Sguardi ✔

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Quella sera a cena incrociai a mala pena lo sguardo di Jonathan nonostante lui continuasse a fissarmi. Non volevo reagire al suo sguardo ma non potevo fare a meno di sentire i brividi percorrermi la schiena e il sangue ribollirmi dentro. Skit mi aveva tenuta su quei scalini per tutto il pomeriggio per farmi riflettere per agire per il meglio. Non voleva che peggiorassi ulteriormente le cose. Avevamo entrambi dedotto che Steven non c'entrava assolutamente nulla e la sua rabbia è stata frutto della discussione, era totalmente lecita.

Ho in programma di andare da lui per parlargli, quando è successo il tutto la mia mente non si è fermata a ragionare razionalmente e senza volerlo ho fatto del male anche a chi non se lo meritava. E per questo mi prendo le mie colpe ma per il resto no. Skit mi ha sottolineato che il problema non poteva provenire sempre da me e non potevo sempre abbattermi da sola. E' meglio reagire che autocommiserarsi. E ha pienamente ragione.

Quando ormai lo sguardo di Jace rischia di infiammarmi la schiena mi alzo bruscamente e me ne vado dalla sala. Nonostante senta i suoi passi dietro non mi fermo.

-Alyssa! Aspetta!- esclama correndo e raggiungendomi e posizionandosi al mio fianco.

Io continuo imperterrita a guardare avanti e a camminare con le spalle rigide e il mento leggermente alzato. Non posso far finta di niente, non voglio far finta di niente.

-Ascolta, mi dispiace- sembra uscirgli a fatica quella scusa come se non ci fosse affatto abituato.

Io sorrido, uno di quei sorrisi freddi e distaccati che alludono ad una amara ironia -Bene, scuse accettate-

Ho imparato che nella vita non c'è cosa peggiore dell'indifferenza.

Lui mi afferra il polso e viene spinto indietro dallo scudo. Beh qualcosa in me funziona ogni tanto. Ora riesco a controllarlo ed è un grande passo avanti.

Il suo sguardo però non me lo aspettavo. Sembra profondamente ferito mentre guarda la mia mano quasi come se non ci potesse credere. Sul serio pensava che sarebbe bastato un semplice "Mi dispiace?".

-Non era mia intenzione dire quelle cose, lo sai- si avvicina di qualche passo ma questa volta a distanza di sicurezza. I capelli candidi sono spettinati e gli occhi così cupi da oscurarne la chiarezza.

Mi fermo incrociando le braccia al petto -Lo so? Io non so un bel niente, ci conosciamo appena! Tu non sai niente di me e io non so niente di te vuoi capirlo o no Jonathan? Smettila di comportarti come se fosse tutto l'opposto, mi spiace deluderti ma non puoi sempre sapere tutto. E smettila di seguirmi- cerco di mantenere un tono di voce pacato ma non ci riesco. Sono sicura che le mie guance sono imporporate di rosso.

Lui serra i pugni improvvisamente arrabbiato. Ha pure la faccia tosta di arrabbiarsi? -Io so più cose di quante immagini- sibila stringendo i pugni.

Resto perplessa per la sua affermazione ma non è il momento di mostrare la mia confusione -Complimenti! Ora devo andare-

Mi volto di nuovo continuando il mio estenuante tragitto sentendo alle mie spalle la sua voce che riecheggia nel corridoio -Non potrai evitarmi ancora a lungo! da chi stai andando?- sembra così convinto di quello che dice che reprimo l'impulso di girarmi, andare da lui e piazzargli uno bello schiaffo sul quel meraviglioso volto.

-Come vuoi. Non dovrebbe interessarti ma se proprio vuoi saperlo sto andando dal mio ragazzo che almeno non è un ipocrita- non c'era bisogno di dirlo ma voglio sentire quella sensazione egoistica, quasi di trionfo, nel sapere che tutto ciò lo infastidisce.

-Non m'importa cosa cazzo fai con quel coglione- mormora lui prendendo il corridoio opposto.

Ora posso abbassare le barriere. Sono turbata dalle frasi che ha detto, so per certo che c'è qualcos'altro che bolle in pentola. Odio esserne all'oscuro ma ora una nuova determinazione si è insidiata nelle mia mente. Sono pronta a conoscere me stessa.

I triangoli di Inagaust ~Marked Soul series~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora