III

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Gerard si girò a guardare Frank, aggrottando leggermente le sopracciglia, <<Tutto okay?>>.
<<Sì, tranquillo>> rispose il moro schiarendo la voce, ricambiando il suo sguardo.
Il rosso annuì, sfregando poi le mani tra loro prima di metterle in tasca.
<<Uhm, hai freddo?>> chiese Frank, avendolo notato.
<<Già, tu no?>> rispose Gerard, alzando il colletto della giacca, appena sotto le labbra.
Il moro scosse la testa mentre si avvicinava a lui, poi allargò le braccia, <<Posso?>>
Gerard restò a guardarlo per pochi secondi,
<<Se me lo chiedi sarà sempre un no>> dice poi, nascondendo un piccolo sorriso.
<<Allora fai come se non te l'avessi chiesto>> rispose Frank avvolgendolo delicatamente con le braccia, stringendolo poi gradualmente, come se sentisse di dover essere cauto con lui, di dover fare piccoli passi alla volta, in punta di piedi, per far sì che lui non lo respinga, per farsi accettare.
Gerard si lasciò abbracciare, restando fermo per qualche secondo, poi decise di tirare fuori le mani dalle tasche per ricambiare l'abbraccio, tenendo strette le maniche della felpa nei pugni per non lasciarle scivolare. E, quando Frank iniziò ad accarezzargli delicatamente la schiena, leggermente, sentì come di volersi perdere in quell'abbraccio. Pensò di voler scacciare quei pensieri, ma allo stesso tempo non credeva di volerlo fare, e questo perchè... si stava sentendo bene. Perchè? Si domandò Gerard. Perchè avrebbe dovuto sentirsi come al... sicuro, tra le braccia di un ragazzo che nemmeno conosceva, e che in teoria doveva essere pericoloso?
Forse gli mancava davvero l'affetto, forse ne aveva bisogno, magari lo stava cercando senza neanche accorgersene. Si lasciò andare a quel calore piacevole che gli trasmetteva il petto di Frank premuto con delicatezza contro il suo. Restò semplicemente fermo, pensava a quanto avrebbe lasciato durare l'abbraccio Frank se lui non lo avesse sciolto, ma non lo avrebbe comunque saputo perchè i suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dal rumore del treno che si stava fermando, così sciolse l'abbraccio, il più lentamente possibile. Fece un cenno con il mento a Frank, iniziando a infiltrarsi tra la folla di gente che si accalcava alle aperture del treno.
Frank lo raggiunse, afferrando un bordo della sua giacca per non perderlo di vista, mentre entrambi venivano accerchiati da altra gente.
Pur volendo, in quel momento, non avrebbero più potuto cambiare idea, decidere se prendere o meno il treno e allontanarsi da quella città, perchè ormai la gente li stava schiacciando in mezzo a loro, facendoli sbattere ovunque fino a che non furono nel treno, praticamente spinti dentro.
Il tempo di girarsi, per vedere gli ultimi entrare, che le porte si chiusero, e per un momento si poteva leggere l'ansia negli occhi di Gerard.
Era fatta. Erano appena saliti su quel mezzo che li avrebbe portati lontano dai loro problemi, o magari ne avrebbe allontanato solo una piccola parte, ma per il momento ce l'avevano fatta.
Frank aprì le porte di una cabina vuota, e si appoggiò al sedile accanto al finestrino, poi rivolse uno sguardo a Gerard, che posava il borsone accanto a lui e si sistemò al terzo sedile.
<<Mh?>> chiese lui, notandolo, così Frank distolse velocemente lo sguardo, scuotendo la testa.
Il rosso fece spallucce, <<Spero non venga altra gente, non ho voglia di sentire qualcuno parlare di continuo per cinque ore>> accennò una risata, accompagnato poi dal moro.
Gerard diede un'occhiata al finestrino e si sporse in avanti col busto per sistemare i capelli mentre si guardava dal riflesso, sfiorando la spalla di Frank, il quale si lasciò scivolare di più sul sedile. Quando finì di sistemare i capelli si spostò, portando le gambe sul sedile e incrociandole, appoggiandosi poi con un gomito al bracciolo e il mento sul palmo della mano. <<Come sei silenzioso>> ridacchiò, tenendo lo sguardo su Frank.
<<Lo so>> ridacchia a sua volta il corvino, ricambiando il suo sguardo,
<<Tu non lo sei, vero?>>
<<Forse>> rispose Gerard scrollando le spalle, <<Ho detto di non voler sentire persone blaterare per cinque ore, non che non puoi parlarmi. Non puoi parlarmi se lo decido io>> disse tenendo quella sua espressione sfacciatamente sincera che usava spesso, e che irritava e divertiva Frank allo stesso modo.
<<Vediamo... come hai fatto a finire nel centro di recupero? Magari, a differenza mia, ricordi qualcosa oltre il fatto di essere bipolare>> chiese Frank, senza pensarci troppo, notando poi il rosso smettere gradualmente di sorridere. 
<<Oh, beh, io lo ricordo>> annuì lentamente, ridacchiando all'ultima che Frank disse. Un angolo delle labbra rimase su, lasciando formare un piccolo sorriso amaro su di esse.
<<La prima volta ci sono stato per aver quasi ucciso mio fratello>> fece una pausa e ispirò lentamente, poi espirò allo stesso modo, tenendo lo sguardo su Frank che lo stava ascoltando già attentamente, e infine spostò lo sguardo sul finestrino.
<<Dopo sono stato beccato con della droga, e sono venuti a sapere della mia parte in una rapina avvenuta mesi prima... insomma, hanno deciso che mi avrebbe fatto bene tornarci>> finì di parlare, ridacchiando.
<<Ho capito>> disse il corvino annuendo, accennando un sorriso alla risata di Gerard.
<<Mi dispiace per quello che è successo con tuo fratello, comunque>>
<<Davvero? A me no>> rispose veloce Gerard, accigliandosi, e serrò le labbra come se avesse detto una bugia. Ma non voleva stare a spiegare i suoi motivi, lui non aveva bisogno di sentirsi capito da qualcuno.
Forse.
Però Frank capì che c'era dell'altro, così si azzardò a chiedere ancora qualcosa, <<Hai avuto i tuoi motivi, immagino, giusto?>>
Gerard alzò lo sguardo su di lui, restando a guardarlo negli occhi per qualche secondo, poi annuì lentamente e sospirò.
<<Parte della mia vita è stata un inferno proprio a causa sua, sin da piccolo. Sì, quel giorno -e non solo quel giorno, avrebbe voluto aggiungere- ho avuto un motivo più che ragionevole per aver fatto quello che lui mi ha portato a fare... io ho solo evitato la mia di morte, anche se adesso me ne pento>> finse un sorriso, e lì Frank capì che Gerard non era così forte come sembrava, o come voleva che sembrasse.
Lo capì solo da quella piccola reazione, da come gesticolò mentre parlava, dal tono che tralasciava un pizzico di disperazione o rimorso.
Perché il resto lo nascondeva.
Stava già crollando, Gerard lo sentiva, e con crollare si intende il fatto che stava per buttare giù i muri con Frank, e non credeva di potersi fermarsi proprio in quel momento. Ma forse non voleva farlo, pensò, aveva bisogno di sfogarsi, tanto bisogno di avere qualcuno dalla sua parte a capirlo davvero.
Ma quello ancora la sua mente non glielo faceva accettare, lui non lo accettava, e anche il suo orgoglio che spiccava nei momenti inopportuni.
Neanche i suoi genitori gli credettero quando aveva detto loro di aver fatto quello a suo fratello solo per difendersi, avevano finto di capire solo per non parlarne più e di accettarlo perché era loro figlio. Però poi, a sua insaputa, chiamarono il centro di recupero per farlo venire a prendere.
La seconda volta, dovette lasciare la casa che condivideva con sua moglie Lindsey, e dopo aver lasciato quel paese, tutti si erano già dimenticati di lui. Non aveva più nessuno. Aveva solo il vuoto attorno a sè, ovunque, ne era circondato, ce l'aveva dentro. I primi giorni erano stati davvero terrificanti in quel centro, le persone lì lo spaventavano, era circondato da dei psicopatici. Soffrì d'insonnia, perché doveva sempre controllarsi le spalle, fare il minimo rumore, starsene zitto e buono per non fare arrabbiare nessuno di quegli uomini che lo minacciavano. Era dimagrito tanto, e non perché rifiutava la sbobba che gli davano, ma perché quello che gli davano se lo prendevano gli altri. Come fai a non odiare il genere umano, compreso te stesso per aver fatto ciò che hai dovuto fare, dopo tutto quello che ti ha fatto passare la gente?
<<Mi dispiace>> ripetè Frank, ma quella volta si riferiva solamente a Gerard. Gli dispiaceva per lui, quello che aveva dovuto passare.
Il rosso appoggiò la testa sulla mano, portandosi due dita sulle labbra mentre guardava il viso di Frank.
Si pentì subito dopo, di aver raccontato tutto a quel ragazzo che su di lui non avrebbe dovuto sapere assolutamente nulla. Ma ormai sapeva. Sapeva che stava soffrendo, che aveva un rimorso. Si era dimostrato debole, e Frank adesso poteva benissimo decidere di giocare sui suoi sentimenti.
E allora Gerard decise di poter finire, e si permise di portare a galla tutto, sfogarsi, liberarsi. Finalmente.
Schiarì la voce, spostandosi un ciuffo dal viso.
<<Dopo essermi ''sistemato''.. o ripulito, mi sposai. Lo feci solo perché avevo bisogno di una spalla, di qualcuno su cui contare, anche se sapevo che a quella donna interessavano solo i soldi>> disse tenendo un tono di voce basso, freddo, in modo da non tralasciare alcuna emozione in nessuna parola.
Frank annuì rivolgendo le spalle al finestrino e portando una gamba sul sedile, tenendosi quindi rivolto verso di lui. Gli stava dando la sua attenzione, voleva fargli capire che stava facendo la cosa giusta, a parlargli, che non c'era bisogno di fermarsi, bensì di continuare, e che lui c'era... lo voleva ascoltare davvero.
<<Forse.. faccio schifo, forse me lo sono meritato, è questo che sono arrivato a pensare>> ammise Gerard, rispondendo ai suoi stessi pensieri, e morse leggermente il labbro, portando una mano dietro la nuca, quasi afflitto.
<<No, non è vero, hey sono io che faccio schifo>> disse Frank per non far buttare giù moralmente Gerard accennando un sorriso, un sorriso che l'altro  trovò sincero, quasi rassicurante, e non sapeva perché avrebbe dovuto esserlo visto che era una cosa negativa.
<<Perché?>> chiese Gerard inclinando leggermente la testa, abbastanza sollevato da poter cambiare discorso. E Frank sapeva che lui voleva evadere da altre domande, però decise di lasciargli fare perché aveva parlato, e gli bastava, anzi, lo aveva permesso proprio per quello.
Così decise di parlare anche lui, adesso che aveva visto di non essere l'unico "debole".
<<Non lo so bene neanche io. Parte di me si incolpa per qualcosa che ho fatto in passato, qualcosa che non riesco a ricordare. Ho anche questo problema della memoria>> accennò una risata per sdrammatizzare, <<Ricordo poco e niente di tutto ciò che è accaduto prima di finire in quel centro>>.
Gerard rimase in silenzio per qualche secondo, poi allungò un braccio verso di lui e portò una mano sulla sua testa, scompigliandogli leggermente i capelli. Frank sorrise a quel gesto.
<<Lo ricorderai, o magari è meglio non farlo. Io per adesso voglio solo lasciarmi tutto quanto alle spalle, tu sei d'accordo o..?>> gli chiese Gerard guardandolo, e Frank annuì tenendo il sorrido.
<<Sì, lo sono>>.
Gerard rivolse uno sguardo fuori dal finestrino, spostando lentamente la mano dai suoi capelli. <<Sarebbe meglio riposare un po'>> disse poi, tornando a guardare il corvino. Quello annuì.
<<Hai ragione>> rispose poi Frank stiracchiandosi e, nel farlo, sfiorò la mano di Gerard.
Il rosso gli rivolse uno sguardo -capendo che non lo aveva fatto di proposito- mentre stava afferrando la borsa che lanciò poi sui sedili di fronte a loro. Quando Frank si girò a guardare fuori dal finestrino, appoggiò totalmente la mano su quella di Gerard, ancora senza accorgersene.
Gerard pensò di non spostarsi poiché aveva freddo, e il contatto con la mano calda di Frank lo rilassava, così decise  di mettersi sul sedile accanto a lui, allungando le gambe per appoggiarle al tavolino in mezzo alla cabina.
Sentendo la fredda mano di Gerard, Frank prese a stringerla spontaneamente, abbozzando un sorriso, e osservò i suoi movimenti con la coda dell'occhio.
<<Come fai ad avere le mani così calde?>> ridacchiò Gerard quando si accorse che Frank lo stava guardando, per interrompere quel silenzio che era diventato un po' imbarazzante.
<<Non ne ho idea>> rispose Frank, ridendo, <<magari sei tu a essere freddo>>
<<Già>> disse Gerard, smettendo gradualmente di ridere ma mantenendo un sorriso, appoggiandosi comodamente allo schienale del sedile. Frank tornò così a guardare fuori dal finestrino, e iniziò ad accarezzare la mano di Gerard con il pollice, compiendo movimenti sicuri, e girandosi poi leggermente per guardarlo e capire se lo infastidiva. Il rosso si stava rilassando invece, e così non si preoccupò di far scivolare il braccio nello spazio del sedile di Frank, sul suo petto.
Così il corvino continuò, sorridendo quando guardò poi la testa del rosso cadergli lentamente sulla spalla, e rimase fermo per non disturbarlo quando si addormentò.

𝙏𝙝𝙞𝙣𝙜𝙨 𝘾𝙖𝙣 𝙎𝙩𝙞𝙡𝙡 𝘾𝙝𝙖𝙣𝙜𝙚Where stories live. Discover now