama. -Cosa succede?- chiese attirando l'attenzione di tutti su di sé. A risponderle ci pensò Yomo: -Kaneki è stato rapito da quelli di Aogiri, vogliamo andare a riprenderlo.- Misaka abbassò lo sguardo, come mai non provava piacere? Lei doveva odiare Kaneki, era ha causa sua se era morta Rize. Ma adesso riusciva solo a desiderare di rompere il naso a quelli di Aogiri che avevano osato attaccarli e rapire uno di loro, dopo mesi ormai Mikasa faceva parte dell'Anteiku, era il suo "team" e Kaneki ne faceva parte. -Quando si parte?- chiese alzando decisa lo sguardo.

Mikasa era casa e stava mettendo un po' in ordine la sua stanza. Mise via i vestiti che non metteva più, pulì un po' il pavimento, rifece il letto e mise una nuova cornice con una foto sulla sua scrivania: lei con i dipendenti dell'Anteiku. Sulla scrivania giaceva anche il libro di Sen Takatsuki, non era riuscita a buttarlo poiché le ricordava Rize, il suo unico effetto personale. E adesso rischiava di non vedere mai più Ken Kaneki, il motivo della morte di Rize, ma non ne era per niente felice. Ripensò ai suoi genitori: suo padre era stato ucciso in una mattina di agosto, sua madre era sparita nel nulla la sera seguente, Mikasa, che allora era Miyuki, aveva solo quattro anni. Non ricordava i suoi genitori, solo dei volti sfocati senza particolari, ma non ne sentiva nemmeno la mancanza visto che non aveva fatto in tempo ad amarli. Ma Caspar, Rize e Koori li aveva amati ed era felice che almeno Koori fosse ancora con lei. Perciò non si poteva permettere di perdere nessun altro, nemmeno Ken Kaneki.

All it's fine||Kishou ArimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora