Chapter five- 5Th Avenue

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Chiunque, trovandosi a pochi passi di distanza dal proprio ex ragazzo, che tuttavia ama ancora più di sé stesso, gli correrebbe incontro, per poi saltargli in braccio ricreando una scenetta da film romantico di quarta categoria. Jungkook, nel bene e nel male, sapeva di non essere chiunque, e sentendosi lo sguardo di Taehyung poggiato addosso delicatamente ma con espressione indecifrabile, se lo provò una volta in più. L'altro aveva accennato qualche passo verso di lui, incerto, ma lui era stato più veloce, girando velocemente i tacchi e mimetizzandosi in fretta nella folla.

In quel momento, si era sentito il peggiore dei vigliacchi, ma sapeva che, almeno per il momento, era la soluzione migliore: non sapeva se avrebbe finito per stringerlo stretto e non lasciarlo andare o prenderlo a male parole e andare via a passi veloci pentendosene un attimo dopo, e entrambe le possibilità gli sembravano gli estremi di una reazione che sentiva l'innato bisogno di studiare a tavolino, dopo tutto il tempo che aveva passato ad immaginare di mostrarla.

Jungkook percorse a ritroso la strada fino alla fermata della metro, combattendo contro l'istinto di puntare i piedi a terra, voltarsi e stringerlo tra le braccia, poggiando la testa sulla sua spalla: non aveva bisogno di guardarsi le spalle, sapeva che lo stava seguendo. Sperava solo che fosse stato abbastanza veloce da seminarlo, almeno quella volta. Sapeva che presto avrebbero dovuto parlare, nemmeno lui con la sua ostinazione lo avrebbe fatto tornare a casa senza dirgli nemmeno una volta 'mi manchi'. Però, sapeva che non era ancora il momento, non aveva ancora nemmeno elaborato del tutto razionalmente quello che era successo negli ultimi mesi.

Il ragazzo non si era mai sentito così sollevato nell'udire il suono della metro in arrivo, e quando le porte scorrevoli si chiusero alle sue spalle, si concesse il lusso di chiudere gli occhi e tirare un sospiro di sollievo, prima di dirigersi al posto a sedere che aveva individuato in fondo al vagone, dove avrebbe potuto passare la successiva mezz'ora ad escogitare un modo per ricontattare Taehyung e risistemare tutto, anche se in realtà nulla era stato rovinato o distrutto, solo lasciato in sospeso per troppo tempo.

Purtroppo, però, la reazione che aveva pensato di inventarsi in due o tre giorni si ritrovò a mostrarla in capo a due o tre secondi, quando, come in un déjà-vu che non sapeva se definire tremendamente opportuno o tremendamente fuori luogo, aveva visto un ragazzo superarlo in fretta e occupare il posto che avrebbe dovuto essere suo.

A differenza della volta precedente, ovvero il giorno del loro primo incontro, in Jungkook non nacque nervosismo, ma una pungente malinconia, accompagnata da un sorriso triste che vide riflesso sulle labbra dell'altro. –Ciao, Kook- lo salutò Taehyung, mesto. –Ciao, Tae- rispose lui di riflesso, prima di darsi del ridicolo: aveva tagliato lui i ponti con quel ragazzo pensando che non potesse più andare avanti in quel modo, probabilmente gli aveva spezzato il cuore, e lui imperterrito era lì, che lo aveva rincorso e aveva mandato all'aria i suoi piani immediati per essere lì a salutarlo chiamandolo con il nomignolo che aveva creato l'anno prima, nei giorni immediatamente precedenti alla sua partenza, quando pensavano che nonostante tutto sarebbero durati in eterno. –Kook, non provarci nemmeno- Jungkook si riscosse dal lago di riflessioni nel quale si era immerso per fissarlo per un attimo, confuso. –Ti stai incolpando per qualcosa, te lo si legge in faccia. Non farlo, per piacere, mi fai sentire uno schifo-.

-Mi leggi ancora nel pensiero- gli fece notare lui, e l'altro ragazzo scrollò le spalle. –Ho mai smesso?- chiese Taehyung retoricamente, l'altro scosse la testa negando. –Tu invece sì, mi sa-. L'espressione del ragazzo divenne per un attimo sofferente, e Jungkook avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di non vederlo così, sapendo che nelle sue insicurezze non si era minimamente preoccupato di come avrebbe potuto sentirsi l'altro, e che quello era solo un assaggio di come aveva dovuto sentirsi Tae in quei mesi. Dopo un'occhiata veloce al tabellone delle fermate, propose: -Ti va di scendere alla 5th Avenue? Non ci sei mai stato, e credo che abbiamo qualcosa di cui parlare-.

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