십오 (benzalconio cloruro)

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«Giuro che quando la mia azienda crescerà a livello galattico, imporrò l'obbligo di vestirsi come si vuole

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«Giuro che quando la mia azienda crescerà a livello galattico, imporrò l'obbligo di vestirsi come si vuole. Questa cosa» il dito di Jungkook s'insinuò sotto il colletto della camicia, «Mi sta soffocando da stamattina. Mi chiedo come tu faccia a resistere».

Namjoon non distolse lo sguardo dallo schermo del proprio laptop, l'attenzione parzialmente concentrata dagli ultimi preparativi per il grande evento di fine anno; essere l'addetto alle relazioni pubbliche, spesso si rivelava ancor più difficile di interfacciarsi con pagine intere piene di codici.

«Si chiama decoro, Jungkook. Tu sei troppo giovane, ma fra qualche anno sarai proprio come quegli anziani signori che bevono Bourbon nel club di golf insieme ai loro soci», continuò a non porre il proprio sguardo verso il capo, nonostante avesse sentito Jungkook sbuffare, «Indosserai una polo e inorridirai davanti a un giovanotto di vent'anni che indossa una t-shirt di Pacman in un congresso importante».

L'espressione del ragazzo non fu attraversata da nessun mutamento, anzi, ma soffiò uno sbuffo divertito dalla bocca. Si guardò interessato la punta dei mocassini e rimpianse le sneackers: «Devi proprio rinfacciarmelo ogni volta? Non avevo idea di come comportarmi!».

«Certo che devo rinfacciartelo, i colleghi servono a questo» Namjoon allontanò il viso dal computer, prima di abbandonarsi contro la spalliera della sedia in pelle su cui era seduto e passarsi una mano sugli occhi, stanco per aver resistito per così tanto alla luce bianca proiettata dallo schermo. «Ringrazia che non ti tratti male quando dovrei. Devi mettere le ossa, sei ancora troppo tenero e questo è un mondo di piranha affamati».

Jungkook annuì distrattamente, scoccando un'occhiata all'uomo: aveva la camicia perfettamente stirata e i capelli impeccabilmente sistemati all'indietro, ma la cravatta allentata e il leggero alone violaceo sotto gli occhi gli fecero intuire che quella giornata aveva affaticato entrambi.

«Grazie per la lezione di vita, papà» borbottò Jungkook e, nonostante stesse alzando gli occhi al cielo, in cuor suo non smetteva di ringraziare le paternali di Namjoon.

Namjoon, lo stesso che in quel momento gli stava sorridendo pigramente. «Attento a sfottere, ragazzino, ché tu e mio figlio avete quasi la stessa età celebrale».

«Se a cinque anni è così intelligente, allora è proprio un piccolo genio» Jungkook sospirò, puntando gli occhi al soffitto non per mostrare indifferenza, quanto in un gesto involontario dettato dall'affollamento di pensieri. «Dovresti portarlo qui, un giorno. Si divertirebbe con le statue a grandezza naturale nell'atrio e potrei insegnargli qualche segreto del mestiere».

Namjoon appoggiò le mani dietro la testa, scuotendo leggermente il capo. «Tu con i bambini? Stento a crederci. Soprattutto dopo quello che è successo col tuo cuginetto...».

«Ancora con questa storia?!».

«E, oltretutto, scandalizzeresti mio figlio con quel quadro inquietante che hai appeso recentemente nel tuo studio».

CANDEGGINA SPRAY // vkookWhere stories live. Discover now