Parte II.

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Ottobre 2012.

Caro te,

Come va?
Oggi è una giornata di pioggia, qui, il che significa che il mio umore è sottoterra. Esistono persone che vanno in concomitanza con il tempo; quindi se fuori c'è il sole, sono solari e raggianti, mentre se il tempo promette male, e inizia ad esserci nebbia, nuvoloni e pioggia, l'umore crolla e divento cupo.

Ecco, io sono una di queste persone, per sfortuna.

Vorrei essere un po' come te, che non ti sei mai fatto vedere spento, o con un umore cupo. Eri il sole anche in mezzo alle nuvole scure che minacciavano di gettare pioggia a capofitto.

Mi mette tristezza sapere che qui piove, ma da te, che tempo ci sarà? Quando guarderai il sole, lo guarderò anche io? Non sempre. Siamo così distanti che il cielo sopra di noi non è mai lo stesso. Ma mi consola sapere che magari, le nuvole che passano da me, prima o poi arrivano anche da te, portandosi dietro un mio pensiero.

Penso a quanto siano fortunate le persone che hanno la possibilità di poterti vedere, anche se per poco, anche solo una volta. Penso a quanto vorrei essere al loro posto, che con un tuo sorriso davanti, magari rimangono anche impassibili. Mentre per me, diverrebbe l'arcobaleno nel bel mezzo della tempesta. Perché io non potrei mai rimanere indifferente davanti a me. Sarebbe come andare contro la mia stessa natura.

L'amore a distanza non è una passeggiata. Soprattutto, quando le probabilità che sia ricambiato sono piuttosto basse. Soprattutto quando le illusioni superano la speranza, quando la mancanza si fa sentire in modo assurdo, e l'unica soluzione sarebbe scappare e venire da te.

Qualche volta ci penso, sai? A venire da te, intendo. Scappare dal mio mondo, dalla realtà, la mia, che è così diversa dalla tua. Ma poi penso che sarebbe inutile.

Che senso avrebbe venire da te, senza sapere se tu lo vorresti?

Ti abbraccio, la tua mancanza si fa sentire, e a volte scrivere queste dannate lettere mi intristisce più della pioggia.

ISM.


Quell'estate mi era entrata dentro. Proprio come era successo con lui.

Ma c'era un problema che mi era difficile affrontare, soprattutto a causa delle mie insicurezze. La domanda che mi perseguitava era sempre la stessa: "i miei sentimenti sono ricambiati?"

Sicuramente vi starete chiedendo per quale assurdo motivo io gli scrivessi lettere che non avrebbe mai letto, e soprattutto, per quale motivo non cercassi una scusa, anche una banale, per mettermi in contatto con lui.

Risposta: l'orgoglio. E un pizzico di timidezza.

A dirlo, vien da ridere persino a me, che timida non lo sono mai stata. Ma scrivergli equivaleva a calpestarmi. E io non avevo intenzione di farlo.

Purtroppo sono sempre stata della teoria che avrebbe dovuto fare lui il primo passo. Pessima teoria che fa perdere un mucchio di occasioni. Ma per una ragazzina in piena adolescenza, quella era una regola ferrea, che io avevo intenzione di rispettare, nonostante ci stessi malissimo.

E fidatevi, quella stramaledetta regola mi incasinò la vita, perché provare quei sentimenti per lui era già un'esperienza piuttosto intensa. Inoltre, non sapere se fosse ricambiato, mi snervava. Perché se si fosse tratta solo di una cottarella estiva, probabilmente non mi sarei sentita così scossa nel saperlo lontano da me. Probabilmente, la notte l'avrei passata dormendo, e non guardando le stelle attaccate al soffitto della mia camera cercando di immaginare il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso e il suono della sua voce. Perché averlo lontano per tanto tempo, mi aveva fatto un po' dimenticare i suoi lineamenti, il suo profumi e il suono della sua risata. Nella mia mente era ben impresso il suo sguardo, quello non avrei mai potuto dimenticarlo, ma il resto sembrava sbiadire lentamente dalla mia testa ogni giorno un po' di più. E questo contribuì a farmi crollare.

Come stelle cadenti.Where stories live. Discover now