Capitolo 20

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LEIKA

Sapevo che rimanere sarebbe stata una condanna. Con tutte quelle domande.

Ma mia mamma mi aveva incastrata, o forse ho fatto tutto da sola questa mattina quando non ho avuto il coraggio di lasciare la torta davanti alla porta dell'appartamento di Dominic.

Merda, merda, merda

È tutto ciò che penso quando sento la stretta ferrea e arrabbiata di Thomas.

Non posso spaccargli la faccia perché non voglio traumatizzare Darren e rovinargli la festa, ma alla fine me la sono andata a cercare. Ho fatto tutto da sola, come sempre, sono in grado di rovinare anche le atmosfere gioiose altrui.

Dovevo rimanere a casa, vorrei tornare indietro nel tempo di poche ore e lasciare la pace che c'era prima del mio arrivo in questa casa.

Mormoro uno "scusa" piuttosto falso e leggero a Thomas, che non viene sentito dal diretto interessato mentre viene spintonato da Dominic che nel frattempo si è alzato.

« Lasciala » ordina allo sportivo.

Lui mi lascia andare i polsi e io indietreggio tranquilla mentre stringo per la seconda volta il gomito di Dominic. Come ad avvisarlo di smetterla e che io non ho bisogno di queste stronzate. O spero che lui capisca questo, per lo meno.

I suoi occhi mi perforano la schiena mentre parlo.

« Scusatemi ragazzi » dico fintamente allegra a tutti.

Dominic mi guarda stranito e mi trattengo dal dirgli ciò che penso: si, io non ho problemi ad usare quella parolina che a te viene cosi difficile pronunciare.

« Darren io devo proprio andare, stasera lavoro » mi giustifico con il festeggiato per uscire di lì.

Lui annuisce e mi sorride. Come sempre, lui riesce a risolvere tutto.

« Che ne dici se ce ne andiamo anche noi? » propone il fratello al festeggiato.

E mentre io mi dirigo in cucina per ringraziare la signora Amelia e salutarla, loro fanno lo stesso, per lasciare poi un Thomas rabbioso seduto da solo al centro del tavolo.

Riesco ad uscire con qualche secondo di anticipo e aumento il passo sperando di riuscire ad andarmene da lì prima che i due escano, risparmiandomi due paia d'occhi che mi guardano camminare sulla strada. Ma vengo fermata dalla voce della signora Amelia.

« Leika! » mi giro cortese e torno sull'uscio di casa, osservando un Darren divertito e un Dominic che sbuffa irritato.

« Si? » cerco un sorriso cordiale tra le mie scorte e lo mostro alla signora mentre me ne sto lì di fronte, impalata.

«Darren potrebbe venire con te? » chiede a brucia pelo.

« Ma signora Amelia io non ho la macchina, tornerò a casa con la corriera » tentenno stupita.

Dominic sbotta « Mamma ti rendi conto che preferisci lasciare andare Darren con una estranea piuttosto che con suo fratello? Solo perchè hai il terrore della mia moto! Non lo mangia di certo » scocca un'occhiata a sua mamma.

E allora mi altero.

Pensa ancora che sia una sconosciuta? Dio.

« Darren può venire con me senza problemi, se a lei sta bene che prenda il bus » dico contenta mentre guardo Darren e lui batte le mani in segno di vittoria.

Dominic afferra il suo casco nero, come il suo umore e sfreccia via in sella al suo mostro mangia bambini. Salutiamo di nuovo la mamma di Darren e tutti gli invitati, poi ci incamminiamo insieme alla fermata. Finalmente soli.

Avevo voglia di rimanere sola con lui. Non voglio che ci siano fraintendimenti fra noi. Darren è una bella persona e io non voglio creargli problemi.

« Scusa di nuovo mio fratello Lela, sai com'è fatto ormai » dice lui per primo.

« Non preoccuparti per lui. Piuttosto domani davvero non vai a scuola? Che bastardo fortunato » azzardo una parolaccia e lui ride di nuovo.

« Certo, i quattordici anni sono importanti! » sentenzia sicuro « Stasera a che ora finisci? » .

« Hai intenzione di venire a dormire ancora da me? No perché se è cosi ».

« No! Piantala. Solo che so che finisci sempre tardi e magari io e mio fratello potremmo venire a prenderti. Tanto abbiamo in programma una maratona di " the last of us". Svegli tutta notte » dice felice.

« Il regalo di Dominic eh? » chiedo sviando l'argomento, mentre arriviamo alla fermata e dopo poco il pullman inizia a vedersi in lontananza.

Lui annuisce felice e io ricordo le filippiche che mi faceva quando veniva a pranzo e mi parlava dei vari giochi che lo appassionavano.

Mi massaggio la fronte quando ricomincia a parlarne ma dentro di me sorrido, felice che sia tutto come prima. Senza paura, senza imbarazzi. L'importante è questo.

Quando ci siamo messi comodi in fondo al mezzo, finalmente tiro fuori la mia polaroid e gliela scuoto davanti mentre parla parla e parla.

Darren ammutolisce di colpo e mi guarda con i suoi occhi chiari, trasparentI. Sollevo le sopracciglia e le abbasso scherzosa, solo quando capisce.

Ci mettiamo in posa e ci scattiamo una foto.

Quando arriviamo a casa, mi saluta con la promessa di passare presto ad infastidirmi. Gli credo poco e mi fiondo nel mio appartamento per paura di incontrare il fratello scorbutico.

Fortunatamente non succede nulla di tutto ciò e quando esco per andare a lavorare, mi accorgo che il cielo è più sereno. non piove più. Scorgo anche un arcobaleno.


La teoria dei due amoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora