Capitolo 14 ~ Cupido ha scoccato la sua freccia

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Cole

Dicono che la gelosia sia una brutta bestia. Personalmente non ho mai dovuto combattere con questa realtà, mai prima di ieri sera almeno. Ho sempre creduto che uno come me non fosse fatto per le relazioni serie, di conseguenza ogni ragazza con cui sono stato non ha mai avuto un'importanza tale da farmi impazzire al pensiero che potessero portarmela via. Con il tempo però ho capito che tutto questo era motivato da un sentimento più forte, a me sconosciuto, che stava serpeggiando nel mio petto, mettendo radici nel mio cuore a mia insaputa. E se non ero mai stato geloso di nessuna donna prima d'ora era solo perché quel senso di paura, legato all'idea che qualcuno potesse prendere il mio posto nel suo cuore, era una certa ragazzina dagli occhi nocciola a scaturirla in me. E Dio se mi manda ancora fuori di testa anche solo l'idea che chiunque, all'infuori di me, possa sfiorarla! Succede ogni singola volta che la vedo accanto a un uomo o che i suoi occhi, dalle sfumature color cioccolato, guardano qualcuno che non sono io. Impazzisco. Sento i pensieri trasformarsi in ridicole paranoie, l'agitazione crescere a ogni respiro e il cuore battere frenetico per la brama di strapparla dal fianco di chi le sta accanto e stringerla sul mio petto. Poi però, tutte le dannate volte che a starle vicino sono davvero io, fingo che nulla di tutto questo sia reale. Sono patetico, lo so! È da codardi tenersi tutto dentro e continuare a comportarsi come un semplice amico, ma quando sono a un passo dal confessarle cosa provo per lei la paura della sua reazione e il rischio di perderla, perché potrebbe non ricambiare i miei sentimenti, sovrasta tutto il resto e mi paralizza.

Ieri sera ad esempio tutto sembrava perfetto. Era il mio trentesimo compleanno e lei era lì, bella da togliere il fiato, a un passo da me. Ma quando all'improvviso è apparso quell'idiota ho perso il controllo. Bruciavo di gelosia. Sono andato in paranoia e avrei tanto voluto urlarle ciò che il mio cuore gridava talmente forte da scoppiarmi nei timpani. Stavo per farlo in realtà. Nell'istante in cui mi sono ritrovato con il suo respiro sul mio viso stavo per dirglielo davvero. Ho temuto che sarei morto proprio lì, mentre la stringevo forte su di me. Alla fine, come sempre, sono stato il solito imbecille e ho tenuto la bocca chiusa. Adesso continuo a domandarmi se a trent'anni appena compiuti è davvero così che voglio vada la mia vita. Mi chiedo se mi stia bene vivere indossando perennemente questa maschera che filtra le mie emozioni. E non posso fare a meno di pensare se questa sia veramente la cosa giusta da fare o se si tratti solo di una stupida sbandata che dovrei frenare prima di rovinare tutto.

Non ho fatto che rifletterci sù per tutta la notte, senza trovare alcuna soluzione al problema. Alla fine mi sono arreso. Ho infilato una tuta e le scarpe da ginnastica e ho pensato che il modo migliore per schiarirmi le idee sarebbe stato quello di andare in palestra. È solo che anche se ho cominciato ad allenarmi regolarmente io non sono abituato a scaricare la tensione dando pugni contro un sacco da boxe o sollevando attrezzi pesanti. A me è sempre piaciuto correre, arrampicarmi sui muri e saltare dai tetti delle case. Per cui adesso non sono più tanto sicuro che venire in questo posto sia stata un'ottima idea.

«Ehi cucciolo, che ci fai qui?». La voce affannata di Cesare mi strappa via dalle mie paranoie per catapultarmi con lo sguardo su di lui, disteso sulla panca mentre solleva una barra di acciaio contenente dei dischi di ghisa che, a occhio e croce, direi pesino poco più di cento chili. Indossa dei semplici pantaloni grigi di una tuta e ha il torso scoperto, da cui è possibile notare le gocce di sudore scivolare tra i tatuaggi sul suo petto a ogni respiro ampio che compie. Detesto che mi chiami in quel modo. Detesto che tutto il branco mi abbia soprannominato con quel dannato nomignolo infantile, ma a lui sembra non importare.

«Sono venuto ad allenarmi. Pensavo che questa palestra fosse a disposizione di tutti» borbotto guardandomi attorno con una nota d'imbarazzo. Lui è così grande, grosso e imponente mentre io, nonostante l'altezza, a confronto mi sento un ragazzino che vanta i suoi addomonali ancora in fase di crescita.

Death Stalker ~ L'ombra del PassatoWhere stories live. Discover now