Presto i corridoi e le sale comuni della città di Synam si riempirono del vociare degli uomini e delle donne presenti, delle loro lingue e dei loro colori differenti: gli Ifh dalle lunghe e bianche tuniche che dialogavano su chissà quali scienze; gli esploratori-soldato in blu degli Azharyn dello Spazio, con i loro bastoni di pura energia; gli Akynos che volteggiavano nell'aria, tra gli alti soffitti di quella città, mentre i leggeri veli rosati che indossavano danzavano con essi; i rudi e chiassosi Mercenari del Fuoco che ridevano sguaiatamente; infine i Sohan, dalle vesti porpora e dalle colorate creste sulla testa, che guardavano con superiorità e appartati il resto dei presenti.
Synam era un punto d'incontro, dove i nemici, mettendo da parte le loro divergenze, divenivano alleati, usando le loro risorse per un bene comune dominato dalla conoscenza: la conoscenza di nuovi popoli e nuove realtà, affermavano gli Ifh.
Ma quella città sembrava essere più l'avanguardia di un esercito pronto a combattere minacce oscure, una muraglia che doveva proteggere tutti, poiché nessuno sapeva realmente se, oltre le terre conosciute, vi fosse qualcosa. E così come a nord, anche nell'estremo sud, nell'ovest e nell'est erano nate queste fortezze da cui i popoli potevano controllare i Territori Esterni.
Mywuha uscì dalla sua stanza, in una zona dov'erano presenti essenzialmente Ejyn, mentre i suoi sudditi rivolgevano cenni reverenziali con il capo quando passava innanzi a loro. Attraversò una serie di affollati corridoi che riprendevano, sull'alto dei muri, le fasce continue di luce bianca. E mentre pensava che presto avrebbe fatto ritorno nelle sue isole, un Magistro richiamò la sua attenzione.
– Trywha Mywuha. – affermò l'Azharyn della Luce, facendo voltare il principe nella sua direzione – È richiesta la sua presenza immediatamente nella Sala del Consiglio. – continuò velocemente, nella lingua degli Ifh.
– È accaduto qualcosa? – rispose preoccupato, notando lo sguardo spaventato e incupito dell'uomo.
– La Somma Magistra Lynuam asserisce che sia ritornato un Ejyn, scomparso in una spedizione oltre le Bianche Lande.
Il principe non aspettò altro sparendo nella luminosa luce blu e trasportandosi nella sala, dove si sarebbero riuniti coloro che avevano l'autorità maggiore in quella città.
Un tavolo rotondo, di legno bianco, era presente al centro dell'ampia stanza circolare. Cinque seggi dagli alti schienali, del medesimo materiale, si trovavano intorno ad esso, di fronte ad ognuno era posto un cubo di luce del colore che rappresentava quel popolo.
Dietro quella bianca sedeva la Somma Magistra Lynuam, pelle scurissima, su cui spiccavano i suoi marchi, e capelli biondo-oro. Proveniva dalla bianca capitale Dhakeerarg. Aveva le braccia incrociate sul tavolo e lo sguardo dritto verso la parete opposta, dove si apriva la porta. Al suo fianco, in piedi, appoggiato alla parete di roccia scura, era presente il Tharwan Vhakani della tribù dell'Aquila Nera, un mantello con delle fiamme ricopriva le sue vesti.
Quasi nell'immediato il portale della sala si spalancò a metà, scorrendo, e giunsero gli ultimi due esponenti dei popoli presenti: la Sacerdotessa Aman, un'anziana donna di oltre settanta Rhyn dai lunghi capelli bianchi, colorati alle punte con sfumature rosee e arancio, una tunica senza maniche che scendeva morbida fino ai piedi ed uno scialle ampio a coprirle le braccia, tutto della tenue tonalità del rosato. Aveva la pelle scura tipica degli Azharyn dell'Aria e sul suo viso si notavano i simboli curvilinei e a forma di spire, quali scendevano fino al collo, sulle braccia e sulle mani grinzose.
Al suo fianco il giovanissimo Kona Magush, nei suoi lussuosi e leggeri vestiti di raso porpora, pantaloni e maglia, con sopra un gilè degli intrecciati ricami d'oro sui bordi. Un ampio mantello toccava terra ed era fermato al collo da una grossa spilla pentagonale di rubino con il simbolo degli Azharyn della Realtà, una torre merlata con sopra posti i due Soli di Azheran. Infine alti stivali, fin quasi a sfiorare il ginocchio, di una tonalità di rosso più scuro, quasi nero. Su ogni dito delle mani brillava un anello di un differente colore, ognuno rappresentava uno dei Dieci Popoli di Azheran.
– Cos'è tutta questa impellenza? – esordì con tono irato il Kona, nella lingua degli Ifh, spezzando il silenzio che si era creato.
Camminò a passi veloci, superando la vecchia Sacerdotessa, sedendosi pesantemente e scomposto sullo scranno in direzione della luce porpora che designava il suo posto, appoggiando i piedi sulla bianca tavola.
– Un Magistro ha sconvolto il mio sonno. – continuò con arroganza, mentre gli altri si stavano accomodando.
Mywuha aiutò Aman a sedersi, lei gli rivolse un piccolo sorriso per ringraziarlo, poi prese posizione al suo lato. Dall'altra parte il Farwan che guardava con disprezzo il Sohan.
– Se solo fosse stata una giovane ragazza, il mio risveglio sarebbe stato ottimo. – disse Magush. Sugli occhi verdi passò un guizzo malizioso.
– Non credo sia questo il momento adatto per parlare del tuo sonno turbato. – rispose pacatamente, sempre nella lingua di Ifherarg, la Sacerdotessa, ma con tono di rimprovero verso l'Azharyn della Realtà.
– Qualche giorno tra le Aquile Nere e quel tono strafottente e di superiorità sparirebbe. – aggiunse il Tharwan, il pesante accento del sud era molto più marcato rispetto agli altri. I suoi occhi dal color del ghiaccio erano puntati sul giovane. – Probabilmente per sempre. – sul suo volto si aprì un ghigno crudele.
– Mi stai sfidando, per caso? – disse il Kona scattando in piedi appoggiando i palmi delle mani sul tavolo e sporgendosi verso Vhakani.
– Anche se fossi armato fino ai denti, dureresti meno di un attimo in uno scontro contro di me, stupido ragazzino viziato.
Improvvisamente l'Azharyn del Fuoco fu lanciato verso la parete alle sue spalle. Il Kona con ancora la mano alzata a mezz'aria e un flusso cremisi che volteggiava tra essa.
– Come hai osato! – urlò il guerriero Farwan, il quale con un balzo fu sulla tavola circolare, che venne superata agilmente, per poi gettarsi sul ragazzo. La lunga treccia violacea, in cui erano raccolti i capelli, ondeggiava alle sue spalle.
– Vi ricordo che sulla Synam vige la Pace dei Popoli! – urlò la Somma Magistra per farsi sentire sopra il frastuono crescente.
Mywuha era come estraneo a tutta la situazione che stava esplodendo intorno a lui.
"Smettetela..." disse più volte nella sua testa. Il suo unico pensiero era fisso sull'uomo ritornato dalle Terre Esterne.
Notò di sfuggita il Guerriero del Fuoco assestare un pugno sul giovane a terra, poi volò attraverso l'aria mentre la Sacerdotessa, in piedi, lo tratteneva con il suo dominio.
– Smettetela... – parlò con un flebile sussurro. Urla e imprecazioni volarono da ogni parte, attutendo il suono della sua voce. – Smettetela! – urlò con forza, la sua voce uscì molto più amplificata di quanto fosse possibile, tuonando e rimbombando sulle pareti.
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Azheran - Le Cronache degli Ejyn (vol 1) [estratto]
FantasyQuando la Primordiale Esplosione spezzò il Grande Spazio Cosmico, vennero generati molteplici Universi che continuano tutt'ora a coesistere. Tra questi è presente il Mondo di Azheran, abitato dai Dieci Popoli degli Azharyn, ognuno in grado di manipo...