Compulsive ≫ z.m.

1. Abigail Jackson

Perrie Edwards as Abigail Jackson

Phoebe Tonkin as Elisabeth Jackson

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Ad Abigail Jackson non era mai piaciuto pescare. Ma spesso accompagnava suo padre a pescare per fargli piacere e non essere cattiva nei suoi confronti. Sapeva tutti i trucchi del mestiere e ormai era abituata a tutto quel tanfo che c'era nella macchina al ritorno a casa. Questa volta non era una puzza così insistente però, forse perché le quantità di pesce pescato erano minori rispetto al solito. Pescava da quando aveva solo cinque anni, e spesso sua sorella Elisabeth li accompagnava, ma non questa volta. Era impegnata a casa con la loro madre per i preparativi del compleanno di Abigail.

Suo padre fissava la strada con un sorriso luminoso e, di tanto in tanto, fischiettava una canzone che Abigail non riusciva a riconoscere. Voleva un sacco di bene a suo padre. Con lui trascorreva tutti i momenti più belli. Insieme andavano a pescare, praticavano vari sport, e soprattutto il passatempo preferito di Abigail:cavalcare. Sin dalla prima volta in cui salì su un cavallo, Abigail capì che quelli erano animali speciali, capaci di sentire tutte le emozioni che un uomo poteva provare anche solo sedendosi sul loro dorso . E poi, erano esteticamente perfetti. Erano capaci di correre velocissimo, e ti sentivi libera a galoppare con quell'animale verso praterie, boschi e luoghi sconosciuti.

Abigail fissava le goccioline d'acqua che si muovevano veloci sul finestrino, come in preda al panico. La pioggia scendeva lieve da fuori il veicolo e la leggera brezza autunnale si faceva sentire. Abigail rabbrividì.

«Hai freddo cara?»Chiese cortesemente il padre. Anche lui rabbrividì leggermente.

«Solo un po'.»Rispose semplicemente Abigail. A quel punto suo padre, con un abile gesto della mano, pigiò il pulsante del riscaldamento e un'ondata di aria calda investì l'interno della macchina. Abigail stava meglio ora.

Il paesaggio tutto intorno a lei era selvaggio, e in un certo modo la affascinava. Abigail avrebbe sempre voluto uscire dalla sua comunità fortificata per vedere com'era il mondo intorno a se, ma sin da quando lo ricordava le era stato impedito. Non sapeva il perché è nessuno mai glielo aveva spiegato. Sapeva che nel mondo c'erano altre comunità, ma aveva sentito parlare che nel tempo passato, non esistevano e tutto il mondo era colonizzato dagli umani. Ma la vera domanda era, da cosa era colonizzato ora?

Abigail avrebbe voluto avere una risposta anche a questa domanda, ma malgrado le sue continue richieste per averla, i suoi genitori sfuggivano sempre dal doverle parlare di quell'argomento, malgrado avesse quasi diciassette anni e fosse anche più natura per la sua età. Non capiva da cosa la volevano proteggere, anche se le faceva piacere.

Il lungo tragitto dal fiume di pesca a casa non era mai sembrato così lungo ad Abigail. Era stato parecchio silenzioso, ma forse perché entrambi erano stanchi. La vita nella comunità era impegnativa e stancante. La gente doveva provvedere alle provviste che facevano arrivare da fuori, trasportata per via area da una comunità all'altra. Bisognava tener d'occhio il numero dei cittadini, che diminuiva sempre più ma il motivo era un altro mistero per Abigail. Inoltre, bisognava garantire l'igiene di tutto e tutti, per evitare la diffusione di malattie e infezioni che si potevano creare, e questo non avrebbe favorito la vita delle persone.

Parecchie volte Abigail aveva sentito dire che il mondo era quasi giunto al termine e che le comunità diminuivano di giorno in giorno. Si diceva che degli esseri soprannaturali se ne impossessavano e facevano piazza pulita degli umani che ci abitavano. Abigail cercava di ignorare tutte queste dicerie perché non credeva in nessun essere soprannaturale, e non voleva farlo. Non sapeva però la ragione della continua espansione dell'estinzione umana. Cosa era nato di così tanto pericoloso? Un virus o una malattia? Il catafascio dell'economia? O qualcos'altro?