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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Treno.

Guardai di nuovo il numero del treno sul biglietto, per controllare lo schermo e sbuffai

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Guardai di nuovo il numero del treno sul biglietto, per controllare lo schermo e sbuffai.

«È solo cinque minuti di ritardo, ti avevo detto si prendere l'aereo.» commentò di nuovo Federico mentre si ingozzava di mini pizzette.

«Te l'ho detto, ho paura dell'aereo.» dissi di nuovo guardando lo schermo, aspettando che dicesse in quale binario andare. «Mi spieghi come fai a mangiare e mantenere un fisico così?» chiesi poi curiosa, cercando di spostare la mia attenzione su di lui.

«In che senso così?» domandò curioso, quasi come se lo stessi prendendo in giro.

«Beh, sembra che hai il marmo.» ammisi portando la mano sul suo petto, tastando di nuovo i suoi addominali. «E mangi come un porco, io basta che respiro ed ingrasso.»

«Grazie per i complimenti, se è un complimento.» disse confuso, continuando a mangiare. «Mi alleno, dalla mattina preso fino alla sera tardi tutti i giorni.»

«Ho visto che ti alleni, io stavo avendo un infarto e tu non avevi nemmeno l'affanno.» ammisi, rubando una pizzetta dal piatto e lui prontamente ne ordinò un altro. «Sei un porco.»

«La smetti, ho fame. Ho pochi giorni al mese per concedermi qualcosa.» disse ridendo, bevendo poi un bicchiere d'acqua. «Come sei diventata una modella?» chiese curioso, dando uno sguardo al display. «Venti minuti di ritardo.»

«Maledizione.» commentai incrociando le braccia al petto, poi tornai a prestare attenzione alla sua domanda. «Ho fatto molta gavetta con delle piccole sfilate o concorsi, finché poi il mio profilo Instagram ha raggiunto tipo diecimila follower e così sono diventata più conosciuta. Hanno iniziato a chiamarmi per cose più importanti, per ora ho creato dei vestiti con puma..» spiegai sorridendo, fiera del mio percorso.

«Wow, sei brava allora. I vestiti sono quelli che hai indossato in questi due giorni?» chiese ed io annuii sorridendo. «Mi piacciono.» continuò.

«Grazie, sei gentile.» dissi rubando un'altra pizzetta dal suo piatto. «Attento che ingrassi.» aggiunsi quando, non curante dei miei numerosi commenti, lui continuò a mangiare.

«Non vedo l'ora che te ne vai per mangiare con tranquillità.» disse ironico, lasciandomi l'ultima pizzetta nel piatto.

«Ma smettila, ti mancherò a morte.» commentai spingendolo leggermente, facendolo scoppiare a ridere. «Dio, mi sono quasi fatta male a spingerti.»

«Mica sono d'acciaio.» disse ridendo, portandosi una mano sul petto quasi per testarsi ed essere sicuro che non fosse d'acciaio.

«Infatti io non ho detto d'acciaio, di marmo.» lo corressi, continuando a guardare il display: il ritardo aumentava sempre di più, ora segnava 50 minuti e perdevo piano piano la mia speranza di tornare a casa. «Tipo il david di Michelangelo.»

«Mi stai paragonando ad una statua bellissima.» commento Federico, voltandosi verso di me. Portai anche io lo sguardo su di lui e trovai due occhi verdi a guardarmi.

«La conosci? Pensavo che tutti i calciatori dovessero essere per legge stupidi.» commentai ridendo, portando la mano sulla sua spalla cercando di non farlo offendere troppo.

«Sono della Toscana, Firenze si trova in Toscana.» disse ridendo, poi continuò. «Poi è un opera bellissima, certe cose le so pure io. E credevo che anche le modelle dovessero essere di base stupide.»

«Io non ho avuto questa fortuna, mi sono diplomata con il massimo!» dissi ironica, guardando poi rassegnata quel maledetto display. «Se andassi a Napoli a piedi?»

«Faresti sicuramente prima.» rispose, poi tornò sull'argomento di prima. «Quanto tempo fa ti sei diplomata? Non hai ancora dimenticato le cose?»

«Hei, quanti anni mi dai?» dissi fermando tutti i suoi pensieri. «Ho diciotto anni, Federico.»

«Diciotto?» domandò sconvolto, sputando quasi l'acqua che stava bevendo. «Non ti credo.»

«Ne faccio diciannove tra due mesi.» aggiunsi ridendo, poi decisi di prendere la carta d'identità dalla borsa, per mostrargliela.

«Sono profondamente sconvolto.» ammise alzando le mani, passandomi di nuovo la carta d'identità, che posai di nuovo nella borsa. «Ti davo almeno vent'anni.»

«Sarebbe bello.» commentai, continuando a guardare il suo volto sconvolto. «Non pensavo sembrassi più grande. Anche perché sono abbastanza bassa, quando sto in tuta sono capace di darmene anche quindici.»

«Io veramente pensavo tu fossi molto più grande.» ripetè, sistemandosi la maglia, poi controlla l'orologio che ha al polso.

«Guarda che se devi andare, puoi andare.» dissi tranquilla.. potevo capire la sua fretta, ormai era quasi mezzo giorno ed io dovevo partire alle dieci di sta mattina.

«In realtà stavo pensando di trovare un ristorante, sto morendo di fame.» disse prendendo il suo cellulare, forse per controllare qualche ristorante.

«Ma allora è vero che sei un porcellino! Se avessi il tuo numero ti salverei sicuramente con l'emoticon di un maialino.» spiegai puntandogli il dito contro e lui alzò di poco gli occhi e sorride, tornando poi a guardare il suo cellulare.

«Fede guarda, parte tra dieci minuti il treno!» dissi portando la mano sul suo braccio per scuoterlo. Riprendemmo tutte le nostre cose e ci dirigemmo verso il binario stabilito. Durante tutto il tragitto Federico portò il mio borsone e per fortuna quasi nessuno lo aveva riconosciuto. Arrivati al treno mi fermai e mi guardai intorno, non avevo alcuna idea di come salutarlo ed ero completamente imbarazzata.

«Sali, ti accompagno.» ammise sorridendo ed annuii, salendo sul treno. Posò la mia borsa al suo posto e prese lui la dura scelta che mi imbarazzava: mi abbracciò, lasciandomi anche un bacio sulla guancia. «Ci vediamo? Mi devi un pranzo!»

«Ma certo, ma cerca di non mangiare troppo, sento già un po' di pancia.» dissi e lui rise, lasciandomi un altro bacio sulla guancia, per poi scendere dal treno. Mi misi seduta e comoda, con le cuffie ed il cellulare tra le mani ed appena partì chiamai Sofia.

«Stai tornando?» domandò appena rispose ed annuii. «Hai una faccia da funerale, che succede?»

«Non ho proprio idea.» risposi sbuffando, mentre mangiavo ciò che mi servivano.

«Hai preso una svista per Bernardeschi?» domandò ridendo, ma quando non ebbe risposta lei ripetè la domanda sconvolta.

«No, è solo che è simpatico.» risposi, convinta di quello che dicevo.. o forse volevo convincermi.

«Mai avrei immaginato te con un ragazzo come quello.» commentò scuotendo la testa contrariata.

«Guarda che è un calciatore mica vende la droga.» aggiunsi, cercando di difenderlo.

«Già lo difendi, ti abbiamo persa.» disse, portando la mano sulla sua fronte. «Quando vi rivedete?»

«In realtà mai, non ho nemmeno il suo numero.» risposi ridendo e lei sembrò assumere un espressione sollevata.

«Comunque scherzo, solo non voglio che ci resti male, okay?» chiede poi sbuffando. Annuii e lei continuò. «Che ne dici se ne riparliamo quando vieni qui?»

«Va bene, ci vediamo dopo.» risposi e chiusi la chiamata, trascorrendo il resto del viaggio ascoltando musica.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now